Lazio Acerbi
L
azio Acerbi si è raccontato a 360 gradi nei canali di Lazio Style Channel durante il programma “Tell me”. Qui, ha raccontato di tutte la sua vita, la malattia, il passaggio alla Lazio e il suo futuro.
CRISTIANITà
“Io credo in Dio e basta, non c’è nessun’altro stop. Qualcuno mi ha fatto capire delle cose, non so se sia stato Dio o mio padre morto che mi vuole bene e che ora si trova lassù però mi sono arrivati dei segnali. Prego sempre per Dio e per tutta la gente che non c’è più o che mi vuole bene. Credo e voglio credere che in alto ci sia qualcuno che ci ami e ci protegga sempre”.
LAZIO
“Ho sentito delle emozioni molto forti. Mi ricordo che stavo parlando con Tare e poi mi chiamò il mister Inzaghi e mi chiese: “vuoi venire alla Lazio? Sei il primo della lista, io ti voglio!” e a quel punto io risposi senza dubbio: “Ti prometto che farò di tutto per venire alla Lazio!” Ammetto che con il mister c’è stata una grande gara, ci messaggiavamo tutti i giorni. Sapevo che avrei potuto far bene e dare molto, ero consapevole di me stesso. Ogni giorno che passo per me è un giorno di dimostrazione in più, prima non era così, mi ero seduto, ora tutto ciò, non c’è più. Perché voglio dimostrare a me stesso qualcosa più che agli altri. Poi posso giocare bene o male, ma ora so chi sono e voglio continuare a crescere. Questa volta a differenza del passato, non faccio tutto ciò per compiacere agli altri. Sono molto riservato, ho conosciuto gente di merd* che non è stata sincera con me. Ho conosciuto Claudia, è stata un valore molto importante per la mia crescita emotiva e calcistica”.
VITTORIA IN COPPA ITALIA
“In campionato fino a quel momento non avevamo fatto molto, eravamo andati sotto al dispetto delle nostre possibilità, contro l’Atalanta ero consapevole di poterla portare a casa. Me lo sentivo. Ci sono delle partite in cui non provo sensazioni positive e allora cerco di scacciarle via facendo qualcosa o concentrandomi di più. La vittoria di Coppa Italia fu meritata, avevamo fatto veramente un bel percorso”.
SUPERCOPPA
“Prima di questa partita, avevamo battuto in casa la Juve per 3-1, quindi sarebbe potuta andare diversamente rispetto alla partita di campionato. Però lì a Riad eravamo consapevoli di voler vincere, siamo stati tutti molto concentrati svolgendo un grande lavoro a livello mentale, non eravamo per niente appagati dalla classifica di Serie A. Eravamo noi quelli che erano primi l’anno prima. Abbiamo i calciatori per essere nelle prime tre posizioni, quando siamo in forma, non c’è niente da fare per nessuno. Partivamo sul 2-0 per noi ogni volta. Siamo sempre stati dati un po’ per spacci per poi…”
GOL A DERBY
“In realtà se lo sono fatti da soli, con tutto il rispetto per la Roma. Non so neanche perché mi trovassi lì, ho dato giusto una leggera spallata, ovviamente poi il gol è sempre il gol… pensavo che l’avrebbero annullato ma non è stato così. Quella fu una partita giocata benissimo da parte loro, noi invece difendevamo bene ma non giocavamo nella loro metà campo. Questo fu il primo pareggio dopo tante vittorie, loro avevano molte motivazioni. Siamo stati bravi a rimanere in partita fino all’ultimo”.
NAZIONALE
“Vestire la maglia del proprio Paese e poterla rappresentare è sempre una grandissima emozione. Però ovviamente voglio giocare, perché se avviene questo sono più contento, altrimenti… Anche in quelle circostanze ci sono delle gerarchie e le ho sempre rispettate, l’importante è rimare lì, poi le mie chance me le creo da solo. Sono lì, nel giro e me la gioco con tutti, sono un titolare come Chiellini, questo è quello che voglio fare per mantenere il posto e poter giocare l’europeo e il Mondiale. Le pressioni mi piacciono molto”.
PAROLO
“Lui è un bravissimo ragazzo con la testa sulle spalle. E’ passato da titolare inamovibile a essere un giocatore importante sia all’interno che fuori dal campo, si allena molto e ogni volta che è chiamato in causa, risponde presente. Parlo spesso con lui. Quando stai bene sia a casa che di testa, in campo poi si vede tutto ciò, ci vai tranquillo ‘con la sigaretta in bocca’. Ovviamente il campo e la vita privata sono due cose diverse, ma se hai la serenità all’interno della casa, in campo puoi dare qualcosa in più”.
IMMOBILE
“Ci siamo presi subito, un bel rapporto sin dai primi istanti. Poi nel secondo anno è diventato stupendo. Quest’anno ancora di più. Ci diamo anche qualche bacino durante i pranzi come portafortuna, in campo tra l’altro non lo chiamo mai Ciro ma sempre ‘amore’. Una volta nella partita contro l’Inter ho urlato mentre giocavamo ‘amoreee’ e durante la Nazionale poi tutti mi chiesero: “ma chi chiamavi amore?”. Lui porta serenità e positivà, abbiamo un bellissimo rapporto, ci tiene molto a stare qui e all’ambiente Lazio come me e molti altri. Lui però ha qualcosa in più, deve fare la storia, lo vuole con tutto se stesso. Io cerco di aiutarlo e dargli qualche energia in più”.
FAMIGLIA
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