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Jessica Melena racconta il suo Immobile: “Che bello essere a Roma. Inzaghi?…”

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Jessica Melena racconta il suo Immobile. La moglie del bomber biancoceleste è intervenuta ai microfoni di Lazio Style Channel per una lunga intervista.

Jessica Melena racconta il suo Immobile: “Lo seguo sempre, allo stadio ed anche in ritiro. E’ così che abbiamo superato tutti i nostri momenti, quelli più belli e quelli meno piacevoli. Condivido con lui anche il prepartita. Già dal sabato sono agitata e mi addormento con la voglia di andare allo stadio o di vederlo in tv. Insieme a Ciro la mia vita è cambiata molto. Ci siamo conosciuti che eravamo due ragazzini, poi siamo cresciti insieme. Abbiamo avuto la prima bambina dopo neanche un anno che ci siamo conosciuti. Da bambini che eravamo, siamo diventati adulti insieme“.

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CIRO PAPA’ E I SUOI DIFETTI

“Oltre il calciatore, è nato per fare il papà. Non ha paura di nulla. Lui è quello più di polso, come se avesse già fatto il papà in un’altra vita sa sempre come comportarsi. Ama le sue figlie più di ogni altra cosa. Difetti? Si arrabbia troppo facilmente, anche in campo. Inoltre è molto testardo“.

ROMA

“E’ importante, per la stabilità di un calciatore, essere a Roma per la seconda stagione. Stare con lo stesso allenatore, gli stessi compagni e la stessa società è un punto di partenza per essere più sereno. Ha di speciale i tifosi, che dimostrano affetto e colore a Ciro. Per lui, che è napoletano e quindi di cuore, è importante sentirsi amato. I tifosi sono carini anche nei miei confronti. La Capitale di speciale quindi in primis ha i tifosi, in più è una città unica, in tutto ciò che concerne la Lazio“.

QUEI MONDIALI SFUMATI…

“La mancata qualificazione ai Mondiali? Sono stati giorni tristi e pesanti, abbiamo parlato poco, ci spiegavamo guardandoci. Ciro ripeteva che i gli italiani si ricorderanno di loro per essere la squadra che non si è qualificata. Ci siamo fatti in lacrime il viaggio di ritorno da Milano“.

INZAGHI

“E’ l’uomo della carriera di Ciro, che è arrivato qui dopo due anni di standby. Simone lo ha fatto ‘resuscitare’. Ciro aveva bisogno di sentirsi importante e solo così poi è riuscito a fare bene. Simone è stato il suo uomo del destino“.

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