Dopo aver sconfitto il cancro, Honorato Ederson continua nel mondo del calcio. Inoltre Ederson svela cosa pensa Felipe Anderson della Lazio.
Tre anni alla Lazio, poi il ritorno in Brasile al Flamengo e una lunga battaglia vinta contro una grave malattia. Ai microfoni di Radio Incontro Olympia Ederson svela cosa pensa Felipe Anderson della Lazio. Inoltre racconta il periodo con la malattia: “Ho passato il momento più difficile della mia vita. Ora mi sto allenando, per fortuna è andato tutto bene, ed è solo questione di ritrovare il ritmo partita. La vicinanza della gente che mi è stata vicina è stata molto importante”.
L’ESPERIENZA ALLA LAZIO
“Ero a Lione ma avevo voglia di venire a giocare in Italia. Vestire la maglia della Lazio è stato un piacere. Ancora oggi quando vengo a Roma mi fermano per strada e mi regalano parole di affetto. Quanto agli infortuni ho capito che dipendevano dalla mia voglia di fare: in allenamento e in partita ho sempre dato il massimo e ciò ha creato qualche lesione di troppo. Adesso sto facendo un lavoro preventivo che mi ha permesso di avere una certa continuità. Da quando sono arrivato alla Lazio mi sono sentito bene, alla prima partita da titolare ho segnato e abbiamo vinto. La cosa più dura per me è stato quando prima della stagione 2015-16 mi hanno dato la notizia che ero fuori rosa. Non partire con la squadra per il ritiro mi ha fatto male, era un modo per farmi capire che non facevo più parte del progetto. Quando ho ricevuto la proposta del Flamengo sono stato contento di tornare nel mio paese. Alla Lazio avevo ancora due anni di contratto e potevo dare ancora il mio meglio”.
FELIPE ANDERSON
“Felipe ha avuto un grande momento alla Lazio soprattutto quando la squadra girava benissimo. Ricordo per esempio che il nutrizionista ci faceva rendere al meglio. Nel calcio i dettagli sono fondamentali e noi in campo volavamo. Sento Felipe spesso al telefono, so che sta bene a Roma. È un giocatore che ha bisogno della fiducia dell’ambiente e quando si sente bene può fare la differenza come ha già fatto. Chi conosce il ragazzo sa che è molto positivo e ama la Lazio e quello che fa, ha solo bisogno di giocare continuità e prendere ritmo. Sono sicuro che troverà il modo di fare la differenza, in biancoceleste è un giocatore importantissimo”.
GLI ALLENATORI
“Petkovic, Reja e Pioli sono allenatori con metodi di lavoro molto diversi. Petkovic voleva tanta corsa per fare la differenza a livello fisico. Facevamo la tattica, ma spesso compensavamo con la corsa. Con Reja ho imparato di più sotto il profilo tattico. Tiene in mano tutto il gruppo in modo naturale come un padre fa con i figli. Pioli invece ha più lavorato tecnicamente, ho imparato tanto anche se ho giocato meno. Con lui avevamo una grande cura degli allenamenti e Felipe ha avuto un grande periodo”.
LA LAZIO ATTUALE
“Ho ancora nostalgia di Roma e quando posso seguo le partite. Con i miei compagni ho sempre avuto un grande rapporto, poi con Felipe siamo come fratelli. Quando è arrivato l’ho aiutato ad inserirsi, non è facile per un ragazzo appena arrivato dal Brasile. Inzaghi sta facendo un grande lavoro. Quando c’ero io lui stava in Primavera e i suoi giocatori parlavano sempre bene di lui. La Lazio può arrivare lontano, pensare in grande in Europa League e cercare di vincere. Ha le capacità per arrivare in fondo nella competizione e mantenere lo stesso livello in campionato. Con la Juventus e il Milan ha giocato grandi partite dimostrando di avere capacità importanti. La squadra può anche arrivare al terzo posto: i ragazzi giocano insieme da tempo e ciò aiuta. Fin da piccolo avevo la Lazio nel mio destino, anche da bambino esultavo facendo il gesto dell’aquila. Per me è un uccello libero di volare che sprigiona felicità”.
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