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Lazio Tare: “Siamo la squadra più motivata per puntare allo scudetto”

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Lazio Tare si racconta parlando dello stile di gioco che gli piace, i rapporti con i calciatori e il ruolo da Ds

Lazio Tare intervniene alla trasmissione Sky calcio club parlando del mondo biancoceleste: “All’inizio era uscita un’ordinanza in cui si diceva che la ripresa poteva essere effettuata solo a partire dal 6, invece possiamo già da oggi. Prima di partire però, faremo tutti i test sierologici del caso. Vedremo se oggi riusciremo a fare qualcosa, ma ripeto, daremo priorità ai test. La Lazio sembra stia premendo per avere lo scudetto, questo non è giusto, è un’idea che non è stata trasmessa bene. Tutto quello fatto prima dello stop, ce lo siamo guadagnanto giocando sul campo, inoltre mancano ancora tantissime partite, non è ancora sicura neanche la partecipazione all’Europa League. A noi interessa dare un segnale forte al sistema calcio, nelle ultime ore si sta parlando anche di un’ordinanza per bloccare il campionato, questo però non compete a loro. Tutti abbiamo sentito e che la Uefa e la Fifa si sono già espresse su questo argomento, hanno detto chiaramente che i campionati vanno portati a completamento, quindi bisogna finire la stagione”.

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“Si potrà anche iniziare a giugno giocando fino a settembre, dobbiamo considerare che il Mondiale 2022 verrà giocato in inverno, perciò si potrà cogliore questa occasione. Portare a conclusione questo campionato non solo servirà per questa stagione, ma anche per la prossima, per poter ripartire al meglio. Noi siamo una delle poche squadre che ha rispetto tutte le leggi del Governo, i nostri giocatori sono rimasti a Roma mettendosi in quarantena, cosa che non è successo in altri club, che da quanto so, hanno ancora giocatori all’esterno, ma non mi riguarda. Possiamo essere sembrati aggressivi dal punto di vista comunicativo, ma lo stiamo facendo per il calcio, per tutto il movimento calcio, che subirebbe dei ganni gravissimi qualora non ricominciasse. Parlare di scudetto è ancora precoce, mancano 12 giornate, è vero che siamo stati lì fino allo stop, ma non è detto che ci rimarremo fino alla fine”. 

LA LAZIO

“Il cammino della Lazio è stato molto difficile, in questi 11 anni da quando ci sono io, abbiamo sempre sfiorato la Champions League, senza mai centrarla. Abbiamo sempre lavorato nel migliore dei modi, con tutte le possibilità che avevamo. Molti giocatori sono arrivati da sconosciuti, con la tifoseria che non sempre li aiutava, ma poi sono riusciti a crescere molto. Ogni volta la Lazio veniva etichettata come una squadra sorpresa però quando bisognava crescere o fare il salto di qualità, non lo effettuava. C’è stato uno scatto dopo la finale di Coppa Italia vinta nella passata stagione, in quel momento abbiamo capito di essere cresciuti e che potevamo lottare per il vertice. A Roma non è semplice lavorare perché devi sempre centrare gli obbiettivi fissati a inizio stagione, altrimenti sono guai. Spesso diciamo degli obbiettivi minori rispetto alle possibilità, per proteggere la squadra”.

LAVORO DA DS

“E’ vero, non abbiamo osservatori, ma non per questo nessuno controlla i giocatori. Abbiamo tantissime persone che ci aiutano, una grande rete di contatti personale in giro per il Mondo, lavoro insieme ad alcuni ex compagni che conosco molto bene, questo permette al presidente di risparmiare. Questo mi piace, lo stare dietro le quinte non mi pesa, anzi mi aiuta nelle trattative, la pressione cala e la tensione non è troppo alta, in questo modo riesco a fare tutto nelle tempestiche giuste. Bisogna collaborare con l’allenatore, avere da subito un’idea chiara su come si vuole la squadra e tutte le caratteristiche necessarie. Io preferisco e cerco sempre giocatori che sappiano ricoprire più ruoli, in modo tale da aiutare l’allenatore che in questo modo ha un’opportunità in più di cambiare modulo durante la partita. Noi non giochiamo sempre con il 352, spesso Inzaghi cambia modulo, questo è necessario, passa anche al 442 o 4231, questo è il calcio che gioca anche il Barcellona. Io non posso giudicare i moduli, non ho la preparazione, però amo il calcio aggressivo, con linee molto alte, bisogna avere la mentalità vincente. Simone e io ci conosciamo da 15 anni, con lui parliamo spesso della squadra. Milinkovic l’abbiamo pagato 12 milioni, non 18”.

SULLA JUVENTUS

“E’ stata per moltissimi anni una squadra che riusciva a metterci in grande difficoltà, però ultimamente le cose sono cambiate, specialmente negli ultimi 3-4 anni. Abbiamo conquistato la Supercoppa con Murgia e anche qualche giorno dopo in campionato, in casa loro, questo ha fatto cambiare qualcosa nei giocatori, è scattata una scintilla. Ad esempio, la Supercoppa che abbiamo vinto in questa stagione è stata una partita approcciata benissimo fin da subito, tutta la squadra sapeva già che l’avremmo vinta noi. Questo fa notare che la crescita mentale da parte della squadra è arrivata e ora siamo ai livelli della Juve”.

SU MILINKOVIC

“Bisogna prima di tutto vedere la volontà dei calciatori, alcuni di loro vanno via perché credono di aver finito il ciclo con il club e vogliono provare altro, non c’è niente di male. Anche il Napoli ha venduto spesso pezzi pregiati ma è rimasto ogni volta competitivo. Potrebbe accadere lo stesso con Milinkovic, però con lui c’è un grande legami già il fatto che sia rimasto per 5 anni lo fa capire. Ci sono state delle offerte e abbiamo semrpe deciso di non prenderle in considerazione”.

LUIS ALBERTO

“Luis Alberto invece all’inizio veniva spesso criticato e preso in giro, però era principalmente colpa sua. Mi diceva spesso che il calcio italiano non era fatto per lui ma io sapevo che non era così e infatti ogni volta gli ripetevo che questa cosa fosse impossibile da capire dopo appena 4-5 giorni. Diciamo che i primi 7 mesi sono stati molto difficili per lui, non riusciva ad ambientarsi, però negli allenamenti si vedeva che avesse qualcosa fuori dal comune, era devastante. Così decisi di mandare qualcuno di nascosto a firmarlo e poi mostrargli i video per fargli capire le qualità che aveva. Inzaghi è stato importantissimo per lui, lo ha inserito nel gruppo e gli è stato vicino. E’ uno dei migliori della Serie A, inoltre aiuta tutti i compagni”.

ACERBI E IMMOBILE

Francesco è stato una grande scoperta, lo ammetto, mi ha sorpreso molto, è un giocatore di un altro pianata per come vive il calcio. Tra l’altro è venuto qui alla Lazio in un momento difficile, avevamo appena perso De Vrij. Arriva sempre per primo e va via per ultimo, ama allenarsi. Non vorrebbe mai saltare una partita, neanche le amichevoli con i club minori, è un vero leader e trascinatore. Il vero problema prima di acquitare Immobile non era il costo del cartellino ma il suo ingaggio, era troppo alto per noi. Lui guadagnava tanto e non avevamo nessuno che prendesse quella cifra in squadra, però poi si è aperta una chance con il Siviglia e allora lui ha deciso di ridursi l’ingaggio per arrivare da noi e così lo abbiamo acquistato. Forse non si riesce a vedere, ma è veramente un leader sia in campo che fuori. Siamo stati molto fortunati a prenderlo e ad averlo.”. 

MOTIVAZIONE LAZIO

“L’unica preoccupazione, potrebbe essere lo stato psicologico della squadra, anche se vedendo ciò che abbiamo fatto fin’ora credo che siamo la squadra più motivata per lottare e vincere lo scudetto, noi siamo molto consapevoli di tutti gli sforzi e il lavoro fatto negli ultimi mesi e ci rammaricheremmo molto veder sfumare quest’obbiettivo, però siamo curiosi di vedere come andrà. I giocatori però sono tutti carichi, dobbiamo tenerli calmi. E’ un mese che ci chiamano a me e al mister, vogliono ripartire non resistono più. Ad esempio ieri è uscita l’ordinanza da parte della Regione Lazio per gli allenamenti e nella chat è scoppiato un casino, hanno inziato tutti a festeggiare. Non vedono l’ora di tornare in campo”.

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