C
ristina Mezzaroma, presidente della Fondazione SS Lazio 1900, ha commentato un evento da lei coordinato in collaborazione con la Croce Rossa per promuovere valori come l’inclusione. L’evento è stato organizzato grazie al supporto della Mizuno, che ha fornito tutti i materiali tecnici. Si tratta di un progetto finanziato dalla Comunità Europea per la durata di 18 mesi, principalmente rivolto ai giovani migranti.
Mezzaroma ha deciso di coinvolgere la Croce Rossa, che a Torino ha una squadra di rifugiati, insieme alla SS Lazio SpA e ad una squadra speciale adottata dal club calcistico laziale. L’obiettivo principale del progetto è promuovere l’inclusione ed il punto cruciale dell’evento è stato il momento in cui tutti i partecipanti hanno pranzato insieme, condividendo storie ed esperienze.
Il progetto rappresenta un elemento importante del lavoro sociale svolto quotidianamente dalla SS Lazio. La Mezzaroma sottolinea però che forse a causa della modestia o di una mancata pubblicità, la Lazio non riesce a portare alla luce i propri sforzi a favore della comunità. “La Lazio lavora nel sociale tutti i giorni, ma dovrebbe cambiare mentalità e pubblicizzare tutto quello che facciamo”, afferma la presidente della fondazione.
La Mezzaroma è certa che lo sport rappresenti l’antidoto più efficace contro qualsiasi forma di discriminazione e bullismo. Ritiene inoltre che l’esperienza rappresenti un momento di crescita per i ragazzi della Lazio Under 17, che partecipano all’evento non solo per giocare a calcio, ma anche per prendere consapevolezza del proprio privilegio. “È un momento di crescita, riflettere sul mondo in cui vivono su quello che sembra scontato tutti i giorni e per qualcun altro non lo è”, sottolinea Mezzaroma.
La presidente della Fondazione SS Lazio 1900 riflette infine sulle sue motivazioni, affermando che la spinta a organizzare queste attività nasce dal desiderio di offrire ai giovani ragazzi le stesse opportunità di suo figlio. “In questi ragazzi in campo ci vedo mio figlio e capisco a volte quanto sono fortunata. Mio figlio è libero e sano di mente e di corpo, non proviene da una famiglia disagiata con circostanze esterne disagiate. Mi piacerebbe che quei ragazzi che ora giocano avessero le opportunità di mio figlio”, conclude Mezzaroma.