Sampdoria Lazio ha confermato ciò che gli addetti ai lavori e i tifosi temevano: Inzaghi non ha ha avuto il coraggio di cambiare modulo nonostante le assenze
Un pomeriggio da dimenticare, una partita da lasciarsi immediatamente alle spalle. Sampdoria Lazio è stato lo specchio poco felice di questo inizio di stagione. Una squadra spenta se non girano Luis Alberto e Milinkovic e che è vittima inspegabile di un’ecatombe di infortuni. Ma è qui che deve entrare in gioco la capacità di un grande allenatore, ovvero cambiare e adattarsi alla situazione. Sabato pomeriggio impostare nuovamente la squadra con il classico 3-5-2 era onestamente e ovviamente fuori discussione. Lazzari out, Fares e Marusic a mezzo servizio e Lulic che lo vedremo forse tra un mese e mezzo. Era l’occasione giusta per plasmare la squadra con un nuovo modulo e/o comunque con una variante di gioco diversa fino a quella utilizzata fino ad ora. Nessuno mette in dubbio le capacità di mister Inzaghi (ci mancherebbe, sarei un folle visti i miracoli effettuati), ma una cosa gli si chiedeva: il coraggio di cambiare. Perchè schierare Parolo esterno destro e Anderson a sinistra? Perchè utilizzare un modulo che si basa sulle ali senza avere a disposizione esterni di ruolo? Scelte del tutto incomprensibili.
Un bravo allenatore, ma non ancora un grande allenatore
Leggere la partita, verificare chi si ha a disposizione e mettere in campo la formazione che più rispecchia le caratteristiche dei calciatori utilizzabili. In Sampdoria Lazio tutto questo Simone Inzaghi non lo ha fatto. Forse il risultato non sarebbe stato diverso, ma poteva anche esserlo e non lo sparemo mai. Fatto sta che ieri il 3-5-2, almeno nella prima frazione di gioco, non era da utilizzare. Senza fare troppo gli allenatori improvvisati (lungi da me), ma una difesa a 4 con Patric e Acerbi terzini, un centrocampo a rombo e due punte era quanto meno praticabile. Poi nella seconda frazione le opportune correzioni. E’ il coraggio di cambiare, la bravura di avere più soluzioni che permetterà, una volra acquisite, ad Inzaghi di compiere il passo decisivo per non essere più un bravo allenatore, ma un grande allenatore. Prendere esempio da Allegri, tanto bistrattato in quel di Torino, che ha cambiato vai moduli, dal 3-5-2 al 4-3-3 passando al 4-2-3-1, rendendo camaleontica e duttile la sua Juvenrtus. Ora basta passi falsi, basta ostinazioni sul 3-5-2 e spazio a soluzioni alternative, soprattutto in vista della Champions League. C’è tanto lavoro da fare per il mister.
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arco Corsini (Twitter @Marc_Way) (Facebook/ilcorso)
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