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Igli Tare si racconta tra passato e progetti futuri (2^ PARTE)

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In una lunga intervista a RTSH il ds della Lazio Igli Tare si racconta tra passato e progetti futuri.

TARE SI RACCONTA TRA PASSATO E PROGETTI FUTURI: IL SEGRETO

“Il segreto del mio lavoro? Dedicare tutto te stesso. La mia fortuna per quanto riguarda questa professione è rappresentata dalla famiglia, che mi fa sentire libero dalle pressioni extra lavorative. Nel periodo delle vacanze estive per esempio devo essere libero di lavorare di più per il mercato. Attribuisco grande importanza a questi dettagli, che fanno la differenza. La famiglia nella maggior parte dei casi è un grosso ostacolo alla carriera di un giocatore. La modestia? La semplicità aiuta. Più si è semplici, più è facile analizzare il lavoro. Parlo 6 lingue? Meglio il tedesco, dato che mia moglie è tedesca”.

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IL VALORE DEI GIOCATORI

“Il calcio è strettamente correlato ai risultati. Nel momento in cui i risultati ci sono, allora il valore viene moltiplicato. La cosa più importante però è di avere piena fiducia nel progetto che si sta portando avanti, soprattutto nei momenti negativi. Per quanto riguarda il lato finanziario, lo stipendio è l’ultima cosa che guardo. Tutto deve essere collegato alla passione. Il valore di un giocatore non lo fa la carta ma il ragazzo stesso, perché un anno può essere una cifra e l’anno dopo un’altra. Tutto è collegato al successo. Se sei nel club giusto, con l’allenatore giusto e la squadra giusta e hai le giuste prestazioni, si ha una lievitazione del valore professionale ed economico”.

GLI INIZI

“Ho tanta nostalgia per il Partizani (la sua prima squadra, ndr), per l’infanzia molto bella che ho passato negli 8-9 anni che ho avuto l’opportunità di giocare lì. Ho lavorato con allenatori come Shaqiri, Fagu e in prima squadra con gli allenatori Starova e Lika. Questo mi ha aiutato molto nel proseguio della mia carriera di calciatore”.

SUL BRESCIA

“Andare al Brescia era ciò che desideravo in quel momento. Ogni calciatore aveva il sogno di giocare in Italia, io l’ho fatto a 27 anni ed è stata una grande emozione. Non dimenticherò mai la partita d’esordio in Serie A contro il Milan. In quel periodo, l’immagine degli albanesi non era buona, ma quando tutti hanno chiamato il mio nome sono rimasto sorpreso. La concorrenza con Luca Toni? Abbiamo giocato insieme in attacco e alla fine sono riuscito a vincere la mia sfida”.

SU MAZZONE

Mazzone è una leggenda del calcio italiano. Quando guardo l’ultima generazione di allenatori mi rendo conto che stanno cambiando un sacco di cose, mentre lui era un tecnico all’antica, un grande professionista. È stata una relazione di odio-amore con Mazzone, che però ricordo con grande nostalgia”.

GUARDIOLA E BAGGIO

“In quel periodo il Brescia era una squadra importante perché oltre a loro c’erano Pirlo, Toni e Bachini, che proveniva dalla Juventus. La cosa più strana è che ho imparato da loro che si deve essere semplici. Sono ancora in contatto con loro, soprattutto con Guardiola. Con Baggio ho avuto meno contatti, ma lui è un uomo anti-calcio. È un cacciatore professionista e ha una grande fattoria in Argentina di oltre 300 miglia quadrate. Anche in quel periodo in cui giocavamo insieme, la sua attenzione era concentrata sulla caccia, mentre il calcio era un antistress per lui”.

GOL PREFERITO 

“Il gol segnato alla Juventus. Era una una squadra molto forte e avevamo bisogno di quella vittoria. Ricordo quando arrivò il cross e stavo per tirare mi sembrava di essere a 200 metri dalla porta. Buffon? È il simbolo di una generazione d’oro per l’Italia. È un ambasciatore del calcio italiano e un grande professionista”.

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