Questa settimana la redazione di Laziochannel ha contattato Sandro Corapi, mental coach di fama nazionale, che nel giorno del suo compleanno ha detto la sua in merito al momento non semplice della compagine biancoceleste
Nel corso della gestione Petkovic, Sandro Corapi ha lavorato al servizio della Lazio risultando una figura determinante, nella fattispecie nella stagione 2012-2103 culminata con la conquista della Coppa Italia. Da Hernanes a Candreva, passando per Biglia e Klose, tanti sono i professionisti con cui il mental coach ha collaborato.
Buon pomeriggio Sandro, tanti auguri di buon compleanno. Partendo dal pareggio casalingo di domenica contro il Bologna, cosa succede alla Lazio? Come si esce da questo momento?
“Buon pomeriggio, vi ringrazio. Credo che la squadra abbia dimostrato di avere grande carattere. Le qualità non si discutono e non a caso la Lazio ha disputato fin qui un’ottima stagione, trovandosi attualmente in corsa su due fronti. Sicuramente i frequenti spostamenti generano stanchezza nei giocatori, non tanto per l’impegno sul campo a cui i professionisti sono abituati, ma proprio per il viaggio in sè, che chiaramente toglie energie fisiche e mentali”.
Ecco, proprio in merito al doppio impegno, come si gestisce un periodo così delicato? Qual’è la ricetta per superare una fase della stagione tanto intensa?
“È naturale che una fase della stagione così snervante causi affaticamento. Di sicuro il fattore stress è una componente rilevante perché incide sulle energie fisiche e mentali, ostacolando quella che poi è la brillantezza costante in campo. Vedo comunque la squadra estremamente reattiva e in palla, convinta dei propri mezzi e vogliosa di continuare a lottare per raggiungere gli obiettivi prefissati. Oltretutto, come dichiarato dallo stesso Inzaghi, la sosta arriva nel momento giusto. Alla ripresa, dal mio punto di vista la squadra avrà una reazione feroce”.
A questo proposito, da mental coach a coach, come giudica il lavoro di Inzaghi dal punto di vista psicologico e motivazionale? Ritiene che abbia in pugno la squadra anche sotto questo aspetto?
“Assolutamente sì, basta sentire le dichiarazioni dei giocatori stessi. Quando i calciatori parlano di spirito di squadra, di carattere, di personalità, ci troviamo davanti a delle indicazioni ben precise. Non si tratta di frasi di circostanza, bensì di valori che il mister ha saputo trasmettere perfettamente al gruppo, valori che si respirano anche all’interno dello spogliatoio. Stando alle ultime parole di Murgia, per esempio, Inzaghi è un grande motivatore, basti pensare all’eccezionale lavoro che ha messo in atto da quando è arrivato sulla panchina della Lazio. Dal mio punto di vista il tecnico piacentino ha dimostrato grande umiltà e professionalità nel calarsi in un ruolo non semplice. Inzaghi ha saputo, con competenza ed estrema dedizione, prendere in mano la squadra e condurla ad altissimi livelli. Dal mio punto di vista in pochi sarebbero riusciti nella missione di Inzaghi, e questo non fa che accrescere le sue qualità. Ritengo che in alcune circostanze sia necessario pulire l’ambiente, tenerlo alla larga da tutto quello che può verificarsi in seguito a una partita, o a una serie di gare storte. Talvolta una sconfitta o un pareggio inaspettato possono destabilizzare lo spogliatoio, ma questo non deve succedere. Le partite possono essere risolte da frangenti, vedi il gol di Dybala al 94° o i tanti episodi arbitrali in cui la Lazio si è trovata coinvolta. A ogni modo ritengo che Inzaghi stia facendo un ottimo lavoro, la stagione è lunga e la squadra ha la possibilità e le qualità per togliersi delle soddisfazioni”.
Ecco, in merito a quest’ultimo punto, è chiaro che gli errori arbitrali di cui la squadra è stata vittima sono sotto gli occhi di tutti. C’è il rischio che questa situazione diventi una sorta di alibi? Esiste questa possibilità?
“Potrebbe diventare un alibi laddove si inneschi nella mentalità dei giocatori questo tipo di dinamica. I torti arbitrali si possono verificare, ma se la squadra riesce a sfruttare queste negatività dal punto di vista motivazionale trasformandole in forza positiva, l’adrenalina e la spinta emotiva per fare ancora meglio non possono che aumentare. Bisogna saper convertire le difficoltà in opportunità per ripartire, per dimostrare a se stessi e agli altri che si è più forti delle avversità. Questo può avvenire solo se si incarnano certi valori, certi principi, quando anziché buttarsi giù si ha la forza e la volontà di reagire. Oltretutto quando si analizzano le partite bisogna prendere in considerazione tutti gli aspetti. Chiaramente un risultato negativo fa male, ma andando a leggere le ultime gare della Lazio, nella fattispecie, ci si rende conto che le prestazioni sono state all’altezza, che la squadra ha dato il massimo, e da qui bisogna ripartire”.
Riguardo a De Vrij, ormai sul piede di partenza: questa situazione può destabilizzare il giocatore? Potrebbe rappresentare un problema dal punto di vista mentale?
“Credo che questo rischio non ci sia. Siamo davanti a un professionista esemplare, sono convinto che onorerà al massimo l’ultima parte della stagione dando il meglio di sé fino alla fine. Oltretutto De Vrij lavora da tempo con un mental coach e sono certo che insieme abbiano fatto un’analisi dettagliata della situazione, un percorso mirato alla concentrazione sul presente, che in questo caso rappresenta il prosieguo della stagione con la maglia della Lazio. La figura del mental coach gioca un ruolo importante nel momento in cui si vivono situazioni non semplici. Nella carriera di un atleta possono verificarsi problemi dovuti a periodi difficili, ed è qui che un profilo di supporto può intervenire per ristabilire l’equilibrio interiore. Quando la mente è affollata da tanti pensieri, difficilmente ci si riesce a concentrare al meglio sul presente, ed è naturale che le prestazioni ne risentano. Nel momento in cui, invece, interviene una figura che orienta l’atleta verso l’obiettivo creando a livello mentale la strategia migliore, difficilmente si vengono a creare delle interferenze. In questa maniera è possibile evitare qualsiasi alterazione dello stato emotivo, al fine di rimanere concentrati sul raggiungimento del proprio scopo”.
Stefano Ferrera
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