Il tecnico del Lecce Liverani ricorda il suo passato con la maglia della Lazio, sua avversaria domani all’Olimpico.
LECCE Liverani ricorda il suo passato. Il tecnico giallorosso ha vestito per 5 anni la maglia della Lazio. Che, nonostante la fede romanista, ha rappresentato la tappa più importante della sua carriera da calciatore. Accolto tra lo scetticismo generale, lo ha spazzato via letteralmente in soli due anni. E domani tornerà all’Olimpico, da avversario ma anche da amico: tanti sono infatti gli amici compagni fraterni che riabbraccerà. A partire da Inzaghi e Peruzzi: “Un leader vero, in cui ho appreso tanto in quei cinque anni di Lazio”. Quella Lazio che lui definisce “la mia vittoria più bella”. Una vittoria tra le tante conquistate in quell’esperienza, con una squadra di uomini veri, sempre pronti a battersi col coltello fra i denti. Uno su tutti, Mancini – con cui non mancarono gli scontri anche accesi. Gente che riuscì a portare a casa una Coppa Italia, cui seguì il Piano Baraldi. E come non menzionare poi il derby del 6 gennaio, Delio Rossi e la fascia da capitano, a chiudere un cerchio perfetto. Proprio quel derby dell’Epifania fu indimenticabile: “Coincisero tante cose, il ritorno di Paolo (Di Canio, ndr) e il suo gol sotto la Sud. Come un film già scritto. Sulla carta rigiochiamo altre dieci volte e nove volte lo perdiamo. Una formazione mai più ripetibile. Un 6 gennaio perfetto. Noi eravamo morti, venivamo da Udine, dove toccammo il fondo. Sono le storie belle del calcio. Ricordo l’assist a Di Canio, ma anche il secondo per il 3-1 di Rocchi”. E adesso di nuovo la Lazio, stavolta dalla panchina del Lecce. Ai suoi ragazzi chiede determinazione, umiltà e attenzione. Soprattutto per il vero pericolo della sfida: Ciro Immobile, uno che non si ferma mai e da tre anni segna gol a raffica. Senza tralasciare il cervello della squadra, Luis Alberto: “È più dinamico rispetto a me, meno regista, possiede velocità di pensiero e di esecuzione. Una delizia”.
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