I
sistemi di riconoscimento facciale sono attualmente soggetti a fallibilità, con una percentuale considerevole di volti di persone di colore che non vengono correttamente identificati. Inoltre, è relativamente semplice manipolare questo tipo di software. Pertanto, questo progetto potrebbe comportare una violazione della privacy dei cittadini senza garantire pienamente la loro sicurezza.
Un nuovo canale WhatsApp di Fanpage.it è stato recentemente lanciato per aggiornare gli utenti su questa e altre questioni importanti.
Nicola Bernardi, il presidente di Federprivacy, ha espresso la sua preoccupazione. Luigi De Siervo, l’amministratore delegato della Serie A, ha parlato all’inizio del 2019 del possibile utilizzo del riconoscimento facciale negli stadi di calcio. Oggi, nel contesto del “Calcio social responsability-2030”, De Siervo ha annunciato che si sta lavorando su un sistema per identificare e bandire chiunque si macchi di comportamenti deplorabili negli stadi.
Tuttavia, c’è il rischio che questo progetto si trasformi in un sistema di sorveglianza di massa. Bernardi ha detto a Fanpage.it che esistono enormi rischi e che, se il sistema viene approvato per gli stadi, potrebbe essere utilizzato anche in concerti, grandi eventi, manifestazioni e in ogni luogo affollato, comprese le piazze pubbliche.
Lo scopo del riconoscimento facciale è monitorare, elaborare e catalogare, ma può anche portare a discriminazioni e violazioni della privacy. La tecnologia biometrica commette ancora molti errori, quindi è fondamentale testarla prima di implementarla nelle infrastrutture.
Secondo lo sociologo e filosofo Zygmunt Bauman, all’aumentare della nostra libertà, diminuisce la nostra sicurezza e viceversa. Questo equilibrio difficile viene ulteriormente messo alla prova dalla proposta di De Siervo, che non solo rischia di violare la privacy dei cittadini, ma potrebbe anche non garantire adeguatamente la sicurezza e l’ordine pubblico.
Il piano di De Siervo, come ha detto al Corriere della Sera, è equipaggiare gli stadi di tutte le società iscritte alla Serie A con impianti di videosorveglianza in grado di scannerizzare i volti delle persone all’ingresso dell
o stadio. Ma è veramente una buona idea?
In alcuni paesi si sta pensando di registrare i volti degli utenti che visitano i siti porno.
Il progetto potrebbe avere i suoi meriti, ma bisogna bilanciare le esigenze di sicurezza con la tutela e il rispetto della privacy dei cittadini. Ci sono due sfide principali da affrontare. La prima è la conformità normativa, la seconda il consenso del pubblico. Non è detto che i tifosi accettino di sacrificare la loro privacy.
Il progetto prevede infatti la registrazione di tutti coloro che accedono allo stadio, ciò comporta una sorveglianza su larga scala. Non solo verrebbero memorizzate le immagini di potenziali sospetti o persone pericolose, ma anche quelle di tutti gli spettatori, inclusi i minorenni.
Tra le questioni legate alla privacy, bisogna anche considerare che ogni soluzione tecnologica presenta delle lacune. Ad esempio, indossando particolari abiti è possibile ingannare i sistemi di riconoscimento facciale. Inoltre, i sistemi attuali sono fallibili, con un particolarmente alto tasso di non riconoscimento dei volti di persone di colore.
Dal punto di vista giuridico, il governo ha esteso il divieto assoluto del riconoscimento facciale in tempo reale nei luoghi pubblici fino al 31 dicembre 2025. L’AI Act, una volta pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, richiederà due anni prima di diventare efficace, e il riconoscimento facciale costituisce uno dei suoi punti focali.
Il Garante per la protezione dei dati personali ha bloccato un progetto simile, multando il comune di Trento per l’utilizzo di telecamere con microfono incorporato. Nonostante De Siervo affermi che le immagini verrebbero cancellate dopo l’evento, esistono ancora notevoli rischi, come i potenziali attacchi degli hacker.
Anche se il riconoscimento facciale è già in uso in alcune strutture, come il Madison Square Garden a New York, non necessariamente rispecchia il modello da seguire per l’Unione Europea, dove la privacy è considerata un diritto fondamentale.
Nonostante le sfide e le incertezze, l’Unione Europea continua a garantire i diritti fondamentali come la privacy. Nonostante talvolta possa essere influenzata dalle tendenze degli Stati Uniti, l’Europa precede di molto questi ultimi nella tutela della privacy dei cittadini.
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