Il 15 settembre 1919 nasceva a Castellania, in prov. di Alessandria, Fausto Coppi. Soprannominato “il Campionissimo” o “l’Airone” fu il corridore più famoso e vincente dell’epoca d’oro del ciclismo. Viene considerato uno dei più grandi atleti di tutti i tempi. Passista, scalatore e buon velocista, era un corridore completo e adatto a ogni tipo di competizione su strada.
DA SEMPRE IN BICICLETTA
Dopo aver frequentato con scarso profitto le scuole elementari e lavorato nei campi con il padre e il fratello maggiore, a tredici anni inizia a lavorare come garzone in una salumeria. Coppi effettuava le consegne in bicicletta, ricevendo una paga settimanale di 5 lire. A quindici anni, con i soldi regalatigli dallo zio Fausto, acquista una Maino da 520 lire e inizia a prendere parte alle prime corse non ufficiali vincendole e mettendosi in mostra.
PRIGIONIERO DI GUERRA
Durante la guerra, prigioniero in un campo inglese a Caserta, il 9 gennaio del 1945 si incontra con un gruppetto di persone provenienti da Roma guidato dal giornalista del Corriere dello Sport Osvaldo Ferrari. Con il cronista ci sono anche Pietro Chiappini, un veterano delle corse suo vecchio grande amico e compagno di squadra alla Legnano e il costruttore di biciclette Edmondo Nulli. Fausto rivela che in due anni, quasi tutti trascorsi in prigionia, passati in guerra sul fronte africano non è mai salito su una bicicletta. Nulli gli mette così a disposizione una delle sue biciclette, mentre Chiappini promette d’interessarsi a trovargli una società che possa seguirlo nella ripresa agonistica.
L’ENTRATA NELLA S.S. LAZIO CICLISMO
Il 18 gennaio Coppi arriva a Roma dove incontra i due e avendo già fatta richiesta alla F.C.I. si tessera per la S.S. Lazio Ciclismo. In quel periodo la Lazio è l’unica società romana ad avere una discreta organizzazione. Guidata dal competente Presidente Peppino Stinchelli la sezione conta validi elementi come Romano Pontisso e Marcello Spadolini e su un gruppo di dilettanti guidato da Bruno Pontisso. Anche Chiappini si tessera per i colori biancocelesti per poter aiutare l’amico nel suo rientro alle corse. I due debuttano per la società, su biciclette della Nulli, in occasione di un raduno al Velodromo Appio. Il rientro su strada avviene nel Gran premio Apertura a Napoli (dove si classifica al quarto posto).
LA PRIMA VITTORIA
Il primo successo arriva il 27 maggio nella Coppa Salvioni. Seguono altri successi come quello del 29 giugno ottenuto nella Coppa Candelotti e quello dell’8 luglio sul Circuito degli Assi. Nel frattempo, l’amatissimo fratello Serse lo raggiunge a Roma, tesserandosi anche lui per la Lazio e conquistando diverse affermazioni con la casacca biancoceleste. I due fratelli sono ospiti nella casa di Edmondo Nulli. Ad agosto il Commendatore Zambrini della Bianchi annuncia che la Casa tornerà alle corse nel 1946 e che Coppi ne sarà il capitano. A settembre si aggiudica il Circuito di Lugano. Alla fine saranno sei le vittorie ottenute per i colori biancocelesti.
IL RITORNO AL NORD
In autunno, dopo la liberazione dell’Italia dal Nazifascismo, torna al Nord. Il 22 novembre sposa Bruna Ciampolini e inzia a prepararsi per la nuova avventura con la Bianchi, con la quale correrà per un decennio cogliendo successi clamorosi (quattro Giri d’Italia, dopo il primo dell’anteguerra, due Tour de France, le maggiori classiche europee e nel 1953 a Lugano si aggiudica il titolo di Campione del Mondo su strada) che lo consegnano alla leggenda. In alcune interviste degli anni ’50 Coppi ha spesso ricordato con affetto la Lazio che gli permise di ritornare a correre in quei tempi difficilissimi. Da ricordare la famosa radiocronaca di Mario Ferretti che, commentando l’arrivo della tappa Cuneo-Pinerolo del Giro d’Italia del 1949 (tappa che prevedeva cinque colli alpini da scalare), esordì dicendo: “Un uomo solo è al comando, la sua maglia è biancoceleste, il suo nome è Fausto Coppi“.
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