Luciano Re Cecconi nacque a Nerviano l’1 dicembre del 1948. Figlio di un operaio, cresciuto con due fratelli e una sorella. Nei suoi occhi celesti la fierezza fatta di silenzi e di improvvisi scoppi di felicità.
L’ANEDDOTO CHE AMAVA RACCONTARE
E proprio questi slanci genuini di gente semplice che si voleva bene devono aver sollecitato Vittorio Emanuele II di ritorno dalla battaglia di Magenta a concedere un Re come prefisso a gente tanto sanguigna e lavoratrice. “La vita mi ha dato anche un Re davanti al cognome – amava raccontare Luciano – come a molti miei compaesani. Siamo orgogliosi di ciò, l’episodio di Vittorio Emanuele viene tramandato di generazione in generazione”. In casa i problemi sono tanti e il giovane Re Cecconi inizia presto a lavorare per aiutare la famiglia. Prima calzolaio, poi garzone in un negozio di frutta e verdura, infine carrozziere. Ma la sua vera passione è il pallone.
GLI INIZI
Muove i suoi primi passi nel mondo del calcio nell’Aurora Cantalupo. Poi passa alla Pro Patria e da quest’ultima al Foggia. Qui incrocia un personaggio al quale rimarrà legato per sempre, Tommaso Maestrelli, allora allenatore della squadra pugliese. Il Foggia stupisce tutti e riesce a raggiungere la Serie A ma a fine stagione la squadra torna nella serie cadetta e con lei anche Cecco, mentre il tecnico nel frattempo arriva alla Lazio, anch’essa nella serie minore.
L’ARRIVO ALLA LAZIO
Conquistata la promozione in A mister Maestrelli si ricorda subito di quel suo allievo biondino che tanto aveva fatto bene ai suoi ordini e convince il presidente biancoceleste, Umberto Lenzini, ad acquistare Re Cecconi e a portarlo in biancoceleste. A Roma Cecco vive un triennio felice conquistando addirittura uno scudetto, il primo per la gloriosa società biancoceleste. Ma lui non si monta la testa, resta quel Luciano sempre modesto che i suoi compaesani avevano sempre conosciuto e che resterà fino alla maledetta sera della sua scomparsa. Un colpo di pistola interrompe la sua vita. Un istante che lo ha portato via tanto presto alla sua famiglia ed a tutti quelli che lo hanno conosciuto e gli hanno voluto bene. Ma lui non ci ha lasciato, la sua anima non si è dissolta in quel colpo, ma vive in tutti coloro che ancora ricordano quell'”Angelo” biondo che volava sul campo infiammando i cuori dei tifosi che lo adoravano.
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