Il 9 gennaio 1940 vicino Porta Metronia, nel quartiere Appio-Latino, veniva alla luce il presidente più vincente dell’ormai secolare storia della Lazio: Sergio Cragnotti. In un quartiere, per lo più di fede giallorossa, la data di nascita del Presidentissimo sembra un segno del destino anche per il papà Marcello, che è tifoso laziale.
S
ergio Cragnotti frequenta le scuole arrivando al diploma conseguito all’Istituto Tecnico Commerciale ‘Leonardo da Vinci’. Non è però uno studente modello anzi preferisce le corse campestri, dove vince un titolo studentesco, e il calcio all’oratorio. Durante quegli anni conosce Flora, una ragazza mora, che in futuro diventerà sua moglie. Continuando gli studi si laurea e inizia la sua carriera finanziaria come contabile nella Calce e Cementi Segni di Colleferro. Nel 1969 emigra e si trasferisce a lavorare alla Cimento Santa Rita in Brasile. Paese che è all’origine della sua fortuna e nel quale passerà talmente tanto tempo al punto di essere soprannominato Serginho. La società brasiliana viene comprata dai Ferruzzi.
Sergio Cragnotti incontra il capo della famiglia ravennate, Serafino, e nel giro di pochissimo tempo diviene il responsabile di tutte le attività del gruppo in Brasile. Nel 1979, dopo la morte del magnate italiano, a capo del Gruppo Ferruzzi viene nominato Raul Gardini. Nel 1982 Cragnotti viene nominato responsabile delle attività in Francia. Poi rientra in Italia e riesce a farsi assegnare un ruolo importante nell’amministrazione finanziaria della Montedison diventandone il vicepresidente. Dalla fusione di questa con l’ENIchem, nasce l’Enimont, di cui Cragnotti diventa amministratore delegato. Nessuno lo conosce al di fuori dei mercati finanziari, tanto più i tifosi della Lazio.
LA LAZIO
Lo conosce però Renato Bocchi, azionista della Lazio, che nel 1991 lo presenta all’allora presidente biancoceleste Gian Marco Calleri. Da sempre tifosissimo biancoceleste le voci su una sua entrata in società divennero sempre più insistenti fino a domenica 3 marzo 1991. Quando, avvistato in tribuna, si ebbe la conferma del suo reale interessamento alla società. In un primo momento entrò in punta di piedi, poi presentò un’offerta irrifiutabile a Gian Marco Calleri rilevando la quota del 10% di azioni della società. Come primo regalo, e senza essere ancora entrato ufficialmente in società, acquistò il miglior giocatore inglese di quel periodo: Paul “Gazza” Gascoigne.
LA DISCESA IN CAMPO
Il 20 febbraio 1992 Calleri cede tutte le sue azioni a Sergio Cragnotti per una cifra di 38 miliardi di lire e il 12 marzo Sergio diventa ufficialmente il Presidente della Società. Al suo fianco il fratello Giovanni alla vicepresidenza e Lionello Celon amministratore delegato. L’acquisto di Gascoigne venne perfezionato alcuni giorni prima di un grave infortunio al ginocchio che rese il giocatore inutilizzabile per tutta la stagione 1991/92. Ma la sfortuna che aveva colpito il suo primo investimento non frenò il nuovo presidente.
I NUOVI ACQUISTI
Dal Foggia arrivò per 11 miliardi di lire Giuseppe Signori, dalla Cremonese per 15 miliardi complessivi i tre nazionali Under 21 Mauro Bonomi, Giuseppe Favalli e Dario Marcolin, e dall’Ajax Aron Winter, centrocampista e nazionale olandese. Il nuovo presidente pianifica una nuova struttura aziendale, iniziando con il trasferimento della sede a Corso d’Italia. Cerca poi un terreno dove costruire un centro sportivo. La stagione successiva gli acquisti non si fermano e in biancoceleste arrivano Pierluigi Casiraghi, Roberto Di Matteo e il croato Alen Boksic, inoltre ingaggia Zdenek Zeman.
LA CONTESTAZIONE PRO SIGNORI
Il 23 marzo 1993, a causa di un cancro alla gola, scompare prematuramente il fratello Giovanni, vero artefice della discesa in campo dell’imprenditore. Per il presidente è un colpo molto duro ma con l’aiuto dei figli Elisabetta, Massimo e Andrea, decide di andare avanti. Cragnotti nel frattempo acquista un terreno a Formello, vicino Roma, il luogo ideale per costruire il centro sportivo. Però non sono tutte rose e fiori, il patron deve anche fare i conti con la piazza biancoceleste quando cede Signori al Parma del suo amico Tanzi. Ma una rivolta dei tifosi con tanto di presa d’assalto alla sede sociale fa saltare l’affare.
LE STAGIONI DEI SUCCESSI
Sergio Cragnotti rassegna le dimissioni mettendo anche in vendita la società. Dopo 5 anni dalla sua discesa in campo, nonostante tutti i soldi spesi, il club però ancora non aveva vinto nulla. Nel gennaio 1997 contatta Roberto Mancini, in rotta di collisione con il proprio club, e in primavera trova con il giocatore doriano l’accordo per il suo passaggio alla squadra romana. Inoltre ingaggia l’allenatore svedese Sven Goran Eriksson. Il 29 aprile 1998 dopo 40 anni dal primo successo raccolto la Lazio batte il Milan per 3-1 e vince la Coppa Italia. Cragnotti può alzare il suo primo trofeo, ma non si accontenta. Il 6 maggio la Lazio è la prima squadra italiana ad essere quotata in borsa, seguita poi da Roma e Juventus.
L’ULTIMA EDIZIONE DELLA COPPA DELLE COPPE
Cragnotti continua a investire e acquista per 50 miliardi di lire il bomber Christian Vieri dall’Atletico Madrid. I biancazzurri arrivano in campionato ad avere nove punti di vantaggio sul Milan ma, complici due grandi sviste arbitrali (la rete annullata di Vieri al Milan e un rigore sacrosanto negato a Firenze), si fanno rimontare e sorpassare dai rossoneri. A consolare i tifosi biancocelesti però il 19 maggio 1999, arriva la Coppa delle Coppe. Battendo a Birmingham il Real Mallorca per 2-1 i biancazzurri vincono l’ultima edizione della competizione internazionale. In estate Vieri si accorda con l’Inter e viene ceduto per 90 miliardi più Diego Pablo Simeone.
IL GAP IN CAMPIONATO
Dal Parma arriva Juan Sebastian Veron e prima del campionato 1999/2000 la Lazio conquista la Supercoppa Europea battendo a Montecarlo il Manchester United per 1-0 con gol di Salas. In campionato però le cose non vanno bene come ci si aspetterebbe e la squadra arriva a trovarsi addirittura a nove punti di distacco dalla Juventus prima in classifica. Ma quando tutto sembra finito la Lazio con un colpo di coda si rialza. Prima batte la Roma nel derby portandosi a 6 punti, poi va a vincere a Torino proprio ai danni della Juventus, prima in classifica, e si porta a -3 dai bianconeri. A Firenze (crocevia dello Scudetto anche nella precedente stagione) la domenica successiva non va oltre il pareggio e il gap torna a -5.
LA CONTESTAZIONE A VIA ALLEGRI
Nel turno seguente però i bianconeri perdono a Verona e la Lazio batte il Venezia. A due giornate dal termine del campionato i punti di distacco sono solo due. A Bologna la Lazio vince per 3 a 2 mentre, dal canto suo, la Juve si impone a Parma, anche a causa di un’incredibile errore dell’arbitro De Santis che inspiegabilmente annulla un gol validissimo di Cannavaro, che a pochi minuti dal termine dell’incontro aveva realizzato la rete del pareggio. Cragnotti rilascia dichiarazioni di fuoco che accendono una miccia su di una polveriera accusando il palazzo e il ds juventino Luciano Moggi. I giorni successivi la polemica monta e giovedì 11 maggio i tifosi laziali si scontrano con la Polizia in via Allegri, dove erano andati a protestare per il torto subito.
DOMENICA 14 MAGGIO
Cragnotti invia sul posto il fido Guido Paglia nel tentativo di calmare gli animi. Gli scontri di Roma vengono riportati da tutti i telegiornali nazionali e esteri. Il Presidente invita alla calma e evita che i tifosi blocchino la tappa del Giro d’Italia in programma il 13 maggio proprio a Roma. Si arriva così a domenica 14 maggio con le speranze del Presidente e del popolo biancoceleste ridotte al lumicino ma il destino ha ancora in serbo una sorpresa. La Lazio si sbarazza facilmente della Reggina vincendo 3-0, mentre a Perugia, dove i bianconeri stanno sostenendo la loro ultima fatica, il secondo tempo viene ritardato a causa della pioggia battente che si è abbattuta sullo stadio Curi rendendo il campo impraticabile.
L’APOTEOSI
Cragnotti resta immobile al suo posto in tribuna, sospeso nel limbo non si alza neanche quando Calori, a gara ripresa, porta in vantaggio i Grifoni sulla Juventus. I minuti trascorrono lentamente ma alle 18.04 i sogni del Presidente biancoceleste e del fratello scomparso vengono realizzati. Al Curi l’arbitro Collina ha appena fischiato il termine dell’incontro, il piccolo Perugia di Mazzone si è imposto ai bianconeri e Cragnotti viene soffocato dall’abbraccio dei tifosi. La Lazio scalvalca la Juve in classifica e, 26 anni dopo l’incredibile successo degli uomini di Umberto Lenzini, torna a vincere il Tricolore.
LA SCALATA ALL’ALTA FINANZA
La Lazio è all’apice del suo splendore, pochi giorni dopo vince la terza Coppa Italia conquistando il Double, ossia campionato e coppa nazionale. L’8 settembre si aggiudica la seconda Supercoppa Italiana battendo l’Inter per 4-3 ma in campionato arriva solamente terza. La Lazio viene definita la squadra più forte del Mondo e lo resta per molto tempo. Purtroppo però il bilancio impone scelte anche impopolari: Cragnotti vende Pavel Nedved e poi anche l’idolo di casa Alessandro Nesta scatenando proteste ed incidenti durante un’amichevole prima del via del campionato.
LA CIRIO
Tra Cragnotti e la tifoseria qualcosa si rompe, anche se a onor del vero, a causa della sua visione aziendale che contrastava con la passione fatta di maglie e idoli che piace ai sostenitori laziali non c’è mai stato molto feeling. Nel 2002 con il default dei bond Cirio viene obbligato a lasciare tutte le sue imprese, compresa la Lazio, nelle mani delle banche. Durante gli anni di presidenza biancoceleste aveva acquistato la brasiliana Brombill e iniziato la scalata alla Cirio. Nel ’94 era diventato azionista unico della Cirio-Bertolli-De Rica che, con l’acquisizione della Bombrill, della Centrale del Latte di Roma e della Del Monte, aveva trasformato in un vero e proprio colosso agroalimentare.
LA FINE DELL’EPOCA CRAGNOTTIANA
Successivamente acquista il controllo della sudafricana Del Monte e il suo impero agroalimentare diventa sempre più grande. Cragnotti poi, con le sue società, passa un momento di crisi anche se la Lazio è sempre nelle zone alte della classifica. Nel 2001 inizia la fase discendente dell’imprenditore romano che culminerà nel 2002 con il default dei bond Cirio. L’anno successivo viene iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Roma con l’accusa di bancarotta fraudolenta. Nel 2004 viene rinchiuso nel carcere di Regina Coeli con un’ordinanza di custodia cautelare, da dove uscirà ad agosto dello stesso anno. Nel 2006 ha pubblicato una autobiografia scritta con l’aiuto di Fabrizio Pennacchia: “Un calcio al cuore”. Due anni dopo viene nominato presidente della S.S. Lazio Paracadutismo.
IL PROCESSO
Il 5 luglio 2011, al processo sul crac del gruppo Cirio, viene riconosciuto colpevole per bancarotta del colosso dell’industria alimentare e condannato a nove anni di reclusione. Condannati anche il genero Filippo Fucile (4 anni e sei mesi) e i figli Andrea (4 anni), Elisabetta (3 anni) e Massimo (3 anni). Il 10 aprile 2015 sono state confermate dalla Corte d’Appello di Roma le condanne che vennero inflitte in precedenza a Sergio Cragnotti e a Cesare Geronzi per il dissesto della società agroalimentare Cirio.
IL RICORSO
Confermata la condanna a Sergio Cragnotti per bancarotta distrattiva riducendo comunque a 8 anni e 4 mesi la pena a 9 anni che gli era stata inflitta in primo grado. Confermata invece per Cesare Geronzi la condanna a 4 anni. Ridotte le pene per gli altri accusati, in particolare il figlio di Cragnotti, Andrea, ha avuto 2 anni e 4 mesi. Il genero dell’imprenditore Filippo Fucile a 3 anni 10 mesi, mentre sono state dichiarate prescritte le accuse per gli altri due figli di Cragnotti, Massimo ed Elisabetta, che in primo grado avevano avuto 3 anni ciascuno.