Lotito, nell’intervista del podcast un Caffè da Vanni ha parlato del suo futuro prossimo: tra presidente della Lazio e senatore. Ecco le sue parole:
“Oggi sono entrato in politica perché Berlusconi mi ha spronato più volte a tornare in questi ambienti perché sono determinato, ho un minimo di competenza, una grande responsabilità e mi dicono di essere un grande lavoratore. Platone nella ‘Repubblica’ diceva che i governatori vanno scelti tra le persone più intelligenti e acculturate perché si devono mettere al servizio della collettività. Io questo lo faccio con il cuore. Nel calcio faccio la stessa cosa. Ho portato delle innovazioni da molti non gradite. Prima si diceva che più spendevi più vincevi, ma oggi non è così. Se guardiamo i conti è un’altra cosa. Ho fatto tre cose che resteranno nella storia economica del mondo. La Lazio è la prima società italiana quotata in borsa ad adottare un sistema duale. In una società quotata come la Lazio, quando sono entrato, ho comprato il 21% con 25 milioni di euro, ho comprato 1.070 miliardi di debiti. Tutti la consideravano una sfida estrema e oggi i fatti mi hanno dato ragione. Ho scelto il sistema duale perché quando ho fatto la prima assemblea, piena di azionisti, bastava una persona con azioni per 20/30 euro e diceva di non essere d’accordo per bocciare il bilancio. Nel frattempo passò una legge che permise il sistema duale. In Italia lo hanno pochi, perché significa che il bilancio non lo approva l’assemblea dei soci, ma il consiglio di sorveglianza. Nel nostro Paese gli imprenditori identificano l’azionista con il gestore. Ma non è detto che abbia i requisiti per poter gestire e quindi deve rimandare a terzi. Tra l’altro il consiglio di sorveglianza è quello che nomina il presidente e che lo può revocare. Gestore e azionista sono ruoli diversi. Io ho portato i risultati, nessuno mi ha mai voluto mandare a casa. Questo accorcia anche la catena di comando. Sono stato anche il primo a fare la transazioni con il fisco in 23 anni. A me hanno fatto una dilazione, che oggi fanno normalmente anche con la rottamazione. In 21 anni pagavo 6 milioni l’anno in anticipo di sei mesi, a conferma della correttezza delle norme. La terza cosa è la vicenda del marchio. Quando sono entrato io era a valore storico, quindi se valeva zero, nel bilancio era zero. Per me era sbagliato, perché secondo me ha valore intrinseco. Intanto ha un aspetto dicotomico, posso sfruttarlo a livello commerciale. Il tema è che ha un valore reale in rapporto ai valori che produce. Feci anche una guerra con la Consob. La mia più grande soddisfazione fu che nel 2006 l’allora presidente della Consob disse che deve dare atto al presidente Lotito che aveva ragione. Oggi la mia società produce con il marchio 15 milioni d’utile all’anno”.