Bodo Glimt Lazio è stata una partita che ha tagliato le gambe all’ambiente biancoceleste, non solo per la sconfitta – pesante, ma potenzialmente rimontabile – bensì per la prestazione della squadra: opaca, priva di intensità, arrendevole, manchevole di orgoglio e forse inconsapevole dell’importanza che questo appuntamento aveva per molti tifosi.
Si, perché la Lazio non poggia la sua storia su una lunga tradizione di successi europei. Per tanti, questa era un’occasione difficilmente replicabile. Una possibilità concreta di accedere alla semifinale di Europa League, era un sogno che tanti laziali iniziavano ad assaporare. Sono passati 21 anni da quel Lazio Porto di coppa Uefa. Da allora le delusioni sono state tante, menzione speciale per quel traumatico Salisburgo Lazio, che ha lasciato una ferita forse ancora aperta. Si potrebbe parlare dell’ottima gara dei norvegesi capaci di costruire tante occasioni pericolose. Ma si potrebbe anche notare come i loro errori sottoporta abbiano evidenziato dei limiti evidenti. Sicuramente giocare in casa del Bodo comporta dei rischi. In tanti hanno sofferto e quasi tutti hanno perso, anche in modo netto (i cugini insegnano, ma loro sono abituati). Tuttavia è importante sottolineare che questa prestazione si poteva – e si doveva evitare, prendendo scelte diverse da quelle che sono state fatte qualche mese fa.
E’ innegabile, il doppio turno di squalifica di Rovella pesa come un macigno, l’infortunio di Tavares spezza ogni tipo di contropiede pericoloso, ma non è forse compito dell’allenatore e della società, prevedere questo tipo di imprevisti? Perché, a febbraio, si è deciso di escludere Pellegrini dalla lista Uefa, privandosi dell’unico vero terzino sinistro di riserva, lasciando il portoghese che già aveva evidenziato delle fragilità fisiche? Perché a gennaio è stato acquistato Belahyane per dare fiato ai centrocampisti, salvo poi non inserirlo nella squadra di Europa League, quando ieri avrebbe potuto garantire un maggiore dinamismo? Non un grande regista si, ma un ruba palloni che avrebbe potuto interrompere diverse azioni dei gialloneri.
Entrambi sarebbero stati estremamente utili a bloccare l’avanzata dei norvegesi. Purtroppo, queste scelte sono figlie di una gestione poco lungimirante. Si pensava che l’esclusione si Pellegrini si sarebbe rivelata punitiva per lui, quando poi, a pagare, è stata la Lazio. Si credeva che lasciare fuori Belahyane per tenere i giocatori del girone, avrebbe giovato allo spogliatoio. Ora però abbiamo pagato i risultati di queste scelte, probabilmente sbagliate già in partenza.
Ieri non è stata solo colpa del terreno, o del meteo, o di un Dio che ha voluto scagliare su di te tutti i fattori imponderabili per buttarti fuori dalla competizione. Il vero problema è stata la mancanza di intensità, di grinta e voglia. Certi giocatori lasciati a casa avrebbero contribuito ad una prestazione migliore. Ma come spesso accade, si raccoglie ciò che si semina e, molto spesso, se non ti aiuti, difficilmente Dio può aiutarti.
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