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esteggiare un secolo di vita e due scudetti lo stesso anno non capita a tutti: la Lazio riesce nell’impresa, 26 anni dopo il primo campionato di Serie A, vinto nel 1974.
Lo scudetto 2000 non è stato un “caso”, ma è il frutto di un lavoro di squadra di un team incredibile, allenato da Sven Göran Eriksson, capitanato da Alessandro Nesta, con campioni in rosa come Juan Sebastian Veron, Pavel Nedved e Roberto Mancini. È un successo meritato, dopo un campionato senza errori, evitando gli stessi passi falsi che proprio l’anno precedente avevano permesso al Milan di recuperare sette punti in pochissime giornate!
E quella che vince il Campionato 1999-2000 è una squadra costruita da Cragnotti con investimenti che consentono ai biancocelesti di arricchire il proprio palmares con la Coppa Italia 1999-2000 e la Supercoppa italiana 1999-2000 ottenute ai danni dell’Inter, che si vanno ad aggiungere a quelle appena conquistate a livello internazionale: la Coppa delle Coppe 1998-1999 sul Maiorca e la Supercoppa Uefa 1999 vincendo in finale contro il Manchester United.
Un campionato intenso fino alla fine
Questa volta i biancocelesti mantengono il sangue freddo fino alla fine, al punto che lo scudetto viene cucito sulle maglie della Lazio solo in virtù dei risultati sul campo dell’ultima giornata, momento clou per tutti gli appassionati di scommesse sui siti dei bookmakers stranieri!
La battaglia per la prima posizione in classifica è dura e senza risparmio di colpi. Dopo la pesante sconfitta per 4-1 nel derby di andata, la Lazio decide di rimboccarsi le maniche e inanella diversi successi importanti. Due tra tutti: la sfida di ritorno contro la Roma, vinta per 2-1, e la gara al Delle Alpi contro la Juve, vinta dai biancocelesti con una rete letteralmente storica di Simeone.
All’ultima giornata, Lazio e Juve giocano due partite “facili” sulla carta: i bianconeri, con due punti di vantaggio, vanno in trasferta sul campo del Perugia, già salvo; i biancocelesti ospitano all’Olimpico la Reggina.
Il diluvio del Renato Curi e lo scudetto alla Lazio
La Lazio fa il proprio dovere fino all’ultimo secondo dell’incontro, piegando i calabresi per 3-0 (Simone Inzaghi, Veron e Simeone); i bianconeri, complice anche il maltempo, inciampano clamorosamente.
Il “dilivuio del Renato Curi”, così è passato alla storia quel temporale in anticipo sull’estate, impone all’arbitro Collina di sospendere l’incontro per impraticabilità del campo sullo 0-0. I bianconeri chiedono di rinviare il match, ma il giudice di gara è di avviso diverso: non appena le condizioni lo consentono, il gioco riprende, tra le proteste vibranti di staff e giocatori bianconeri (oramai il risultato da Roma era arrivato e la Juve sapeva di non poter sbagliare).
Al 49’, però, un colpo lesto del difensore Alessandro Calori, al quinto goal stagionale, spegne definitivamente le speranze dei bianconeri, che non riusciranno a riaversi dal colpo e perderanno partita e scudetto.
Una Lazio di campioni
Si interrompe così un dominio a motore bianconero e rossonero: dopo la Sampdoria di Boskov, che aveva vinto lo scudetto nel 1991, i Campionati di Serie A erano stati vinti solo da Juve e Milan.
Non è di certo un caso se, tra i protagonisti assoluiti dei due scudetti (blucerchiato e biancoceleste) vi sia un anello di congiunzione: Roberto Mancini.
Un altro nome storico di questo scudetto è quello del capitano Alessandro Nesta, che ha iniziato a giocare a calcio proprio nelle giovanili della Lazio e che sognava questo successo da sempre. Ma come dimenticare il capocannoniere della squadra, il cileno Marcelo Salas con 12 reti all’attivo, oppure il futuro pallone d’oro 2003 Pavel Nedved o la “colonia argentina della Lazio”: oltre a Simeone, Nestor Sensini, Matias Almeyda e Veron. E poi Jugovic, Mihajlovic, Beppe Signori, Boksic, Stankovic e Marchegiani in porta.
Cragnotti, la Lazio e il crac Cirio
Purtroppo, però, il nome dell’imprenditore Sergio Cragnotti, presidente della Lazio Campione d’Italia, è legato anche allo scandalo del crac Cirio.
Cragnotti è cresciuto sotto la “protezione” di Raul Gardini: sarà grazie all’imprenditore ravennate che Cragnotti assumerà ruoli progressivamente più importanti, in aziende come Montedison, Eni e, quindi, Enimont. Nei primi anni Novanta, grazie ad una superliquidazione da 80 miliardi di lire, il futuro patron della Lazio fonda la Cragnotti & Partners Capital Investement NV, grazie alla quale rileva aziende sottovalutate per dar loro nuova vita nel mondo imprenditoriale; ma sarà proprio con questa società che l’Italia conoscerà uno dei più grandi scandali finanziari degli ultimi anni!
Nel 1992, Cragnotti entra nel mondo del calcio, acquisendo la S.S. Lazio per 38 miliardi di lire. I successi biancocelesti della fine anni Novanta si devono anche alle scelte mirate, seppur spropositate in termini di costi, del presidente: Gascoigne, Signori, Winter e altri acquisti peseranno sulle casse della Lazio per la cifra monstre di 60 miliardi di lire.
Ne seguirà una grave crisi finanziaria, alla quale Cragnotti proverà a porre rimedio, nel 1998, con la quotazione in Borsa della Lazio, primo club della Serie A a muoversi in questo senso. La società, però, non riesce a pagare gli stipendi ai giocatori e le voci in merito causano una forte svalutazione delle azioni, dagli iniziali 60 euro a soli 30 centesimi!
Nel 1994, Cragnotti diventa azionista unico della Cirio-Bertolli-De Rica, acquisisce la Centrale del Latte di Roma, Ancona, Legnano, Napoli e Vicenza, … Le acquisizioni continuano, ma la struttura che dovrebbe reggere questi investimenti non esiste o, meglio, è una grossa struttura di debiti.
È solo questione di tempo: nel 2002, 1.125 miliardi di euro in bond va in default; è quello ancora oggi noto come il crac Cirio, che trascinerà in tribunale Cragnotti fino a portarlo a Regina Coeli nel 2004 per bancarotta fraudolenta.
Il legame tra il crac e il club biancoceleste? Cirio e Lazio fanno capo allo stesso presidente e, come emerso diversi anni dopo grazie alle indagini della magistratura, i premi scudetto del 2000 vengono pagati con fondi distratti dalle società del gruppo Cirio!