Il primo settembre del 1960 a Verona moriva a 47 anni, Mario Riva, attore comico e conduttore de “Il Musichiere”, trasmissione cult dei primi anni della Rai. “Il Musichiere” è stato per anni l’avvenimento senza rivali del sabato sera in tv e non solo. Un programma, compresa la sigla di chiusura “Domenica è sempre domenica”, ritagliato su misura per l’aria scanzonata del conduttore, capace di ospitare ospiti nazionali e internazionali di grandissimo livello: da Totò a Gary Cooper, tra i tanti. Il duetto canoro tra Coppi e Bartali, nemici sulle due ruote ma amici nella vita, divenne anche grazie alla bravura di Riva un classico della televisione italiana.
Al momento della sua morte Riva – appena quarantasettenne – era impegnato in un’edizione speciale del suo programma all’Arena di Verona quando si verificò quello che in un primo momento sembrò un banale incidente (una caduta nella buca del palcoscenico) ma che invece si rivelò fatale mettendo fine a una storia professionale fatta di una lunghissima gavetta e di un successo conquistato tardi ma rimasto nella storia della tv.
Mario Riva nacque a Roma nel 1913 (il suo vero nome era Mariuccio Bonavolontà). Giovanissimo negli anni ’40 esordì con spettacoli per i soldati italiani, nel dopoguerra era passato all’avanspettacolo e successivamente, per tutti gli anni ’50, alla rivista e alla commedia musicale. Durante la sua carriera aveva collaborato con molti personaggi destinati a diventare la storia dello spettacolo italiano: tra gli autori di rivista, Michele Galdieri, con il quale prese parte a una lunga stagione di spettacoli al Teatro Valle di Roma al fianco di Paola Borboni, Anna Magnani, Totò. Poi con la Compagnia di Peppino De Filippo, a fianco di Beniamino e Pupella Maggio. Nel 1948 al teatro Colle Oppio di Roma Riva aveva incontrato Riccardo Billi, con il quale costituì una delle prime coppie comiche dell’epoca dando il via a un modello che ha avuto in seguito grande successo: Totò e Peppino, Tognazzi e Vianello, Franco e Ciccio, Ric e Gian, Cochi e Renato, fino ai nostri giorni Greggio e Iachetti. Billi e Riva, sotto la guida di Garinei e Giovannini, conobbero una fortunatissima stagione di commedia musicale con titoli di grande richiamo: “La bisarca” nel 1950, “Alta tensione” nel 1951, “I fanatici” nel 1952, “Caccia al tesoro” nel 1953, “Siamo tutti dottori” nel 1954, “La granduchessa e i camerieri” nel 1955, “Gli italiani sono fatti così” nel 1956. Insieme a loro Wanda Osiris, Gino Bramieri, il quartetto Cetra, due giovanissimi talenti come Nino Manfredi e Paolo Ferrari; il tutto accompagnato dalle musiche delle orchestre di Armando Trovajoli e Lelio Luttazzi. Al cinema Riva ebbe al suo attivo oltre 40 film girati con Totò, Peppino De Filippo, Alberto Sordi, Walter Chiari e Aldo Fabrizi. Tra le pellicole: “Accadde al commissariato” (1954), “Accadde al penitenziario” (1955), “Arrivano i dollari!” (1956), “Ladro lui, ladra lei” (1957), “Toto Peppino e le fanatiche” (1958), “Il Vigile” (1960).
Ma fu soprattutto “Il Musichiere” a dargli successo: la prima trasmissione andò in onda nel dicembre 1957 e l’ultima, 90 puntate dopo, nel 1960 con la morte dell’artista. Al sabato sera i cinema, al posto del film in cartellone, trasmettevano il programma di Riva.
Mario Riva ebbe la capacità di capire subito l’enorme potenziale di comunicazione della tv. Proprio per questo fece perno su una conduzione popolare con l’uso ravvicinato della telecamera per dialogare direttamente con il telespettatore, sull’invenzione di una casalinga immaginaria “la signora Clotilde”, sul rivolgersi direttamente ai politici per situazioni di bisogno e anche sulla noncuranza per una spiccata cadenza romana (lui di provata fede calcistica laziale). E fu la strada giusta visto che venne ripagato dal pubblico che lo sentiva vicino e amico: basti pensare che ai suoi funerali parteciparono 250.000 persone.