E’ durata pochi mesi l’avventura di Walter Zenga alla guida della Sampdoria. All’indomani della sconfitta casalinga contro la Fiorentina, Ferrero, esuberante presidente dei blucerchiati, ha deciso di dare il ben servito all’Uomo Ragno. Un rapporto complicato quello tra Zenga e la Samp. Già questa estate, alla prima ufficiale sulla panchina doriana, ci fu la clamorosa sconfitta nei preliminari di Europa League. Ora Ferrero sta trattando l’aeroplanino Montella, ex Viola, ed ex calciatore dei blucerchiati. Sarebbe un gran colpo in ottica futura per la squadra di Ferrero.
Attacco verbale a Kishna dall’Olanda
Continua la diatriba fra Ricardo Kishna e Frank de Boer. Da quando ha lasciato l’Ajax il giovane olandese ha spesso dichiarato di aver lasciato la sua ex squadra a causa del cattivo rapporto avuto con il tecnico. Un rapporto venuto meno, a quanto pare, non solo per motivi tecnici ma anche per questioni fuori dal campo. Questa volta è stato l’allenatore dei “lancieri”, intervistato da Het Parool, a tirare una stilettata al suo ex giocatore: “I tempi sono cambiati ma nella nostra società si segue ancora una certa disciplina. Tempo fa un giocatore con i capelli neri si è presentato al campo di allenamento con la barba tinta di rosso e, coincidenza, due settimane prima avevo fatto un discorsetto con i miei calciatori. Sono stati loro a fare in modo che questa persona si radesse la barba. Mi ha fatto piacere la reazione dei miei uomini. Non bisogna puntare sull’aspetto fisico, qui da noi un giocatore deve far vedere ciò che sa fare sul campo non fuori”. Un attacco, neanche velato, proprio al giovane biancoceleste, che decise di festeggiare l’inizio della stagione 2013/2014 in quella maniera consigliato dal suo barbiere di fiducia Hanni Hanna.
Il Giudice Sportivo punisce la Lazio
Il giudice sportivo, Gianpaolo Tosel, ha diramato le decisioni relative al derby di domenica scorsa. A causa del cartellino giallo ricevuto, per il fallo su Dzeko in occasione del rigore concesso da Tagliavento alla squadra giallorossa, Gentiletti è entrato in diffida. La società biancoceleste inoltre è stata multata per dei cori rivolti al direttore di gara e dovrà pagare 3mila euro. Dopo l’assegnazione del calcio di rigore infatti i tifosi biancocelesti hanno intonato dei cori di scherno nei confronti dell’arbitro.
IL FILM DI ROMA LAZIO – La Nord vuota e il rigore che non c’era
Roma Lazio non sarà di certo ricordato come uno dei derby più belli della storia: una stracittadina brutta per i laziali per la sconfitta che ha decretato il terzo ko consecutivo in campionato, ma più in generale per l’assenza delle curve e quindi delle coreografie. Un derby “silenzioso” rispetto ai precedenti, oltretutto condizionato dall’errore madornale dell’arbitro Tagliavento. Rivivi i momenti più emozionanti attraverso gli scatti del nostro fotografo Gianni Barberi.
Keita e quel primo bacio che non si scorda mai!
“Oh questo deve essere forte, viene dal Barcellona” si diceva di lui nel giorno del suo arrivo a Roma. Si ma poi non giocava, per problemi di burocrazia, ed allora solo chi lo vedeva allenarsi poteva confermare ciò che si diceva. Poi arriva il torneo Wojtyla, dove possono giocare anche i non tesserati. Arriva il suo momento insomma, può sfogare sul campo quella voglia matta di giocare che per mesi ha accumulato. Dribbling, gol e assist. Ne sforna come se nulla fosse. Risultato? Lazio campione e Keita Balde Diao miglior giocatore del torneo, neanche a dirlo…Poi arrivano i documenti di quelle giocate mostrate in un torneo amichevole ne ripete a raffica anche nel campionato primavera. Il risultato è lo stesso, trascina la Lazio al titolo. Le voci sussurrate al suo arrivo diventano titoli sui giornali, ormai il mondo del calcio si è accorto di lui. L’anno dopo arrivano le convocazioni con la prima squadra, in campionato ed in Europa League. Il 10 Novembre del 2013, al Tardini di Parma, arriva il suo momento nel calcio dei grandi. La Lazio ha bisogno di punti, ma non solo, ha bisogno di un qualcosa a cui aggrapparsi in un momento difficile, o meglio qualcuno. E allora quel ragazzo ex blaugrana, con il numero 14 è l’uomo giusto. Ha le giocate ed il fisico, la personalità non gli manca ed il talento bè, quello è cristallino! La palla arriva in area di rigore, lui è il più lesto, salta un difensore, supera Mirante e deposita in rete il suo primo gol in serie A. Esplode e bacia la maglia. Due anni sono passati da quella domenica pomeriggio, ma il ricordo in lui, come nei laziali, è indelebile. Dopo un anno tra alti e bassi questo sembra essere davvero l’anno della sua definitiva esplosione. Dal ruggito contro il Leverkusen alla corsa sotto la nord contro il Frosinone la stagione è stata costellata di prestazioni sempre degne di nota. Due anni dopo il tuo primo gol ti facciamo rivivere quel momento Keita, che avrai stampato in mente e difficilmente scorderai perché si sa, il primo bacio non si scorda mai…
Milinkovic-Savic: “Mi trovo bene a Roma. Il nostro obiettivo è…”
Nonostante il brutto periodo che sta attraversando la Lazio, Milinkovic-Savic, forse il miglior acquisto estivo dei biancocelesti, è riuscito a mettere in mostra le sue capacità, incuriosendo positivamente sia il tecnico che i tifosi. Il giovane serbo ha stupito tutti per la maturità ed il temperamento sul terreno di gioco. Oltre alla grande quantità di lavoro che svolge ha mostrato anche di essere bravo con i piedi. Il giocatore biancoceleste ha concesso una lunga intervista ai media del suo paese, nel quale ha parlato del suo rapporto con Roma e di quello con i compagni di squadra, speranze ed obiettivi compresi. Queste le sue parole.
Il rapporto con la piazza romana: “Nel primo periodo ho abitato per un po’ in un albergo ma poi è arrivata anche la mia ragazza e ci siamo trasferiti in una casa vicino Formello. Quando giro per Roma cerco sempre di non farmi notare per evitare incontri con i tifosi della squadra giallorossa. Indosso sempre occhiali e cappello (ride, ndr). Quando però incontro i tifosi biancocelesti sono felice, allora divento disponibile e gentile. Per ora parlo poco la lingua italiana, conosco solo qualche parola ma adesso sto frequentando un corso”.
Il rapporto con i compagni sta sempre più migliorando: “Radu è il giocatore più “anziano” in squadra (nel senso di appartenenza, ndr), nello spogliatoio viene rispettato ed ascoltato molto, è lui a dire sempre l’ultima parola. Vado spesso a cena fuori con Djordjevic e Lulic, mi piace molto mangiare fuori casa. Qui si mangia molta pasta, è difficile da spiegare, meglio mangiarla. Tra la cucina italiana e quella serba c’è una grande differenza”.
Sul primo derby romano e sul campionato: “Avrò altre occasioni per poterlo giocare, ho un contratto di cinque anni. Per lo scudetto vedo il Napoli favorito ma il campionato è lungo può succedere di tutto. Noi vogliamo ripetere quanto di buono fatto l’anno scorso, il nostro obiettivo è arrivare tra le prime tre“.
Europa League – Infortunio grave al Saint Etienne
Stagione finita per Robert Beric del Saint Etienne. Come confermato dagli esami strumentali, ai quali è stato sottoposto nella giornata di ieri, l’attaccante sloveno ha riportato la lesione al legamento crociato del ginocchio destro. Infortunio subito nel corso dell’incontro con il Lione a causa della dura entrata ai suoi danni di Ferri. Per il giocatore si prevede uno stop di 5-6 mesi.
Di padre in figlio, da Daniele a Manolo il sogno continua in casa Portanova!
“Di padre in figlio” è stata una delle più belle manifestazioni di lazialità di sempre. Padri e figli allo stadio insieme, per celebrare quell’amore viscerale verso il bianco ed il celeste. In alcuni casi, i più fortunati, hanno portato anche il nonno. Tre generazioni insieme, nell’unico posto per testimoniare ancora una volta quella passione che li unisce. Allo stadio con gioia, serenità e felicità….una cosa che, oggigiorno, non sempre è permessa. C’è chi l’amore per la Lazio lo trova in maniera quasi inaspettata dentro di se, se lo crea e lo plasma a proprio piacimento. C’è invece una stragrande maggioranza di persone che lo ereditano, come fosse un aspetto fisico o caratteriale. Vede il papà esultare o intristirsi la domenica, poco più che neonato, mentre guarda la TV, e lui fa lo stesso, spesso senza capirne il perché. E proprio quel bimbo magari riesce, con un semplice sorriso o il primo tentativo di parlare, a regalare al triste papà un sorriso. Con il tempo si cresce, e si capisce il perché delle gioie o delle tristezze nel vedere ventidue ragazzi che corrono su un prato verde. Ventidue si, sono quelli che corrono, è vero, ma l’attrazione è verso la metà di essi: quelli con la maglia biancoceleste e l’aquila sul petto! Dopo aver messo in fila i primi passi e le prime corse spesso si tirano i primi calci al pallone, per la gioia del papà. Si immagina, e si sogna, di essere in futuro uno di quei ventidue ragazzi che corrono sul prato verde, inseguendo un pallone. In pochi ci riescono, ci vuole costanza, talento e sacrificio. E allora quel sogno, almeno per un po, viene riposto in un cassetto. In pochissimi però, riescono a rincorrere quel pallone con la maglia biancoceleste rendendosi così non solo calciatori, ma portatori di un ideale. Nesta, Di Vaio, Di Canio in passato, Cataldi ora, sono fra quei pochi privilegiati. Chi ha coronato, ma a metà, quel sogno c’è Daniele Portanova. Difensore che ha calcato i campi della serie A per anni, senza mai riuscire però ad indossare la maglia della Lazio. Mai ha nascosto il suo tifo ed il desiderio di rappresentare sul campo quell’ideale che l’aquila rappresenta. Lo ha più volte sfiorato, ma è sempre mancato quel qualcosa per mettere la firma su un contratto che, più volte, ha dichiarato di aver voluto firmare anche in bianco. Adesso la sua carriera è giunta al termine, e la domenica non ha impegni lavorativi ma può godersi (o soffrire) la Lazio, quella che comunque è, la sua Lazio. Ogni padre spera il meglio per il suo figlio, è normale. E allora adesso Portanova, in veci di padre, può assistere al sogno del suo Manolo che calca i campi di Formello giocando con gli allievi nazionali, da sottoetà. Per il papà, vederlo con quello stemma sul petto è splendido. Domenica, nel giorno in cui la Lazio ha perso il derby, a papà Portanova il sorriso lo ha fatto tornare il figlio. No, non più neonato ed alle prese con i primi tentativi di dire “papà”, ma in campo, già (quasi) grande, andando in rete contro il Como. E` giovane, deve crescere e divertirsi con la palla fra i piedi per il momento. Senza smettere di lavorare e combattere per il sogno suo…e di papà Daniele. Ma su questo è proprio l’ex calciatore a non avere dubbi “Mio figlio è come me, un combattente. Indossando questa maglia mi ha reso orgoglioso ed ha esaudito un mio desiderio. Ora deve lavorare e crescere“. Senza fretta, aggiungiamo noi. Ed allora complimenti per il gol ed in becco all-aquila per il futuro Manolo, la Lazio ha bisogno di laziali come te.
Tagliavento, Tare precisa sulle scuse post derby. E sul momento no della Lazio…
In merito alle indiscrezioni dell’edizione odierna de ‘Il Corriere dello Sport’ su un colloquio nel post derby tra Igli Tare e l’arbitro Tagliavento, il ds biancoceleste precisa alcuni punti ai microfoni di ‘LSR’: “È vero, ho incontrato Tagliavento al termine della gara. Ero molto rammaricato per il rigore concesso, che ha condizionato l’economia della sfida, e gli ho soltanto esternato la mia delusione, chiedendogli alla fine di rivedere in serata, con più serenità, alcuni episodi incriminati. Da parte sua però non c’è stato alcun gesto di scuse, anzi era convinto di essere nel giusto“. Nessuna ammissione dell’errore tecnico da parte del fischietto ternano dunque per il dirigente albanese, che prosegue poi analizzando il periodo negativo degli uomini di Pioli, lontani dalle alte sfere: “L’analisi di questi momenti no deve essere fatta a 360 gradi. Chi ora parla di catastrofe è lo stesso che, tre settimane fa, dava la Lazio in lotta per lo scudetto. Io invece non mi esaltavo prima e non mi butto giù adesso, perché, nonostante manchi la grinta e la determinazione di vincere le gare ad ogni costo, la qualitá c’è ed è tanta. Purtroppo episodi sfavorevoli ci hanno condannato nel derby, dove la Roma ha avuto subito l’opportunità di impostare la gara a suo piacimento, con azioni di contropiede. Adesso parlerò bene con Pioli: abbiamo tanta strada da fare perché siamo costretti a rincorrere, ma, se remiamo tutti dalla stessa parte, sono certo che torneremo ai livelli dello scorso anno. Le Curve? Dispiace per la polemica, ha fatto tristezza vedere l’Olimpico semivuoto. Cercheremo di concentrarci sulla questione, sperando di trovare una soluzione che accontenti tutti“.
Morrone: “In questo momento Pioli è stato abbandonato dalla società”
Il “gaucho” Giancarlo Morrone resta uno dei personaggi più vicini alla sorte della Lazio anche a distanza di tanti anni. Dopo la stracittadina persa l’ex allenatore biancoceleste è intervenuto sugli 88.100 di Elle Radio nella trasmissione “I Laziali Sono Qua” per fare il punto sul momento vissuto dai ragazzi di Pioli.
Morrone parte proprio dal derby: “La partita l’ho vista poco perché il derby lo soffro troppo. E’ sicuramente un momento particolare per la Lazio, anche se ne abbiamo passati di peggiori. La Roma ha utilizzato una strategia strana, cercando molto il gioco sulle fasce e le verticalizzazioni. La Lazio soffre terribilmente la mancanza di Stefan De Vrij, che riusciva sempre ad anticipare i movimenti di questo tipo da parte degli avversari. La squadra di Pioli probabilmente ha perso la spensieratezza della passata stagione, forse è subentrata una certa depressione per aver mancato la Champions, o forse qualcuno pensava che per la Lazio sarebbe stato automatico riconfermarsi al livello della stagione passata. Se non si lotta e non si corre, è molto difficile ottenere determinati risultati, invece.“
I problemi della Lazio secondo Morrone non sono però imputabili solo a Stefano Pioli. “Ci sono stati tanti errori, dalla partita in Cina che ha sballato completamente la preparazione ad una campagna acquisti che probabilmente non è stata all’altezza. Servivano rinforzi dall’esperienza provata, non solo giovani che sono senza ombra di dubbio promettenti, ma che non sono in grado di fornire quel valore aggiunto nelle partite più difficili. Mi è dispiaciuto vedere Stefano Pioli in conferenza stampa da solo dopo il derby: ho l’impressione che l’allenatore sia stato un po’ abbandonato dalla società. Ho comunque grande fiducia in lui, secondo me detto alla romana dovrebbe solo incazzarsi un po’ di più.“
Tra gli elementi che stanno vivendo un momento difficile in biancoceleste, c’è Antonio Candreva. Spiega Morrone: “Conosco molto bene Antonio perché l’ho fatto esordire in Serie C con la Lodigiani durante le amichevoli che disputavamo alla Borghesiana, quando lui era ancora con gli Allievi. Il momento di Candreva si rispecchia comunque in quello di tutta la squadra, bisognerebbe capire se ha qualche problema personale, visto che in Nazionale ha offerto tutt’altro rendimento rispetto a quello visto in biancoceleste negli ultimi tempi.” Lo stesso vale per Cataldi: “Si è espresso positivamente all’inizio, ma credo che anche lui soffra le difficoltà della squadra, come è normale che un giovane si faccia influenzare dall’ambiente circostante.” Sugli argentini: “Gentiletti non mi sembra bene assortito con Mauricio, per questo dico che la mancanza di De Vrij si fa sentire molto. Biglia è un ottimo giocatore, dovrebbe trovare più continuità a livello fisico.“
Secondo Morrone i segnali di questo inizio di campionato sono comunque chiari: “Giocare un derby senza neanche un nuovo acquisto significa che la campagna acquisti è stata fallimentare. A questo punto, senza risposte certe dalla squadra, punterei deciso sui giovani come titolari per le prossime partite.“
Fabio Belli
LAZIONALI – Kosovo-Albania, Berisha emozionato per il ritorno a casa
L’amichevole tra Kosovo e Albania del prossimo 13 novembre non sarà una gara come le altre per Etrit Berisha, nato proprio nella città, Pristina, in cui avrà luogo l’incontro. “Aspettavo da molto tempo di giocarla. – le parole del portiere della Lazio al quotidiano ‘Zëri’ – Organizzarla non è stato semplice, ma lo desideravo da tanto. Ne parlai tempo fa con il presidente della Federcalcio albanese, Armand Duka, e ci promise che un giorno avrebbe organizzato una partita contro il Kosovo. Ebbene, oggi quella promessa è stata mantenuta“. Dopo la storica qualificazione ai prossimi Europei, si prospetta dunque un’altra giornata memorabile per l’ex Kalmar, che torna a casa per sfidare quella Selezione azzurro-gialla di cui ha difeso i pali per un brevissimo periodo: “Da quando c’ero io hanno fatto notevoli passi in avanti. Hanno una squadra molto buona e stanno lavorando a pieno ritmo per ottenere il riconoscimento dell’Uefa e della Fifa“. Al momento, infatti, le due istituzioni hanno autorizzato il Kosovo a prendere parte ad amichevoli, ma non a competizioni internazionali. Questo perché il paese, pur indipendente dalla Serbia dal 2008 e riconosciuto dalla maggior parte dei paesi membri della UE e dell’ONU, non possiede ancora uno status giuridico formalmente e univocamente riconosciuto, il che gli impedisce di far parte dei massimi organismi governativi del calcio europeo e mondiale. Quello di Pristina, ad ogni modo, sarà un continuum dei festeggiamenti per l’accesso agli Europei: “Spero che sarà un giorno di festa e di divertimento per tutti i tifosi presenti“.
L’Olimpico come San Siro: nel derby il fattore campo conta eccome…
C’era una volta il derby: uno da giocare in casa, l’altro in trasferta, ma poco contava. Laziali e romanisti insieme allo stadio, con la prevalenza numerica dei secondi andata via via assottigliandosi nel corso degli anni, sin a partire dall’inizio dell’epopea della brigata Chinaglia. Una curva intera per gli ospiti, poi le divisioni si sono fatte più nette, ma sono stati rari i derby a totale rappresentanza della compagine di casa. Col tempo e con le misure di sicurezza sempre più restrittive il calcio è cambiato, sino al paradosso di domenica scorsa. Con le curve deserte per la protesta e la Roma padrona di casa, alla Lazio è rimasto un distinto per vivere una partita giocata, stavolta sì nella forma e nella sostanza, fuori casa.
Un ragionamento che diventa interessante anche a livello sportivo. Nel dopoguerra, il fattore campo aveva un’influenza bassissima nelle sorti del derby. Lazio-Roma o Roma-Lazio non faceva differenza, la tendenza dei risultati era in equilibrio, ed anzi c’è stato un periodo in cui i derby in trasferta hanno sorriso maggiormente rispetto a quelli in casa per i colori biancocelesti. Basti pensare che fra il 1984 e il 1998 la Lazio ha perso solamente due volte la stracittadina, nel 1990 e nel 1994. Si trattava di Lazio-Roma in tutti i casi. Dopo essere rimasta imbattuta per quindici anni all’Olimpico ‘giallorosso’ però, qualcosa è pesantemente cambiato. Gli ultimi precedenti sono impietosi. Dal 1999 ad oggi, negli ultimi diciassette anni solo una volta la Lazio ha ottenuto i tre punti quando il calendario recitava Roma-Lazio, in ben venti precedenti. Per il resto sette pareggi e dodici sconfitte. Ci sarebbe l’eccezione del 26 maggio 2013 che era un Roma-Lazio però solo per il calendario: gli spalti dell’Olimpico vennero equamente divisi, settore Nord e tribuna Tevere ai laziali, settore Sud e tribuna Monte Mario ai romanisti. Il derby di Coppa Italia del 2011 fu invece un Roma-Lazio a tutti gli effetti, avendo i giallorossi maturato il diritto di disputare la partita in casa negli ottavi di finale.
Il perché di questa strana tendenza non è del tutto chiaro. Il fattore ambientale può contare fino a un certo punto, avendo potuto contare i biancocelesti spesso su una Curva Nord spettacolare anche in occasione di diversi Roma-Lazio. I numeri sono però chiarissimi e negli ultimi anni peggio dell’Olimpico romanista per la Lazio c’è stato solo il Meazza milanista, con la Lazio che in campionato a San Siro non passa contro i rossoneri dal 1989. Ma visto che nei venti precedenti presi in esame ci sono anche i Roma-Lazio di Coppa Italia, il derby in trasferta passa in testa alle partite tabù, visto che negli ultimi anni (compresa la scorsa stagione) i biancocelesti hanno espugnato più volte San Siro contro i rossoneri.
Fabio Belli
Di seguito, l’elenco degli ultimi venti derby disputati in casa della Roma:
98/99 Roma-Lazio 3-1
99/00 Roma-Lazio 4-1
00/01 Roma-Lazio 2-2
01/02 Roma-Lazio 2-0
02/03 Roma-Lazio 1-1
02/03 Roma-Lazio 1-0
03/04 Roma-Lazio 2-0
04/05 Roma-Lazio 0-0
05/06 Roma-Lazio 1-1
06/07 Roma-Lazio 0-0
07/08 Roma-Lazio 3-2
08/09 Roma-Lazio 1-0
09/10 Roma-Lazio 1-0
10/11 Roma-Lazio 2-1
10/11 Roma-Lazio 2-0
11/12 Roma-Lazio 1-2
12/13 Roma-Lazio 1-1
13/14 Roma-Lazio 2-0
14/15 Roma-Lazio 2-2
15/16 Roma-Lazio 2-0
Zamparini esonera Iachini, al suo posto un ex laziale
C’è fermento in Serie A, dopo l’ultima giornata di campionato è saltata la panchina di Giuseppe Iachini del Palermo, prossimo avversario in campionato della Lazio. Zamparini così non sconfessa se stesso e la sua fama di mangia allenatore esonerando un mister che tanto bene aveva fatto al Palermo e richiamando così alle sue dipendenze l’ex allenatore della Lazio Davide Ballardini, già sulla panchina rosanero nella stagione 2008/09. Il nuovo debutto in rosanero ci sarà alla ripresa del campionato domenica 22 novembre proprio contro i biancocelesti all’Olimpico. Iachini dunque viene esonerato nonostante l’ottima stagione scorsa e l’ultima vittoria in casa sul Chievo, che si pensava fosse ben augurante per il suo proseguo a Palermo. C’è fermento anche sulla panchina della Sampdoria con Walter Zenga vicino all’esonero dopo l’ultima sconfitta subita in casa da parte della Fiorentina. In attesa di notizie ufficiali in pole per la sostituzione c’è l’ex giallorosso ed ex allenatore della Viola Vincenzo Montella.
Lazio, Prandelli: “Paga gli impegni ravvicinati”
Il derby è andato malamente in archivio, la Lazio è stata sconfitta e sta vivendo un motivo non particolarmente esaltante, fatto di tre sconfitte consecutive di cui una nella partita più sentita della stagione. “Conoscendo e sapendo come lavora Pioli – parla della Lazio l’ex ct Azzurro Cesare Prandelli al Corriere dello Sport – quando hai due o tre impegni ravvicinati non è la stessa cosa. Se hai una partita a settimana, la puoi preparare nei minimi particolari. Così, invece, ti affidi ai giocatori con più personalità oppure a una situazione di gioco ripetuta”.
La partita – L’ex commissario tecnico della Nazionale Italiana poi entra nel dettaglio della partita vinta dalla Roma: “La Lazio ha trovato difficoltà a costruire. È stato lampante. Se scegli di giocare con tre attaccanti e un trequartista, come la Roma, devi avere per forza questo tipo di atteggiamenti tattico. Gli stessi tre giocatori, scappando indietro, non saprebbero difendere. È meno dispendioso correre in avanti che indietro. È difficile da vedere in Italia. È una mentalità che fai fatica, da allenatore, a trasmettere in Italia”. Analizzando l’occasione del rigore che ha sbloccato la gara: “C’è una cosa straordinaria da osservare. Dzeko va nell’uno contro uno, ma è da guardare e applaudire il movimenti di Gervinho. Attacca l’area, libera lo spazio per il centravanti. L’azione parte con una giocata di prima, ed è stata ripetuta per tutta la partita, la Roma così ha evitato il pressing della Lazio: giocando di prima. Gentiletti in quel frangente deve continuare e seguire il centravanti della Roma, non affrontarlo. Ha visto che sul primo controllo Dzeko era lungo e ha pensato “ci arrivo”. Dzeko invece ha gamba e lo anticipa. Se vogliamo analizzare tutta l’azione dobbiamo leggere anche l’imperfezione di Radu. Sul movimento di Gervinho lo deve seguire e lo fa bene, ma poi lo deve mollare. Era stato bravo a chiudere il taglio dell’ivoriano, poi avrebbe dovuto sostenere Gentiletti e raddoppiare Dzeko, che invece si trova lo spazio libero davanti per tentare l’uno contro uno”.
Occasioni Lazio – Per quanto riguarda le occasioni della Lazio, partendo dalla clamorosa traversa colpita da Felipe Anderson: “In questo caso c’è un gesto tecnico di livello elevato. Il brasiliano fa un tunnel e poi tira. I giocatori di qualità tra le linee hanno l’idea. Felipe in quel momento si trova in posizione verticale rispetto a Djordjevic. È una zona molto rischiosa da difendere, o c’è un centrocampista pronto come vertice basso oppure deve uscire uno dei due difensori centrali per evitare quel tiro”. L’altra occasione da gola della Lazio nel derby: “Ha sviluppato bene l’azione, attaccando la profondità. L’errore della difesa della Roma è che non difende la porta, gioca il jolly e va in scivolata Rudiger per il salvataggio. Il portiere è andato oltre la porta, si trova fuori di quasi tre metri. Un attaccante con più sensibilità forse la poteva buttare dentro. In quel caso, la Lazio ha sviluppato bene i concetti di gioco, con due passaggi arrivare a cambiare lato, Parolo scarica la palla, Radu attacca e si inserisce, la punta va sul primo palo. La Roma ha difeso a livello individuale, non come reparto”.
Lazio tradita dai suoi big
De Vrij (prima dell’infortunio), Radu, Biglia, Parolo, Candreva, Felipe Anderson, Klose. Hanno giocato davvero loro in questi tre mesi? Oppure no? La crisi li ha stravolti, li ha trasfigurati, li ha resi irriconoscibili. La crisi ha coinvolto i big, tutti quanti, chi prima e chi dopo. Non stanno confermando l’exploit dell’anno scorso. Sono fiacchi, sono mosci. Forse sono distratti, non rendono come potrebbero e come tutti vorrebbero. Cosa gli è successo? Il terzo posto può aver dato alla testa? Sono i mancati rinnovi a condizionare le prestazioni di qualcuno? L’estate turbolenta (mini ritiro, mini tournée, viaggio in Cina) può aver creato problemi di forma, ma non vale come alibi complessivo.
«Non era mia intenzione farti male»
Lulic chiede scusa a Salah. Dopo il fallo nel derby vinto dai giallorossi per 2-0 il centrocampista biancoceleste scrive su Facebook un messaggio di scuse indirizzato all’attaccante egiziano in bosniaco, inglese, arabo e italiano: «Non era mia intenzione farti male – scrive Lulic sulla sua pagina ufficiale – spero di vederti presto in campo».
Lazio: crisi di gioco e nessuna reazione, la classifica preoccupa
Ora sì che si può parlare di crisi. Sotto tutti i punti di vista: gioco assente, motivazioni basse, incapacità di reagire, numeri impietosi e chi più ne ha più ne metta. Il derby perso 2-0 con la Roma ha messo in luce ulteriormente gli attuali problemi della Lazio di Pioli, nel peggior momento della sua gestione.
TAGLIAVENTO E L’IMMOBILISMO DI PIOLI – La Roma ha vinto perché si è dimostrata più forte, a prescindere dall’evidente errore di Tagliavento nell’assegnazione del calcio di rigore per il fallo fuori area di Gentiletti su Dzeko. Un rapporto complicato, comunque, quello tra il fischietto di Terni e la Lazio, che dopo l’ultima partita è diventata (insieme al Palermo) la squadra che ha perso più incontri (13 su 27) con lui, mentre la Roma è per distacco quella con più vittorie (20 su 30). Più che sfortuna (come la aveva definita Pioli nella conferenza della vigilia), sembra matematica. Giusto dunque che l’allenatore della Lazio lo faccia notare anche con una certa veemenza al termine della partita, così come fatto pure dal ds Tare, che ha avuto un duro confronto con il direttore di gara. Ma tutto non si può ridurre a un rigore al 9′. Perché sebbene il vantaggio giallorosso abbia cambiato radicalmente la partita, Pioli ha avuto 81 minuti per cercare di modificare quella della Lazio. E invece non c’è stato nemmeno un cambio tattico fino al 67′ (Keita per Radu e conseguente cambio di modulo), a gara già compromessa sul risultato di 2-0 per la Roma. Si è ostinato a giocare fino in fondo allo stesso modo, l’allenatore, sperando in qualche guizzo dei suoi giocatori più talentuosi.
GIOCATORI SPENTI E MERCATO INADEGUATO – Il problema è che quasi tutti sembrano lontani parenti di quelli che hanno guidato la squadra al terzo posto dell’anno scorso: Parolo non era in condizione (prevedibile visto il mese di inattività per infortunio), Djordjevic nullo, Candreva indolente, Felipe Anderson capace solo di regalare qualche guizzo ogni tanto, Lulic confuso, Marchetti incerto e così via. Quasi tutti appaiono svuotati mentalmente, svogliati, demotivati, fuori condizione e in confusione tattica. E soprattutto non sufficientemente supportati dalle alternative, portate in estate dal mercato scelto dalla società. Lotito ha scelto di non osare, ha messo a disposizione non più di 15 milioni per migliorare una squadra arrivata terza in classifica nell’ultimo campionato e in ballo per la qualificazione ai gironi di Champions League; il ds Tare ha utilizzato questo budget per completare l’organico, portando a Roma alcuni tra i migliori giovani talenti in circolazione. Una scelta che forse potrà dare buoni frutti in futuro, ma che si è rivelata certamente inadeguata per il breve periodo. Un esempio arriva anche dalla gara di ieri, visto che tra Patric, Hoedt, Morrison, Kishna, Milinkovic e Matri, solo l’attaccante in prestito dal Milan è sceso in campo del derby e solo per i 10 minuti finali.
L’ASSENZA DI DE VRIJ E I PROBLEMI DIFENSIVI – E i problemi della rosa sono stati ulteriormente sottolineati dall’incapacità di sopperire con le risorse a propria disposizione a infortuni gravi che si sono presentati nel corso di questi primi mesi. Su tutti quello che di fatto ha chiuso la stagione di De Vrij, che rende ancora più complicata una situazione difensiva già di per sé preoccupante. Sì, perché la Lazio con 20 reti subite è la seconda peggior difesa del campionato (solo il Carpi a 24 ha fatto peggio). Non accadeva addirittura dal 1992 (in quel caso furono 21) che la squadra biancoceleste ne subisse così tante nelle prime 12 di campionato (dati LazioPage). I numeri sono ovviamente condizionati dalle due débacle pesantissime di inizio campionato con Napoli e Chievo, ma di recente non è che le cose siano andate meglio: negli ultimi 5 turni di serie A, solo il Torino (10) ha subìto più reti della Lazio (9). C’è un problema alla base, insomma, a cui la società cercherà di rimediare nella prossima sessione di mercato. Anche in questo caso, però, bisognerà vedere quanto sarà messo a disposizione per intervenire.
CLASSIFICA PERICOLOSA E IL TABÙ CON LE BIG – Questa è la fotografia della Lazio di oggi. Pioli dovrà fare un bel lavoro in queste due settimane di pausa per riuscire a isolarsi dall’ambiente e dalla classica sindrome della catastrofe post-derby perso. Che fa male, soprattutto per come è arrivato, ma è solo la punta di un iceberg che non può essere nascosto dai buoni risultati in Europa League. I numeri adesso preoccupano davvero: a partire dalla classifica, che vede la Lazio più vicina alla zona retrocessione (7 punti) che al terzo posto (8). La settima posizione insieme a Juventus e Atalanta non mente, e colloca la squadra di Pioli dove fino a questo momento ha dimostrato di meritare, soprattutto considerata la schizofrenica differenza tra partite in casa (5 vittorie, una persa, 12 gol fatti e 4 subiti) e in trasferta (un successo, 5 sconfitte, 4 reti all’attivo e 16 incassate). La gara con la Roma è l’ennesima dimostrazione della difficoltà del tecnico di Parma nell’affrontare i “big match”: sono undici, per la precisione, le partite perse su 17 sfide contro le big (Milan, Juventus, Inter, Napoli, Fiorentina e Roma), cui si aggiungono 2 pareggi e sole 4 vittorie. Troppo poco, per chi solo qualche giorno fa diceva di avere tutto per diventare grandi o per chi, a inizio stagione, parlava dell’inizio di una “nuova era“.
Fonte : La Repubblica
Lazio sotto processo
La nave imbarca acqua, ma la Lazio tiene la linea di galleggiamento. Quando c’è tempesta, l’unica cosa che interessa è restare a galla. Galleggiare.
Dalle parti di Formello si attende una schiarita dopo l’ennesima sconfitta, la terza in altrettante partite. Pioli ha dato alla squadra un paio di giorni di riposo, domani si tornerà al lavoro senza i nazionali: rialzare la testa contro il Palermo non sarà semplice, soprattutto dopo l’ennesimo derby che ha rimarcato ancora una volta una supremazia cittadina piuttosto netta.
Il domani più che biancoceleste appare grigio, questo campionato doveva essere l’inizio di una nuova era, ma il proclama presidenziale non ha fatto altro che accrescere le aspettative dei tifosi, puntualmente disilluse dopo una manciata di settimane. Il mercato non è stato all’altezza della situazione: i sostenitori laziali si attendevano altro, il tecnico Pioli e gli stessi giocatori si aspettavano di trovare nello spogliatoio nuovi compagni coi quali fare il definitivo salto di qualità. «Questa squadra è difficilmente migliorabile» aveva sentenziato il diesse all’inizio del calciomercato.
Alla fine, il tecnico si è ritrovato a Formello quattro scommesse da incassare (forse) chissà quando. E Matri, arrivato quando il sogno di un viaggio in prima classe verso la Champions League era già svanito. Peccato, da queste parti si viaggia solo in economy.
Non è un caso che nella sfida contro la Roma nessuno dei nuovi acquisti sia stato utilizzato da Pioli dall’inizio: solo Matri ha messo piede in campo, quando i tre punti avevano già presto la strada di Trigoria, con l’intero stadio a intonare la società dei magnaccioni.
La nuova Lazio è morta prima di nascere, con un mercato inadeguato, giocatori incerti nel continuare il loro percorso in biancoceleste e una fascia di capitano passata di braccio in braccio che ha creato solo incomprensioni. Il gruppo è spaccato, lo stesso che pochi mesi prima aveva centrato un risultato inatteso grazie alla convinzione e alla determinazione nei propri mezzi andando a prendersi il terzo posto nella polveriera del San Paolo di Napoli. In quella notte magica di Champions League tutti si strinsero in un unico grande abbraccio: dirigenti, tecnico, giocatori, tifosi. Quella notte la Lazio era un’unica cosa, un corpo unico, un’unica mente. Un esercito pronto a marciare verso un futuro radioso. È stata l’illusione di una notte. Ma i sogni – si sa – muoiono all’alba. Oggi i dirigenti latitano, quasi a voler allontanare la loro figura dalla negatività dell’ennesima sconfitta, lo stadio è deserto, lo spogliatoio spaccato. E Pioli è sempre più solo. Un uomo alla guida di un gruppo in cui lo scetticismo prevale sulla convinzione, i dubbi sovrastano le certezze, l’individualità predomina sul collettivo.
Domani – alla ripresa degli allenamenti – ci sarà l’ennesimo confronto tra dirigenti, tecnico e giocatori per analizzare il momento negativo della squadra. Ma sarà un faccia a faccia tra pochi intimi considerando quanti in queste ore hanno risposto alla convocazione delle rispettive nazionali. Parte l’ennesima ricerca di un colpevole. Nei romanzi gialli è quasi sempre il maggiordomo, nel calcio è sempre l’allenatore.
Fonte : Il Tempo
LAZIOSOCIAL – Ecco le scuse di Lulic a Salah
Tra le polemiche del POST-DERBY si è aggiunta nel pomeriggio anche quella inerente l’infortunio di Mohamed Salah. L’esterno egiziano come sappiamo, si è infortunato durante uno sfortunato scontro di gioco con Senad Lulic durante il derby di ieri, ed è stato costretto ad abbandonare il campo in barella. I controlli di rito hanno evidenziato lo scontro ha provocato una lesione capsulo-legamentosa di secondo grado del compartimento articolare esterno della caviglia destra che terrano fuori l’egiziano per almeno 4-6 settimane.
La notizia ha fatto letteralmente alterare i tifosi romanisti ed egiziani che nel tardo pomeriggio hanno iniziato a insultare il calciatore biancoceleste sulla sua pagina ufficiale di Facebook.
Così per cercare di placare, o per lo meno attenuare, le polemiche inerenti lo sfortunato incidente, Senad Lulic ha deciso di intervenire. Pochi minuti fa, infatti, il centrocampista laziale si è scusato con Salah con un post sul proprio account. “Mi dispiace per il tuo infortunio Mohamed Salah, non era mia intenzione farti male. Spero di vederti presto in campo”.
Gesto di grande sportività da parte del giocatore biancoceleste, che si spera sia sufficiente per placare le polemiche.
Fudbal je igra u kojoj nekad pobijedis, a nekad izgubis. Zbog fudbala se radujemo i placemo, a svi dajemo sve od sebe za…
Posted by Senad Lulic on Lunedì 9 novembre 2015
LAZIOSOCIAL – Guerrieri sprona i compagni
La Lazio sta vivendo un periodo di estrema difficoltà. La sconfitta nel derby con la Roma ha certificato che la svolta non è così vicina come si poteva pensare, ma nulla è perduto, non è grande chi non cade, ma chi una volta caduto ha la forza di rialzarsi in piedi SEMPRE. La Lazio deve solo ritrovare la via giusta, una missione difficile è vero…ma non impossibile, anzi: piedi a terra, umiltà e lavoro duro: è questa la formula segreta secondo Guido Guerrieri per uscire da questo momento così delicato. Non c’è altra via…se non puoi tornare indietro allora puoi solo andare avanti dando tutto te stesso. L’ex portiere della Primavera, nonostante la giovanissima età, ha una maturità da veterano e sa che piangersi addosso è inutile, solo lavorando si può uscire da questo periodo delicato. Così, in attesa di guidare (un giorno non troppo lontano) i suoi compagni all’interno del rettangolo di gioco, cerca di trovare altri mezzi per spronarli a rialzarsi dopo la brutta sconfitta di ieri e tra questi mezzi non poteva mancare il suo account di Instagram: attraverso il social network infatti Guido (da buon laziale qual è) esprime un concetto molto semplice che i suoi compagni hanno il dovere di eseguire: “Testa alta e pedalare..e SEMPRE forza Lazio!!!👊🏻⚪️🔵⚪️🔵”.