Dinamo Kiev nel nome di Valeri Lobanovski. Prima di allenare e di diventare un integralista del 4-4-2 si era laureato in ingegneria meccanica ed era stato colonnello dell’Armata Rossa. Quel grado avrebbe poi ispirato il suo soprannome nell’ambiente del calcio.
Lo chiamavano il “colonnello”: metodi rigidi, regole, poco dialogo. Insegnava schemi quando il pallone non era ancora computer e tecnologia. Prendeva appunti sul quaderno, usava il gesso alla lavagna per assegnare compiti ai suoi giocatori. Dinamo Kiev nel nome di Valeri Lobanovski. A quasi sedici anni dalla sua morte Lobanovski è sempre il simbolo della Dinamo Kiev.
I TITOLI DI LOBANOVSKI
Dodici scudetti, sette nel campionato dell’Unione Sovietica e cinque in Ucraina, due Coppe delle Coppe, trenta trofei e una medaglia d’argento con l’Urss all’Europeo del 1988 in Germania. Era la nazionale di Sergei Aleinikov, Igor Belanov (Pallone d’Oro nel 1986 davanti a Gary Lineker ed Emilio Butragueño), Rinat Dasaev, Oleksiy Mykhailychenko, Oleh Protasov e Olexandr Zavarov. Lobanovski ha cresciuto i migliori talenti del calcio ucraino: da Oleh Blochin (Pallone d’Oro nel 1975 davanti a Franz Beckenbauer e Johan Cruyff), ad Andriy Shevchenko (miglior giocatore del calcio europeo nel 2004 con 175 preferenze davanti a Deco e Ronaldinho).
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