La prima Olimpiade. Il primo documento scritto che parla della nascita delle Olimpiadi accenna a una gara unica: lo ‘stadion’. Una corsa simile ai moderni 200 metri. Solo successivamente furono aggiunte altre discipline. Ciò rese i ‘Giochi‘ uno degli avvenimenti più importanti di tutta la Grecia antica.
I GIOCHI
Oltre allo ‘stadion’, le prime Olimpiadi prevedevano anche gare di ‘diaulos’ (corsa sulla distanza doppia dello Stadion), di ‘dolicos’ (corsa di resistenza), di ‘hoplidromos’ (corsa con le armi), gare equestri (corse di cavalli e di carri), lotta, pancrazio, pentathlon (comprendente salto in lungo, giavellotto, lancio del disco, corsa, lotta) e tornei di pugilato.
LA TREGUA OLIMPICA
Anche se alle Olimpiadi potevano prendere parte solo maschi, e solo di lingua greca, i ‘Giochi’ si potevano considerare la prima manifestazione sportiva di carattere ‘internazionale’. Infatti ad essi, anche se con il vincolo della madre-lingua, erano ammessi anche atleti delle più lontane colonie greche. I Giochi si svolgevano ogni quattro anni e duravano cinque giorni durante in quali si svolgevano fino a venti gare. L’importanza era talmente tanta che a ogni edizione si sospendevano le guerre. Era la cosiddetta ‘tregua olimpica’, la Ekecheiria. Violare la tregua era considerato uno degli atti più sacrileghi che si poteva compiere. Anche perché i Giochi erano dedicati a Zeus, il padre di tutti gli dei.
I PRIMI CAMPIONI
I
vincitori diventavano famosi in tutta la Grecia e gli venivano dedicati poemi e statue. Fra i campioni più famosi delle prime Olimpiadi il lottatore ateniese Aurelios Zopyros, il corridore siracusano Astylos, il saltatore spartano Chionis, il corridore imerese Crison, i lottatori rodiensi Diagoras e i suoi figli Akusilaos e Damagetos, il pentatleta tarantino Icco, l’atleta di Predazzo Theagenes di Thasos, il pugile Tysandos di Naxos, e l’atleta spartana Kyniska, la prima donna vincitrice di una gara olimpica. Mentre il primo vincitore olimpico ricordato dalla storia ufficiale dei Giochi è stato Corebo di Elide nella corsa.
IL DIVIETO DELLA CHIESA CATTOLICA
Con la conquista romana della Grecia i Giochi ebbero una minore importanza (i romani preferivano cimentarsi in sport decisamente più cruenti della corsa), ma fu la Chiesa Cattolica, quando divenne religione ufficiale dell’Impero Romano, a decretare la fine delle Olimpiadi classiche con il divieto proclamato nel 393 dall’imperatore Teodosio I e rafforzato dal vescovo di Milano Ambrogio che le considerarono manifestazioni pagane.
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