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Benvenuti su Laziochannel.it

Il 19 agosto di un anno fa, ritornavo a Roma dopo l’esperienza nella vibrante Londra. A distanza di un anno, in qualità di fondatore, ho il piacere di scrivervi per annunciarvi la nascita della testata giornalistica laziochannel.it

Abbiamo deciso di andare online proprio oggi, perché indecisi su quando iniziare, abbiamo pensato bene di fissare la data esattamente un anno dopo il mio ritorno in patria. Volevo simpaticamente ricordare quell’esperienza, dandogli un valore e un peso specifico. Un viaggio che mi fece capire cosa significhi stare così lontano dagli affetti e dal caldo sole presente nella Capitale. Appena misi piede in Italia, mi prefissai l’obiettivo di realizzare un sito per i fans della Lazio e il nuovo progetto editoriale è il frutto di questo lungo lavoro strategico durato circa 12 mesi, giorni e giorni a studiare il target di riferimento, svariate analisi di benchmarking ed eventuali opportunità di crescita professionale.

Ciò detto, stamattina, proprio come un anno fa, nei miei occhi traspare ancora il solito entusiasmo, accompagnato da quel sorriso beffardo, tipico di chi ha la gioia di lottare per nuove sfide di vecchie passioni.

Laziochannel.it vuole essere una voce, non per forza fuori dal coro e non per forza differente. Il nuovo progetto editoriale è semplicemente il nostro modo di intendere il giornalismo sportivo e nella fattispecie, raccontare la Lazio, per tradizione, una società gloriosa. Sarete soltanto voi lettori a giudicare il nostro operato e ci auguriamo di cuore che questo prodotto sia di vostro gradimento.

Da oggi, anche noi, vogliamo dire la nostra sulla Lazio, visto che sin troppi lo fanno senza rispetto e privi di una qualunque competenza professionale. Per questo mi sembra giusto che anche noi, diamo vita al “pensiero dell’uomo qualunque” entrando in campo con laziochannel.it, più che un sito, un nuovo pensiero, quasi un nuovo ideale.

D’altronde chi vi scrive, è per tradizione familiare un figlio di un sentimento comune fra molti di noi. Un’emozione semplice e popolare, messa troppo spesso sotto accusa dai soliti politici, lontani anni luce dal tessuto cittadino in cui operano, oppure da qualche cialtrone, con o senza tessera professionale. In questi anni, il mio istinto non mi ha mai abbandonato, anche grazie alle sue radici profondissime – in gran parte ereditate dai miei genitori e da mia sorella – un compagno di lotta che è rimasto inalterato nel tempo, ma soprattutto leale, onesto e puro. Il mio istinto lotta per Amore. Quando metti il cuore, quando metti l’amore in quello per cui credi, tutto cambia sapore, assumendo altri significati.

Sono passato dalla Curva Nord alla Tribuna Stampa e in questi dieci anni di tempo, ho avuto modo di capire e aumentare ancor di più la conoscenza, forgiare lo spirito, apprendere dagli sbagli quotidiani e capire con determinazione quale fosse il sentiero da intraprendere. Da Londra a oggi, ne è passata di acqua sotto i ponti, ma ciò che è rimasta invariata è stata la nostra volontà di raccontare i fatti del mondo, secondo il nostro punto di vista. Il giornalista è d’altronde un lavoro difficilissimo e arduo, ma tremendamente romantico. Parlando a nome della redazione, noi oggi siamo lieti di presentarvi, quello che ci auguriamo, possa diventare il vostro punto di riferimento per chi vuole essere sempre informato sui pionieri capitolini. La nostra redazione è un buon gruppo di lavoro, sapientemente diretta dal grande Fabrizio Piepoli, e il nostro entusiasmo mi rende soddisfatto e fiducioso nel lavoro sin qui svolto e in quello che verrà. D’altronde tutto ciò è impreziosito anche dal lavoro con calciomercato.it e quella ancor più salda con Danilo Galdino che, con la sua trasmissione radiofonica (I Laziali Sono Qua) ha fatto strike nell’etere romano, riportando in auge quel sentimento di cui stiamo parlando proprio adesso, in questa lettera di presentazione. D’altronde la voglia di dire il mio pensiero non è stata mai sopita. Dai tempi di Via Bossi sino alle aule universitarie, ho sempre cercato di arricchire (non per forza contrastare) il pensiero dominante che però troppo spesso aliena chi la pensa diversamente. Quando ero piccolo avevo i capelli lunghi e biondi, ero di mano mancina e tifavo Lazio, figuratevi quanta diversità già fra i banchi di scuola. Siam fatti così, e così intendiamo la vita. I tempi cambiano ma le linee guida rimangono invariate. Ora grazie a laziochannel.it possiamo dire la nostra e farci guidare dai valori dell’Ente Morale e dal codice dell’atleta, scritto dall’immenso Renzo Nostini.

Ricordando che l’informazione migliora un servizio fondamentale per il cittadino, sancito anche dalla Corte costituzionale della Repubblica Italiana, che ha dichiarato che è necessario “garantire il massimo grado di pluralismo esterno, al fine di soddisfare, attraverso una pluralità di voci concorrenti, il diritto del cittadino all’informazione”, da oggi anche noi siamo presenti nel web 2.0 per offrirvi notizie ed esclusive con il “nostro” taglio giornalistico.

Per dire quello che penso sono passato dai cori dello stadio, alle bombolette spray; dai discorsi in facoltà, alla tastiera di un computer. Insomma ho sperimentato tutte le forme di comunicazione possibili e immaginabili [!]. Oggi il tono è sicuramente più adatto e composto, la voce più pacata e certamente la saggezza rende il mio pensiero più equilibrato e maturo. Noi ci impegneremo costantemente affinché sia possibile separare il fatto dall’opinione, senza essere faziosi, avvalendoci di un linguaggio semplice, diretto e giovanile. Cari fans biancocelesti, in tutta sincerità, io vi dico che la mission della nostra fantastica redazione è quella di usare il vostro linguaggio diventando la vostra voce sul web. Un giornale nuovo, edito da uno di voi.

Gran parte di questo editoriale è stato scritto ieri sera allo Stadio Olimpico dopo il triplice fischio dell’arbitro Eriksson. Aggiustato questa mattina con solo 4 ore e mezza di sonno alle spalle,  e poi aggiustato ancora, perché è impossibile scrivere tutto quello che si prova all’interno di un solo editoriale. Comunque questa lettera di presentazione mi auguro che sia stata abbastanza chiara ed eloquente nello spiegare quale sia la nostra mentalità e il nostro modus operandi.

Noi oggi siamo qui, fra di voi e in mezzo a voi, cari fratelli di mille battaglie. E vogliamo rimanerci per più tempo possibile e che sia chiaro, non chiamateci “giornalisti terroristi”.

P.S.

Dedico questo primo editoriale ai ragazzi della Curva Nord. Uomini a me, più vicino di altri.

Davide Sperati

10 giugno 1934 – L’Italia vince il suo primo Campionato del Mondo (VIDEO)

Alle 15 del 10 giugno 1934 allo Stadio Nazionale del P.N.F. (l’attuale Flaminio, completamente ricostruito nel dopoguerra), a Roma, Italia e Cecoslovacchia si sfidano in campo per la finale del Campionato del Mondo.

Per gli azzurri del CT Pozzo, due temibili avversari. L’emozione di giocare davanti al Duce (in tribuna accanto ai principi di casa Savoia) e all’intera nazione, compresi i cinquantamila che affollavano gli spalti. E poi, la Cecoslovacchia, maestra di raffinatezze tecniche che negli ultimi anni aveva regalato ai propri tifosi e al calcio campioni straordinari. Le cronache spesso hanno ingigantito il duello tra le due formazioni, specie nei primi quarantacinque minuti, ma la realtà è tutta nelle parole di Vittorio Pozzo.

Questa la sua cronaca: “La levatura del giuoco non è troppo elevata. Le due squadre sono troppo emozionate, per giuocare bene. È la storia di sempre. L’importanza della posta taglia le gambe a tutti. Primo tempo in bianco assoluto. Secondo tempo, stessa falsariga. Finché, al 26. minuto, l’ala sinistra dei boemi, Puc, sguscia via, tira da lontano ed infila l’angolo basso della nostra rete, sulla destra di Combi. Il quale si è gettato in tuffo in ritardo e non è riuscito a parare. È emozionato anche lui, il buon Piero. Quel punto ha però la virtù di risvegliarci. Fa l’effetto di una staffilata sul morale dei nostri. Gli Azzurri non vogliono saperne di perdere. Ed al 36. minuto Orsi pareggia. Si è fatto luce sulla sinistra, con una muta di inseguitori appresso, finge di tirare di sinistro e di colpo spara invece di destro, verso l’angolo lontano alto. L’imbattibile Planicka si allunga in tutta la sua lunghezza sulla sua sinistra, sfiora la palla colla punta delle dita, ma non la ferma. Uno a uno. È il pareggio. Non perdiamo, e non perderemo più. Ne sono sicuro. Prima dei tempi supplementari non rientriamo negli spogliatoi. Rimaniamo lì sul prato. I nostri hanno facce cadaveriche, per l’emozione, per il momento che hanno attraversato. Proprio come in quei momenti di attesa e di mezzo panico prima dell’incontro. Forza, ragazzi. Vincere bisogna. Forza e calma, veterani di tante battaglie. Ricomincia la danza, per i due tempi di quindici minuti l’uno. Intuisco una soluzione all’intricato problema: ordino a Guaita ed a Schiavio di scambiarsi il posto. C’è un fracasso tale attorno al campo — la gente è scesa fino ad un paio di metri dalle linee laterali — che nessuno mi sente. Faccio di corsa il giro del campo, e giungo a dare a Guaita le opportune disposizioni: cambiarsi, poi ricambiarsi ancora di posto, e così ogni due o tre minuti, per disorientare gli avversari. Al secondo tentativo la manovra riesce appieno. È Schiavio che, sfinito, arriva in corsa, e fa partire una rabbiosa cannonata, in senso diagonale. È Planicka che per la seconda volta deve abbassarsi e raccogliere la palla nella sua rete. Di lì, come risultato, non ci si muove più: si può esserne sicuri ora. Vittoria per due a uno“. La sera della vittoria i giocatori italiani ricevono un premio partita di ventimila lire.

IL TABELLINO

Italia-Cecoslovacchia 2-1 d.t.s.

ITALIA: Combi, Monzeglio, Allemandi, Ferraris IV, Monti, Bertolini, Guaita, Meazza, Schiavio, Ferrari, Orsi; All. Pozzo Vittorio

CECOSLOVACCHIA: Planicka, Zenisek, Ctyroky, Kostalek, Cambal, Krcil, Junek, Svoboda, Sobotka, Nejedly, Puc; All. Petru

Arbitro: Eklind (Svezia)

Reti
: 70’ Puc, 80’ Orsi, 95’ Schiavio.

https://www.youtube.com/watch?v=XPn8XXUEj9Y