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LA NOSTRA STORIA Tanti auguri all’ex Claudio Garella

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Claudio Garella nasce a Torino il 7 gennaio del 1955. Portiere dotato di ottime doti fisiche, fece del suo stile nel parare un vero e proprio marchio di fabbrica.

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Uscite spericolate, uso dei piedi per parare, riflessi prodigiosi, parate clamorose alternate a errori incredibili, lo hanno fatto diventare un personaggio molto conosciuto ma sul suo operato da portiere i giudizi sono stati sempre discordanti. Cresciuto nelle giovanili del Torino Claudio Garella esordisce in Serie A nel campionato 1972/73. Al termine della stagione viene ceduto al Casale, dove resta per due campionati. Nel campionato 1975/76 milita come portiere titolare del Novara. Nel 1976 viene acquistato dalla Lazio su esplicita richiesta del tecnico biancoceleste Vinicio che lo ritiene un profilo interessante per il futuro. Il primo anno a Roma fece da secondo a Felice Pulici ma l’anno successivo l’allenatore decise di promuoverlo titolare, suscitando molte polemiche nell’ambiente e costringendo l’ex numero uno a trasferirsi al Monza. Il giovane portiere in alcune partite non ebbe un buon rendimento e Beppe Viola – giornalista Rai degli anni Settanta – coniò per le sue defaillance il termine “Garellate”. Da quel momento la stampa definì qualunque suo errore con tale termine. Inoltre, il fatto di aver sostituito Pulici non era andato giù ai tifosi che lo chiamavano “Paperella”. Nella stagione 1977/78 colleziona 29 partite in Campionato, 2 in Coppa Italia e 4 in Coppa UEFA.

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POI SAMP E VERONA

Al termine del campionato passa alla Sampdoria nello scambio che porta Massimo Cacciatori alla Lazio. Anni dopo a commento della sfortunato periodo in cui vestì la casacca biancoceleste il portiere torinese dichiarò: “Ero troppo giovane e per questo fallii”. Con i blucerchiati restò per tre stagioni. Dopo le critiche ricevute a Roma l’esperienza con i doriani lo rivaluta in pieno. Nel 1981 fu ceduto al Verona dei miracoli, arrivando a conquistare uno storico Scudetto nella stagione 1984-1985, sotto la guida di Osvaldo Bagnoli. Con i veronesi mette assieme 113 presenze e i tifosi lo soprannominano “Garellik”. Quella di Verona fu un’impresa incredibile: “Nessuno si aspettava di poter vincere lo scudetto, solo nell’ultimo incontro con l’Atalanta ce ne rendemmo conto”, dichiarò. A Verona le parate alla Garella divennero un vero e proprio marchio di fabbrica: “Non è vero che paravo solo con i piedi, paravo con tutto ma sapevo usare i piedi più di altri; una volta feci una parata in rovesciata”. Per commentare lo stile del portiere arriva a scomodarsi addirittura l’Avvocato Gianni Agnelli che lo definisce “il miglior portiere senza mani”.

INFINE IL NAPOLI

Nell’estate del 1985 passò al Napoli vincendo un altro storico Scudetto e una Coppa Italia nella stagione 1986/87: “Lasciare Verona non fu facile ma la voglia di giocare con il calciatore più forte di tutti i tempi, Diego Armando Maradona, fu più irresistibile del resto. Ma anche gli altri erano grandi giocatori, se a Verona nell’anno dello scudetto feci 100 parate a Napoli ne feci 10”. Uno scudetto al Nord e uno al Sud: “A Verona fu una grande gioia ma molto contenuta se paragonata a quella di Napoli. Al San Paolo erano presenti 100mila persone”. Nel 1988 fu ceduto all’Udinese in Serie B. Giocò l’ultimo anno con l’Avellino nel 1991 per poi appendere le scarpe al chiodo.

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