Solo soletto. Come uno scolaro in punizione mentre il resto della classe fa ricreazione. Così ieri Felipe Anderson a Formello dopo il confronto-scontro con i dirigenti Tare e Peruzzi. Una rottura che lo ha fatto finire fuori squadra e che ora lo pone di fronte a un bivio.
PRECEDENTE ILLUSTRE
Spingere per una cessione, che il club non vorrebbe prima di giugno, ma che sarebbe possibile pure subito (magari in prestito) essendo il mercato aperto in molti Paesi (Cina, Russia, Ucraina e soprattutto Brasile). Oppure una marcia indietro di Anderson e il rientro nel progetto di Inzaghi. Come fece qualche mese fa il suo amico Keita. Il senegalese nell’estate del 2016 finì ai margini della rosa. Ci volle tutta la pazienza di Inzaghi e Peruzzi per ricomporre la frattura. Ma l’operazione riuscì e Keita disputò poi la sua migliore stagione in biancoceleste.
MALUMORE MAI SOPITO
Al momento però la situazione resta quella dei separati in casa. Tanto Inzaghi quanto la società sono stati irremovibili. Le regole vanno rispettate a prescindere da chi le violi, questo il diktat tecnico-societario. E Anderson non lo ha fatto, sia lunedì con il tecnico sia successivamente con i due dirigenti. La frattura non sarà facile da sanare. I mal di pancia di Felipe hanno origini lontane. Tutto nasce dal mancato trasferimento al Manchester United nell’estate del 2015. Gli inglesi offrirono (con tanto di proposta scritta) 48 milioni al club e 4,5 milioni l’anno al giocatore. Lotito rifiutò e Anderson restò alla Lazio. Il pensiero di quell’occasione sfumata però non lo ha mai abbandonato. E’ anche per questo che, recuperato dalla pubalgia che lo ha tenuto fermo per 4 mesi, diventa intollerabile per lui restare in panchina oppure giocare sulla fascia dove non si sente a suo agio.
LA SPERANZA
Ma le regole sono uguali per tutti e la Lazio non può concedere deroghe. Anche perché, come riporta La Gazzetta dello Sport, davanti Inzaghi ha tanti giocatori di qualità. Molti dei quali (Luis Alberto, Nani, Milinkovic) si stanno giocando la chance di andare al Mondiale. Ma nonostante ciò Inzaghi sarebbe ben contento di un Felipe Anderson che torni a remare nella stessa direzione del resto del gruppo. Per questo la speranza è che la buriana passi in fretta. Ma è indispensabile che sia il giocatore a fare il primo passo. Difficile che i cocci si riaggiustino se il brasiliano continuerà a manifestare la voglia di cambiare aria.
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