Nella notte a Marsiglia, a poche ore dalla partita d’esordio degli Europei di calcio, sono scoppiati i primi tafferugli tra hooligan inglesi e gruppi di giovani francesi. Secondo alcune fonti britanniche gli inglesi gridavano slogan come “Isis, dove sei?”.
Quello degli hooligan è un fenomeno che si credeva fosse diventato meno preoccupante ma che invece si è verificato ancor prima dell’Europeo. Ancora una volta teatro della scena la città di Marsiglia e, protagonisti, di nuovo i teppisti inglesi. Come successe nel ’98, quando alla vigilia di Inghilterra-Tunisia, sempre gli inglesi misero sottosopra la città spedendo decine di persone in ospedale. Ieri, come 18 anni fa, si sono ripetute le stesse scene. Tifosi inglesi ubriachi hanno iniziato a devastare un bar e, di nuovo come allora, c’è stato il coinvolgimento dei tifosi locali che decidono di farsi giustizia sommaria organizzandosi in bande per colpire gli hooligan con catene e spranghe. Ieri sera però la polizia, in tenuta anti-sommossa, è prontamente intervenuta con lacrimogeni e manganelli per disperdere i circa 200 tifosi. Due tifosi britannici sono stati tratti in arresto. Ora, però, si temono nuovi episodi di teppismo e la reazione degli ultrà locali. La tensione in città è alquanto alta anche perchè sabato a Marsiglia è in programma la sfida tra Inghilterra e Russia. Il problema, come fa presente uno dei capi della curva dello stadio Velodrome, è che i ragazzi dei quartieri popolari ora non hanno più solo coltelli e spranghe ma anche mitra Kalashnikov.
Sono mesi che una cellula speciale anti-hooligan, in collaborazione con le autorità dei paesi che prendono parte all’Europeo, segue un lavoro di prevenzione vietando a circa 3mila persone, ritenute potenzialmente pericolose o veri e propri hooligan, di arrivare in Francia per l’Europeo. Ma questo non è bastato ad evitare i primi scontri e le autorità temono anche attacchi di ultrà dell’estrema destra dei paesi dell’est Europa che più volte hanno dichiarato di voler affrontare i tifosi di fede musulmana, in una perversa logica di vendetta dei recenti attentati dell’Isis.

E’ quello che sta succedendo in queste ore in casa Roma, con la cessione di Miralem Pjanic agli acerrimi rivali della Juventus sempre più vicina. Sui social si è scatenata la rabbia dei tifosi contro il centrocampista bosniaco, accusato di essere un mercenario ed un traditore. E questi sono gli epiteti più “morbidi” usati dai supporters giallorossi…In particolare ad esser preso di mira è stato il profilo Instagram del giocatore: nei commenti alle foto si leggono insulti di ogni genere, accompagnati da vere e proprie maledizioni (“Spero che da ora prenderai tutte traverse su punizione“). Una cessione che sta infiammando il popolo giallorosso, e che è destinata ad avere lunghi strascichi.






Nato il 23 settembre 1930 in una famiglia povera a Albany in Georgia, rimase orfano a 15 anni ma da adulto divenne miliardario. Il successo raggiunto gli ha permesso di superare la tragedia della cecità. L’industria discografica lo ha premiato con dodici Grammy, nove dei quali tra 1960 e 1966. Charles aveva perso la vista gradualmente da bambino; a sette anni, a causa di un glaucoma, era divenuto cieco. Superbo pianista, è stato un vero e proprio pioniere della rivoluzione “black” anni Cinquanta, interpretando blues, country, gospel, jazz e Rythm&blues.
Charles aveva anche studiato composizione alla St. Augustine School, un istituto specializzato per l’educazione dei ragazzi non vedenti. Iniziò come musicista in Florida e nel ’47 si trasferì a Seattle. Nella classifica R&B nel 1951 esordisce con il suo primo singolo “Baby, Let Me Hold Your Hand”. Firma un contratto per l’Atlantic Records e pubblica dei pezzi straordinari: “I got a woman”, “This little girl of mine”, “Hallelujah I love her so e What’d I Say”. Alla fine degli anni Cinquanta lascia l’Atlantic per passare alla Abc.
Nella prima metà degli anni ’60 firma “Unchain My Heart” e “Hit the Road Jack”, due pietre miliari che con la celeberrima “Georgia on my mind” gli hanno permesso di vivere di rendita. Dopo una sperimentazione in territorio country (“I Can’t Stop Loving You”) scrisse canzoni di grande impatto emotivo come “You Are My Sunshine”, “Take These Chains from My Heart”, e “Crying Time”. Nel 1965 Charles fu costretto a fermarsi a causa di problemi di tossicodipendenza che lo tennero lontano dal suo mondo. Nel 1980 partecipò al film “The Blues Brothers” che rilanciò non poco la sua figura. Negli ultimi anni ha centellinato le apparizioni in pubblico.
Nel 1934 viene notata da Louis B. Mayer degli studio MGM, che le fa firmare il suo primo contratto cinematografico. Due anni dopo, a 14 anni, compare come protagonista in alcuni film musicali. Il successo arriva nel 1939 con il film “Il mago di Oz” (The Wizard of Oz). Nel 1941 Judi si sposa per la prima volta. Il consorte è David Rose, un compositore e direttore d’orchestra. L’ unione però dura dal 1941 al 1943. Dopo il fallimento il suo primo matrimonio, intraprende una relazione con il produttore Joseph L. Mankiewicz, che la introduce alla psicanalisi.
Il risultato è che Judi diventa più indipendente dalla madre e inizia a prendere da sola le decisioni importanti del suo percorso lavorativo. Nel ’44 accetta di girare “Incontriamoci a Saint Louis” (Meet Me in St. Louis), del regista Vincente Minnelli. Il film riscontrò un immediato successo e tra i due nacque una storia d’amore, culminata con il matrimonio e la nascita della figlia Liza. Però in questo periodo i problemi psicologici dell’attrice peggiorano sino ad arrivare al primo dei tanti tentativi di suicidio. L’attività lavorativa ne risente e la Garland viene più volte sospesa dalla MGM fino a essere licenziata nel 1950. Lascia temporaneamente il cinema e si dedica con successo alla musica. Nel 1952 arriva il terzo matrimonio con il produttore Sidney Luft. Nello stesso anno nacque la secondogenita Lorna. Nel 1955 nasce il terzogenito Joey. La coppia affronta molti alti e bassi, dovuti ai problemi di denaro causati dalla passione di Sidney per il gioco d’azzardo.
La sera del 22 giugno 1969 viene trovata morta nel bagno della sua casa londinese in Cadogan Road, uccisa da un’overdose di barbiturici.