LAZIO I dolori (reali) del giovane Luis Alberto. Lo spagnolo, in questa prima parte di stagione, è un lontanissimo parente di quello ammirato lo scorso anno. Proviamo a spiegarne il perchè.
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AZIO I dolori (reali) del giovane Luis Alberto. Oscar Wilde, se fosse vivo, probabilmente intitolerebbe così il romanzo della stagione dello spagnolo. Il cui rendimento non è neanche lontanamente assimilabile a quello con cui aveva stupito tutti solo un anno fa. La vicenda comincia al termine dell’estate, quando il fantasista inizia ad accusare i primi sintomi di una strana pubalgia. Che, guarda caso, non lo aveva mai colpito durante il ritiro di Auronzo e le amichevoli pre-season. Allora forse c’era da mettersi in mostra in previsione di una possibile cessione al Siviglia. Lui ci sperava, tornare a giocare in patria era il suo sogno, ma alla fine così non è stato. E allora, guarda caso, ecco comparire la pubalgia.
Una pubalgia strana, che nemmeno l’intervento di Ruben Pons Aliaga, fisioterapista del Liverpool, è riuscito a lenire. Il disturbo va e viene, costringendo il calciatore a prestazioni al di sotto delle sue potenzialità e a diserzioni a sorpresa in allenamenti e impegni ufficiali. L’ultima ieri, nel match di Europa League contro il Marsiglia, dove il numero 10 non è stato nemmeno convocato. Tra lo stupore dello staff medico, che solo lo scorso 2 settembre assicurava che il giocatore non ha “mai lamentato questo fastidio né si è sottoposto a cure fisioterapiche“. E anche gli accertamenti svolti ieri in Paideia hanno dato esito negativo: nessuna lesione, solo un piccolo fastidio. Nulla di allarmante insomma.
A questo punto viene da chiedersi se dietro il disturbo di cui soffre Luis Alberto non ci sia ben altro. Un malessere di tipo mentale, per esempio. E di motivi per essere nervoso lo spagnolo ne avrebbe. In primis la concorrenza: l’anno scorso infatti l’ex Liverpool si giocava la maglia da titolare con Felipe Anderson. Ceduto il brasiliano in estate al West Ham, pensava di aver risolto i suoi problemi e che d’ora in poi il posto dal 1′ non glielo avrebbe tolto più nessuno. Ma non aveva fatto i conti con l’arrivo di Correa e, soprattutto, con l’esplosione di Caicedo. Che, a suon di gol e buone prestazioni, hanno scalato gradini nelle gerarchie di Inzaghi, insidiando il primato di Luis.
Su cui grava anche la questione contratto: dopo l’ottima stagione scorsa, pensava di essere entrato a pieno diritto tra i top della squadra, al pari dei vari Immobile e Milinkovic. La società però non sembra trattarlo come tale: al bomber e al Sergente ha già concesso il rinnovo, a lui ancora no. E per i giorni a venire, si parla di tutti, di Leiva, Lukaku, Radu, Patric. Sul suo fronte, invece, ancora nessuna notizia. Una mancata attenzione che lo sta indispettendo non poco.
Naturalmente la speranza del popolo biancoceleste è che con il passare delle giornate le nubi possano diradarsi e il sereno ritornare sul cielo dello spagnolo. Ma i cattivi precedenti (vedi Felipe Anderson, solo per citarne uno) non inducono certo alla tranquillità. Se la situazione dovesse persistere sull’onda degli ultimi giorni, non si esclude la rottura e la cessione. Quella solo sfiorata dopo il primo deludente anno nella Capitale e che potrebbe diventare una realtà concreta. Magari già a gennaio.
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