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LA NOSTRA STORIA Il centrocampista Octavio Fantoni

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LA NOSTRA STORIA Octavio Fantoni nasce a Belo Horizonte, in Brasile, il 4 aprile 1907. Noto nel suo paese come Nininho e in Italia come Ottavio. Battezzato come Pedro.

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Brasiliano ma di origini toscane. I genitori emigrarono in Brasile da Bibbiena, cittadina in provincia di Arezzo. Inizia a giocare nella squadra della Palestra Italia di Belo Horizonte (Cruzeiro). Sin da subito esprime il desiderio di tornare nella nazione che sente sua. Tra le tante offerte ricevute dall’Italia sceglie quella della Lazio. Sposato con due figlie rimase presto vedovo.

La Lazio lo acquista con il cugino Juan nella stagione 1930/31. Diviene subito un beniamino per classe, grinta e uno straordinario attaccamento alla maglia. Pedina fondamentale del gioco biancoceleste, amato dai tifosi per il carattere combattivo e mai domo ma improntato al massimo rispetto per gli avversari.

Il 25 marzo 1934 fa il suo esordio in Nazionale contro la Grecia nelle eliminatorie del Campionato del Mondo. Unica presenza in azzurro. Nel frattempo era arrivato alla Lazio un altro suo cugino, Leonisio, fratello di Juan. Del calcio italiano gli piaceva tutto meno la durezza del gioco. Octavio salta poche partite ma il 20 gennaio 1935 contro il Torino si infortuna al naso in uno scontro con un avversario.

Esce dal campo e, medicato, dopo cinque minuti torna in campo collaborando al pareggio della Lazio ottenuto a pochi minuti dalla fine grazie a un gol di Piola. Fino al venerdì successivo i giornali non riportano nulla ma quel giorno il Messaggero con la notizia di una Lazio multata dal Tribunale del Calcio per intemperanze dei propri sostenitori segnala che da giovedì pomeriggio Fantoni si trova ricoverato al Policlinico Morgagni per un peggioramento delle condizioni di salute.

Il giocatore è in preda a una forte febbre e i sanitari riscontrano una frattura alle ossa nasali. Sempre il Messaggero il 26 gennaio riporta che il giorno precedente si era assistito a una ininterrotta serie di visite da parte degli sportivi. Anche dei giocatori della Roma. Le notizie non sembrano confortanti. Lunedì 28 si registra un miglioramento ma il giorno dopo ancora un forte rialzo febbrile. Si parla di intervento chirurgico. Mercoledì 30 le condizioni sono gravi. Il giorno prima i medici avevano diagnosticato una settico-piemia con localizzazione purulenta al ginocchio sinistro. Giovedì 31 il giornale scrive che i medici Bani e Di Giulio dopo l’operazione hanno emesso un bollettino in cui le condizioni del giocatore sono giudicate riservatissime. Il 1 febbraio le notizie sono confortanti. Lunedì 4 i compagni di squadra fanno visita al compagno trovandolo in discrete condizioni. Mercoledì 6 un nuovo improvviso aggravamento. Il ginocchio è pieno di pus. Il giorno successivo il giornale scrive che Fantoni subisce una nuova operazione ma i medici non si pronunciano. Venerdì 8 ‘Il Messaggero’ definisce gravissime le sue condizioni. Il 9 lo stesso giornale annuncia la morte del giocatore con queste parole: “È un lutto per il calcio italiano la morte di Ottavio Fantoni”. Il sottotitolo: “La Lazio giocherà ugualmente a Livorno non avendo ottenuto il richiesto rinvio della partita a lunedì”. Parte dell’articolo dice: “Ieri sera alle 19,35 Fantoni, valoroso mediano sinistro della Lazio, è cessato di vivere in una camera del Policlinico Morgagni. In seguito alla frattura nasale, era sopravvenuta una settico-piemia con localizzazione di pus al ginocchio, per la quale fu operato essendo in gravi ma non disperate condizioni. La situazione si è aggravata per una successiva localizzazione all’articolazione tibio-tarsica che rese necessario un altro intervento. Sin da giovedì i medici avevano perduto ogni speranza di salvarlo. Ieri mattina alle 11 Ottavio Fantoni è entrato in agonia e qualche ora dopo il parroco del Sacro Cuore al Lungotevere Prati, padre Zafferana, gli amministrò i sacramenti ‘in extremis’. Ma la forte fibra dell’atleta fece sì che l’agonia si prolungasse fino al tardo pomeriggio, tra il dolore della cugina e dei compagni di squadra che non lo hanno mai abbandonato in queste tristi ore.  Anche il gen. Vaccaro, segretario del C.O.N.I., è voluto essere presente al momento del trapasso e ha espresso, a nome del C.O.N.I. e della F.I.G.C., le condoglianze alla famiglia. Successivamente è stato un continuo accorrere di molte personalità del mondo sportivo”. Da segnalare che il giocatore è spirato nel momento in cui entrava in clinica il cugino Juan. Ancora il quotidiano romano prosegue: “Sono arrivati moltissimi telegrammi di società sportive, della Roma e di autorità dello sport. La Lazio ha chiesto il rinvio a lunedì 11 della partita di campionato all’Unione Sportiva Livorno. Il Presidente della squadra toscana comm. Troti ha risposto di non poter aderire al desiderio espressogli dalla Lazio il quanto l’11 a Livorno è festa civile ma sarà comunque giornata lavorativa e pertanto l’incontro si svolgerà il giorno 10 come da calendario”. La Lazio è costretta a giocare. Lo farà con il lutto al braccio, con la morte nel cuore e la rabbia in petto per il rinvio negato, imponendosi 2 a 0 pur priva dei Fantoni rimasti a Roma. In tutti i campi di gioco viene osservato un minuto di silenzio in memoria di Octavio.  Il 12 Il Messaggero narra che “nel pomeriggio precedente si sono svolti i funerali del giocatore alla presenza di una cornice di popolo imponente che ha gremito il Lungotevere Prati, Ponte Cavour e Piazzale di Ripetta. Alle esequie hanno partecipato i rappresentanti di tutte le società sportive della Capitale, i gruppi dopolavoristici dell’Urbe con i propri gagliardetti e bandiere. Nella mattinata, nella Chiesa del Sacro Cuore in Prati, in presenza della salma, si era svolta la funzione religiosa alla quale sono intervenuti tutti i giocatori della Lazio e vari atleti della Roma. Il pellegrinaggio è stato continuo, tanto che nel pomeriggio solo il servizio d’ordine è riuscito a formare uno stretto corridoio per permettere il passaggio del carro funebre. La salma è stata trasportata dalla chiesa al carro a spalla dai giocatori di Lazio e Roma fraternamente uniti.  Tra i più commossi Fulvio Bernardini, Pietro Pastore e Attilio Ferraris, che nei giorni della malattia non ha lasciato un solo istante, notte e giorno, il capezzale del compagno amatissimo. Presenti anche Paolo Agosteo dell’Ambrosiana e Guido Masetti della Roma. Lentamente il carro funebre ha potuto raggiungere Piazza della Fontanella Borghese, gremitissima, dove il dott. Antonacci, in rappresentanza della F.G.C.I., ha rivolto alla salma l’ultimo saluto degli sportivi di Roma e d’Italia.  Seguivano il feretro il Segretario del C.O.N.I. e Presidente della F.G.C.I. Giorgio Vaccaro, il CT della Nazionale comm. Pozzo, il vicepresidente dell’Ambrosiana, il presidente della Lazio Eugenio Gualdi con tutti i dirigenti. Assente, perché malato, il presidente della Roma che si è fatto rappresentare da un dirigente giallorosso. Presenti i famigliari, le due bambine figlie dello scomparso, il rappresentante dell’Ambasciata del Brasile.  Il rito ‘fascista’ è stato eseguito da uno sportivo tra la folla che ha gridato per tre volte il nome di Ottavio Fantoni, a cui ha fatto eco a una sola voce del popolo commosso il grido di “presente”. Il corteo ha poi raggiunto il Verano seguito da centinaia di macchine e da numerosi carri colmi di corone. Tra queste quella della famiglia, del segretario del Partito Nazionale Starace, dell’Ambasciata del Brasile, del sottosegretario dell’Aeronautica Valle. E ancora dei presidenti di Lazio, Roma, Ambrosiana e Juventus, dei compagni di squadra, dei giocatori della Roma e della Fiorentina, del personale dello Stadio Nazionale, dei nuotatori della Lazio e molte altre ancora. Il presidente della Lazio, ing. Eugenio Gualdi, ha voluto ringraziare a nome della Società tutti coloro che hanno partecipato ai funerali”.  Il 20 gennaio 1935 la FIGC gli assegna la Medaglia d’Argento al Valore Atletico, decorazione concessa ai calciatori caduti in gara o in allenamento.

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