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laminio Stadio Lazio, si accende lo scontro. Di fronte, da una parte, la famiglia Nervi, che detiene i diritti dell’impianto. Dall’altra, l’Assessore capitolino allo Sport Onorato.
Proprio quest’ultimo, ai microfoni di Radiosei, ha voluto replicare a Elisabetta Margiotta Nervi, che ieri su Repubblica aveva ribadito il no all’acquisizione del Flaminio da parte della Lazio. “Sono contro le polemiche – esordisce – Sono dell’idea che gli stadi vanno fatti, senza ingerenze“.
Poi entra nel vivo della questione: “Lei parla di monumento nazionale. Io invece penso che il Flaminio sia una vergogna nazionale. Ogni volta che si prova a fare qualcosa, qualcuno si arroga il diritto di sostenere che l’interesse pubblico viene meno“.
Conferma il sostegno a Lotito: “Se vorrà fare lo stadio al Flaminio, non sarà la famiglia Nervi a decidere, ma il Comune di Roma. Il quale conferma la totale disponibilità. Lo diciamo da un anno e mezzo. Se il presidente della Lazio fa sul serio, le porte sono aperte“.
Non teme eventuali strascichi legali: “I ricorsi eventuali può farli chiunque, siamo in un paese democratico. Se qualcuno ritiene che un progetto al Flaminio possa far venire meno dei diritti, proceda. Ma se c’è un sano equilibrio tra interesse pubblico e privato, i progetti e la città vanno avanti“.
A suo avviso, è ora di far tornare il Flaminio all’antico splendore: “I romani, al netto delle fedi calcistiche, non ne possono più. Non è normale che abbiamo un’impiantistica sportiva ancorata agli anni ’60. Io mi vergogno di questa cosa“.
“Se la Lazio – ribadisce – vuole fare un investimento lì e sviluppare una cittadella dello sport, noi siamo pronti ad ascoltare. Così come stiamo dando il massimo sostegno alla Roma per il progetto a Pietralata. Gli investimenti creano lavoro. Per questo a decidere non potranno essere dei singoli“.
Poi rivolge un ultimatum a Lotito: “Se ha cambiato idea? Ci parliamo normalmente. Ma, siccome ci piace parlare poco e fare i fatti, non possiamo aspettare in eterno. Nei prossimi giorni, massimo mesi, si deve arrivare a un punto. La Lazio ha la priorità, ma non significa che non ci siano alternative. Al netto delle interlocuzioni servono i fatti. Gli interrogativi si superano con i progetti, gli studi di fattibilità e le analisi urbanistiche“.
E conclude sulla questione ‘copertura’: “Non si può fare? E chi lo dice? Uno stadio che ne è dotato ha un valore maggiore. E tra l’altro ci sarebbe un impatto acustico più basso. Quando si entrerà nel vivo, questo aspetto avrà un interesse pubblico importante. Ci ragioneremo con ingegneri, assessori e Vigili del Fuoco. E se fosse utile chiarire, l’approccio non deve più essere quello delle rendite di posizione“.