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uove scritte contro Paparelli. Ancora una volta i tifosi giallorossi costringono i muri di Roma ad ospitare le loro oscenità. Fornendo solo l’ultima dimostrazione che non sono capaci nemmeno di rosicare (oltre che di perdere). Perché tirano fuori il peggio di sé e non si fermano davanti a niente e nessuno. Nemmeno (o forse soprattutto) se davanti si trovano il dolore di una famiglia che ha perso un congiunto, padre e marito, nel fiore degli anni.
Le ultime due ‘manifestazioni d’inciviltà’ associano la morte di Paparelli alla finale di Europa League persa ai rigori con il Siviglia. La prima è comparsa ieri notte sul muro di cinta del Verano. “31/05. Se tirava Tzigano era centro assicurato“, recita la scritta. Che cita il soprannome del tifoso che sparò il razzo che uccise Paparelli. “31/05. Lo tira Mancini. La para Paparelli“, la seconda, apparsa su un altro muro sempre a Roma.
Inutile dire che il figlio di Paparellipensarlo, Gabriele, non ne è rimasto indifferente. Anzi, ai microfoni di ‘Notizie.com’ ha sfogato tutta la sua rabbia. “Non ho più parole – ha detto – Da su giorni mi arriva di tutto sui social, persino la bara di mio padre. E non riesco a capire come si possa anche solo pensarlo. Queste scritte poi sono la ciliegina sulla torta. Ci sono forme di rispetto che non andrebbero mai oltrepassate. Lo sfotto’ è bello, ma insultare un morto va oltre l’essere normali“.