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Focus – Luis Alberto, chi osa vince

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i sono momenti nella vita in cui tutto si spegne. Ti senti solo, abbandonato. E un’inesorabile e impietosa tortura e tu ora lo sai. Ti guardi dentro, cerchi te stesso, quel bambino felice e spensierato che giocava vicino al negozio della mamma. Ma la verità è che hai paura. Hai paura a stare con lui e hai paura a stare senza di lui. La paura che paralizza, che soffoca il coraggio. Il coraggio di vivere, il coraggio di osare. Una terribile agonia, che solo il desiderio di realizzare un sogno può anestetizzare…

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La storia di Luis

Il sogno di un ragazzo nato a San José del Valle, nella comunità autonoma dell’Andalusia, il 28 Settembre del 1992. Dodici anni e un talento che non può passare inosservato. Si chiama Luis e dopo aver militato nello Jerez, la squadra di provincia, si trasferisce nelle giovanili del Siviglia. La scalata al grande calcio inizia però dal Siviglia Atlético, per esserci bisogna avere meno di 23 anni. 77 presenze e 25 reti, niente male per un giovane trequartista. E’ imprevedibile. Disorienta con le sue giocate, non dà punti di riferimento. Vive costantemente sul filo delle sue emozioni, al punto che spesso riesce a perdersi, alla disperata ricerca di se stesso. Gregorio Manzano, il CT della prima squadra, lo convoca in occasione dei sedicesimi di finale di Copa del Rey e lo fa esordire in campionato il 16 Aprile del 2011 contro il Getafe. Sparisce dal campo, sembra un fantasma. Interviene il Barcellona B, che lo ingaggia per 500.000 euro con diritto di riscatto per il Siviglia. Luis si ritrova, torna ad essere padrone del gioco e in 38 partite realizza 11 marcature. il Siviglia sborsa 5 milioni di euro per riaverlo, in attesa di un’offerta ancora più appetibile. Arriva Il Liverpool, pronto a spendere ben 8 milioni. Gli spagnoli cedono e il 27 Agosto 2013 è la prima volta con la maglia dei Reds, nella Carabeo Cup contro il Notts Country. Per l’esordio in Premier League bisogna aspettare il primo Settembre, gara casalinga contro il Manchester. Nella terra di Albione riesce a collezionare solo dodici gettoni, quasi tutti a gara in corso. Si perde di nuovo, annega nel mare del suo immenso talento e accusa grande fatica a riemergere. Gli inglesi cominciano a pensare di aver investito troppo su un ragazzo di appena ventuno anni. Una miniera di illusioni, che rimangono tali nonostante il Malaga usufruisca della formula del prestito per riportarlo in Spagna. Appena 15 apparizioni e due reti, una miseria per un ragazzo che prometteva di diventare un campione. Sembra l’inizio della fine. Il Malaga non lo riscatta e Luis è costretto a fare ritorno a Liverpool nel 2015. Ancora un altro prestito, stavolta al Deportivo la Coruna. Gioca con continuità, ma non convince. I Galiziani vogliono qualcosa di più delle sei gol che il ragazzo di José è stato capace di segnare e lo rispediscono in Inghilterra. Praticamente è diventato come un pacco postale, recapitato al miglior offerente.

Arriva la Lazio

Alla fine si presenta la Lazio e lo ingaggia per 5 milioni dopo una lunga trattativa, ma ormai il giovane Luis è il lontano parente del giocatore che incantava a Barcellona. Ci sono momenti nella vita in cui tutto si spegne. Ti senti solo, abbandonato. Che tu sia ricco o povero, abile o maldestro, forte o debole, contro di lei non hai scampo. E’ la deriva ideologica di un mondo sempre più cinico e spietato, dove quello che sei conta solo nella misura di quello che fai. L’illusione aberrante di raggiungere la gloria terrena, che ogni giorno alza inesorabilmente l’asticella e da un momento all’altro puoi vivere il terrore di non essere più all’altezza. La prima stagione a Roma è quasi un fallimento, si conclude con 10 presenze e una rete contro il Genoa. Luis è triste, si sente inutile e pensa perfino di smettere. La Lazio non molla. Lo Staff tecnico si accorge che sotto quello sguardo fiero e malinconico si nasconde un campione e lo affida alle cure del Mental Coach Juan Campillo. Il tempo passa e all’improvviso qualcosa cambia. Il 13 Agosto 2017 i biancocelesti si impongono sulla Juventus nella finale della Supercoppa italiana, con una grande prestazione del ragazzo di San José. Ha scelto la maglia numero 18 e, grazie alla posizione di mediano atipico creata per lui da Simone Inzaghi, è tornato il giocatore che incantava a Barcellona. Ha ritrovato se stesso, quel bambino felice e spensierato che giocava vicino al negozio della mamma. Luis non si ferma più e colleziona 14 assist in campionato, nessuno come lui.

La maglia numero dieci

E‘ elegante, ruba l’occhio con i suoi colpi ad effetto. Abile nello stretto e altrettanto a lanciare i compagni in profondità. E` prezioso in tutte e due le fasi, in poche parole il fantasista moderno. A tratti sembra di rivedere Rui Costa per il modo di giocare a testa alta. La Lazio ritrova il campione, ma soprattutto l’uomo e gli assegna la maglia numero dieci. La maglia che rappresenta la fantasia, la creatività, che conferisce a chi la indossa un’aura di magia. La magia di Luis Alberto Romero Alconchel, non a caso detto “il Mago”. Oggi è uno dei centrocampisti più forti d’Europa e il 3 Novembre 2017 è arrivata anche la convocazione delle Furie Rosse, per le amichevoli contro Russia e Costa Rica. Ha vinto due Supercoppe nazionali e una Coppa Italia. Ha contribuito enormemente a riportare i biancocelesti nell’Europa che conta, ripagando con gli interessi la fiducia che gli è stata data. Ha sconfitto la depressione, grazie al suo Coach e al desiderio di realizzare un sogno. Il sogno di un ragazzo nato ventotto anni fa a San José del Valle, con il dono di un talento che aveva solo bisogno di cura e tempo per sbocciare. Ha sconfitto la paura. La paura che paralizza, che soffoca il coraggio. Il coraggio di vivere, il coraggio di osare.

Luciano Tabacchiera

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