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‘Vela di Calatrava’, conclusa l’inchiesta: la decisione della CdC

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Si è conclusa l’inchiesta della Corte dei Conti di Roma sulla famosa ‘Vela di Calatrava‘. Questo l’esito.

Tutto archiviato. Lo spreco della nota ‘vela di Calatrava‘, la vela a pinna di squalo realizzata nell’ambito delle opere per i Mondiali di Nuoto di Roma del 2009, resterà senza un responsabile. A deciderlo la procura della Corte dei conti, che ha deciso di spedire in soffitta il fascicolo sugli sprechi nella realizzazione della Città dello Sport di Tor Vergata e dei Poli natatori di Ostia, Valco San Paolo, Pietralata e Foro Italico.

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Sprechi causati – come si legge nel documento di archiviazione – da “deficit programmatori, inadeguatezze progettuali, insufficienza degli stanziamenti rispetto ai programmi, modifiche progettuali: tutte circostanze che hanno contribuito a una cattiva gestione del percorso realizzativo e che hanno inciso sul suo completamento“.

Il progetto, pensato dall’architetto spagnolo Santiago Calatrava, fu avviato 2005 dall’amministrazione dell’allora sindaco di Roma Walter Veltroni. Il costo previsto per la realizzazione dell’opera, affidata alla Vianini Lavori del gruppo Caltagirone, era di 60 milioni di euro, immediatamente raddoppiati all’atto dell’assegnazione dei lavori tramite gara d’appalto. Dopo una serie di vicissitudini, la cifra aumentò a dismisura, fino a raggiungere, nel 2011, quota 660 milioni, ben 11 volte il costo iniziale. Soldi che nessuno pagherà, lasciando alla Capitale (e all’Italia) l’ennesima opera incompiuta.

S

arebbe bello, a questo punto, che arrivasse un imprenditore, o una cordata, di buon cuore e possibilmente senza spirito speculativo, a prendersi in carico di portare il tutto a termine. Occorreranno tanti soldi, è vero, ma ce ne vorrebbero tanti anche per demolire e liberare l’area. E comunque il costo sarebbe molto minore di quanto si guadagnerebbe (anche in lustro per la città) se gli impianti venissero completati e approntati all’uso. Chi di dovere ci pensi. Meglio spendere altri soldi che poi ti ritornano che lasciare a deperire (o perdere) quelli già investiti.

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