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La bandiera con il volto di Aldrovandi di fatto vietata negli stadi

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Il 25 settembre 2005 il diciottenne Federico Aldrovandi, studente di Ferrara, perse la vita mentre rientrava dopo una serata trascorsa con alcuni amici in un locale di Bologna.

IL CASO

Fatale fu una colluttazione con dei poliziotti di pattuglia a poche centinaia di metri da casa sua. Una serata maledetta costata ai quattro poliziotti prima una condanna a 3 anni e 6 mesi di reclusione (nel luglio 2009) e poi una condanna confermata dalla Cassazione (nel giugno 2012) a 6 mesi per applicazione dell’indulto. Un caso tornato purtroppo alla ribalta nell’ultimo mese. L’elemento scatenante risale a Roma-Spal 3-1 dello scorso 1 dicembre, quindicesima giornata di Serie A. Le forze dell’ordine in quell’occasione impedirono ai tifosi ospiti di entrare nel settore a loro riservato con una bandiera raffigurante il volto di Federico Aldrovandi. Per tutta risposta i sostenitori ferraresi rimasero in silenzio e senza sventolare bandiere per tutta la partita.

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LA SPAL E IL CALCIO

I pensieri fissi di Federico (che nel cassetto dei ricordi conservava tante foto con la maglia a strisce biancoblù) e suo padre Lino, che a maggio, per la storica promozione in Serie A, aveva dedicato a suo figlio una struggente lettera postata su Facebook. Questo il testo:

“’Cos’ha fatto oggi la Spal papà?’
Era una domanda che Federico usava spesso farmi, ogni domenica sera, prima di quel maledetto 25 settembre 2005. Era una domanda che guarda caso mi poneva solo quando la Spal vinceva, perché conosceva la mia forte passione per quei colori bianco e azzurro, compagni a me inseparabili dall’età di 6 anni. Sorrido ora a ripensarlo, e soprattutto a quella domanda che oggi Federico mi rifarebbe più che mai, per farmi felice. Guardo questa immagine con quei colori ad avvolgergli il cuore, ascoltando una famosa e bella canzone che parla di un cielo pieno di stelle…, e mi viene forte la voglia di abbracciare i ragazzi della Curva Ovest con Pietro in testa, da sempre cuore e anima di quei colori, e non solo. Di questa città, la città di Federico, che non potrò mai smettere di amare, senza dimenticare minimamente tanti “altri” colori, che da quell’assurda maledetta domenica mattina di 12 anni fa hanno impreziosito quel percorso comune, verso una piccola giustizia, per rispetto di quella parola troppe volte lesa e calpestata in questa nostra Italia, che risponde al nome di ‘vita’. Penso a tante cose mio ‘piccolo per sempre’, e a quello che non è stato e di quello che avremmo potuto fare insieme…, pur nei dolori e nelle ‘gioie’. Ma bisogna andare avanti, e stasera più che mai anche con un sorriso, per l’avverarsi di un sogno di una favola sportiva, la promozione in serie A della mia (nostra) Spal, ringraziando chi l’ha realizzato. Questa notte guarderò con calma, come ogni notte, il cielo pieno di stelle, nell’attesa però di ascoltare magari ancora quelle parole, da quella voce. Quella voce forse arriverà, anche se maledettamente sarà portata solo dal vento.
Buona notte Federico.
Buona notte dolce c……a di un tempo.
Buona notte stelle…
Buona notte…

Lino”.

LA MOTIVAZIONE DEL DIVIETO

Parole d’amore di un padre nei confronti del proprio figlio. Stridenti con il modo in cui il giudice sportivo Pasquale Marino ha definito la ragione del divieto di introduzione negli stadi di bandiere con il volto di Federico inteso come “comportamento provocatorio nei confronti delle forze dell’ordine”.

LA SOLIDARIETA’ DELLE ALTRE TIFOSERIE

Dal 25 settembre di 13 anni fa il volto di Federico Aldrovandi è diventato l’icona di un cold case all’italiana. Il veto posto ai tifosi della Spal allo stadio Olimpico di Roma ha rappresentato la scopertura del vaso di Pandora. Diverse tifoserie (Atalanta, Parma, Prato, Robur Siena, Sampdoria, Torino e Viareggio) sono state multate e hanno incassato diffide per aver imitato per solidarietà i colleghi estensi. In occasione di Roma-Spal la Questura capitolina aveva offerto una spiegazione tecnica dei fatti: “Quella bandiera non era autorizzata in quanto nessuno aveva chiesto l’autorizzazione per l’ingresso”.

GENOVA

Testimonianze di vicinanza alla famiglia Aldrovandi, che hanno vissuto il loro momento più tangibile in occasione di Sampdoria-Spal 2-0, giocata sabato scorso a Genova. Nonostante il controllo serrato di bandiere e stendardi i tifosi doriani sono riusciti a esporre uno striscione dedicato a Federico: “Per qualcuno un provocatore per noi un ragazzo”.

LA LEGISLAZIONE

Può uno striscione essere vietato con tanta semplicità? La legislazione in materia è complicata e soggettiva nelle interpretazioni. Una testimonianza recente è arrivata durante Napoli-Atalanta di martedì scorso per i quarti di finale di Coppa Italia. Alcuni tifosi bergamaschi hanno esposto una bandiera con l’immagine dello studioso Marco Ezechia Lombroso, noto come Cesare, che nella seconda metà dell’800 era stato il padre delle teorie razziste anti-meridionali. Ebbene quell’immagine è rimasta in bella vista per tutta la partita.

IL MESSAGGIO DI ILARIA CUCCHI

Può invece l’immagine di Federico Aldrovandi rappresentare una provocazione? Un interrogativo sollevato sui social anche da Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano, anche lui protagonista di un’altra vicenda giudiziaria ben nota. Su Facebook Ilaria aveva espresso la sua vicinanza ai genitori di Federico  proprio dopo la partita della Spal a Roma. Questo il testo:

“Federico Aldrovandi aveva 18 anni appena compiuti.
Sappiamo tutti come è morto.
La bandiera con il suo volto non è stata fatta entrare allo stadio per la partita Roma-Spal.
Io sono con lui. Senza di lui io non sarei mai arrivata fin qui.
Roma è la mia città, e io amo la mia città, ma io sto con Aldro.
Un abbraccio a Patrizia e Lino”.

“PAPA’ CHE HA FATTO LA SPAL?”

Nell’epoca in cui il calcio vuole rilanciare la propria dimensione sociale riportando le famiglie allo stadio fanno rumore le parole rilasciate a La Repubblica da Lino Aldrovandi. Suo figlio Federico non c’è più da 12 anni e quattro mesi e ora il suo volto non può nemmeno essere ricordato negli stadi. O almeno questo quanto verificatosi negli ultimi mesi: “I ragazzi della Spal e delle altre tifoserie introducono negli stadi assieme al volto di Federico un messaggio di pace e di fratellanza. Non c’è violenza, non c’è odio, non c’è alcun sentimento negativo.  Ogni multa della Figc è una coltellata al cuore. Il problema è pensare che il volto di Federico divida. Quando ho visto la bandiera, ho pianto. Chiedeva: ‘Papà, che ha fatto la Spal?’.

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