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Igli Tare si racconta tra passato e progetti futuri (3^ PARTE)

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In una lunga intervista a RTSH il ds della Lazio Igli Tare si racconta tra passato e progetti futuri.

TARE SI RACCONTA TRA PASSATO E PROGETTI FUTURI: A BOLOGNA CON MAZZONE

Carlo mi chiese di seguirlo, perché conoscevo i suoi schemi. C’era grande rispetto tra di noi. Al telefono mi disse: ‘Voglio parlare con il combattente che ho avuto a Brescia e voglio che mi segua a Bologna’”.

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GOL AL PARMA

“Contro il Parma giocammo un derby nei play-out, una partita per la sopravvivenza in Serie A in cui segnai il gol decisivo nella gara di andata finita 1-0 a Parma. Sfortunatamente abbiamo perso 2-0 a Bologna e quello è stato il momento più triste della mia carriera da giocatore. Non ho mai provato la sensazione di retrocedere con una squadra che un mese e mezzo prima era al sesto posto e pensava di andare in Europa. Ma ogni cosa negativa ha un lato positivo, mi ha dato la possibilità di trasferirmi alla Lazio”.

BOLOGNA

“È stata una delle esperienze più belle, sono emozionato ogni volta che torno allo stadio. Tutte le persone mi salutano, mi abbracciano. Mi sono sentito in imbarazzato nel dover partire in un momento negativo. Ma ciò che ho dato e il loro apprezzamento, mi fanno sentire orgoglioso. Mazzone in quel periodo lasciò la carriera di allenatore, e ci fu l’avvicinamento alla Lazio”.

L’ALBANIA

“Seguo da vicino sia la nazionale che la Super League. Voglio essere in contatto con il calcio albanese, ma non voglio commentare le cose che non conosco bene da dentro perché sarebbe sbagliato. La nazionale ha avuto un ottimo risultato grazie al lavoro di De Biasi. Con Panucci è in atto un cambio generazionale e ci vuole tempo e pazienza. La differenza tra De Biasi e Panucci è nell’età. De Biasi quando era giovane era coraggioso, poi è diventato un allenatore completo. Panucci diventerà più maturo”.

SU HASI

“Ha avuto la possibilità di diventare allenatore della nazionale, ma ha scelto un’altra destinazione. I tecnici in Albania sono cresciuti, come dimostra lo Skënderbeu con Josa e Daja. Non sono ancora a livello di poter guidare la nazionale, ma perché no, con fiducia possono arrivarci”.

CRESCITA

“I giocatori della mia generazione si sono formati in Albania, ma non possono essere paragonati alla generazione attuale. Il nostro periodo è stato molto avventuroso quindi sono fiducioso che otterremo di più. A quel tempo, la nostra squadra nazionale aveva giocatori che giocavano in squadre molto buone all’estero proprio come adesso, ma non avevamo le infrastrutture e le condizioni di oggi”.

ABAZAJ

“Il mio collega dell’Anderlecht mi ha chiesto un parere su Abazaj e la mia valutazione è stata positiva. Ha delle caratteristiche che possono emergere in Italia, ma anche in Inghilterra. Lavorare nel calcio albanese? È difficile perché noi albanesi abbiamo l’idea di essere sempre più intelligenti rispetto agli altri e questo crea difficoltà nella cooperazione. Ho solo una esperienza con le squadre albanesi, quella con il Flamurtari per Tounkara”.

CONTRIBUTO ALL’ALBANIA

“Il mio desiderio è dare il mio contributo. Se vengo in Albania, ottengo ciò che mi manca, non ho niente da vincere. Mi è stato offerto di fare il presidente della federazione albanese, ma ho rifiutato perché mi sento un uomo di campo”
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