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Stendardo: “In beneficenza i soldi vinti nella causa alla Lazio”. E sul no alla Juve…

Il Destino, quindi fatti non casuali ma causali, ha determinato la mia vita da calciatore. Mi ritengo un privilegiato, perché ho raggiunto un sogno“. Parla così Guglielmo Stendardo in una lunga intervista a ‘La Gazzetta dello Sport’, in cui il difensore atalantino parla anche della sua esperienza con la maglia biancoceleste: “Quando alla Lazio ho subito mobbing e sono stato messo fuori rosa, ho fatto causa, l’ho vinta e ho dato in beneficenza tutti i soldi che ho ricevuto. Speravo che questo aiutasse a cambiare il sistema, ma così non è stato. In compenso, in quel periodo mi sono avvicinato ancora di più allo studio, perché conciliare libri e pallone non è mai semplice, soprattutto quando sei giovane. Il no della Lazio alla Juve nel 2008 mi ha indirizzato la carriera, perché i bianconeri volevano tenermi, ma i biancocelesti chiesero 12 milioni: troppi, se si pensa che in quel periodo il Milan acquistò Ronaldinho per 15. Però è andata bene così, visto che quelle scelte mi hanno permesso di scoprire Bergamo“. Il centrale napoletano analizza infine le differenze tra Roma e Torino, per poi proiettarsi verso il futuro: “Sono città diverse soprattutto a livello di ambiente, di clima. Roma vive anche di notte e ha molte tentazioni, mentre a Torino dopo le sei in giro non c’è più nessuno e pensi solo a fare il calciatore. Il futuro? Il mio contratto scade nel 2017, ma vorrei continuare ancora. Poi farò l’avvocato, per occuparmi a 360° della vita dei calciatori. Però devo confessarlo: mi piace tanto anche fare interviste“.

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