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Patarca, Di Canio e la Lazio: quando il romanticismo travalica ogni confine

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Questa notte è venuto a mancare Volfango Patarca. Un personaggio indimenticabile per chi ama la Lazio.

GRANDE SCOPRITORE DI TALENTI

Per anni è stato allenatore e responsabile del settore giovanile biancoceleste. Fu lui a fare il provino ad Alessandro Nesta, il capitano più vincente della storia del club capitolino, e a scovare campioni come Di Canio, Di Biagio e Di Vaio. Con Di Canio aveva un rapporto particolare e forte perché entrambi nati e cresciuti nello stesso quartiere romano, il Quarticciolo. Nato nel 1945 lui stesso da giovane era considerato un ottimo talento ma non riuscì a sfondare per colpa di un carattere troppo forte. Per questo si è sempre rivisto in Di Canio, ribelle per natura.

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IL RAPPORTO CON DI CANIO

 

Una volta Di Canio rimase in panchina durante una finale che la Lazio giocò con la Lodigiani. Patarca non era d’accordo con la decisione del tecnico ma non mise bocca. Sulla reazione del giovane sì, però. Paolo frustrato dalla panchina e dalla sconfitta lanciò il proprio borsone in mezzo alla strada sotto la pioggia, minacciando di smettere di giocare, poi scappò a casa. Volfango raccolse il materiale per la strada, rimise tutto dentro il borsone e corse a casa Di Canio. Qui, lo rimproverò davanti ai genitori facendogli capire che non era quello il modo di reagire. Altro episodio nel 1982: l’Italia vince il Mondiale in Spagna e Patarca vede l’adolescente Paolo sventolare il tricolore in piedi sul tetto di una macchina. Lo richiamò subito e gli intimò di scendere perché stava mettendo a rischio la carriera con atteggiamenti sconsiderati.

 

LAZIALE NELL’ANIMA

 

Il suo ricordo più dolce è legato ancora a Di Canio. Era il 1989, Paolo segnò il gol decisivo nel derby andando ad esultare sotto la Curva Sud. Patarca era in tribuna e aveva portato con se due futuri campioni: Alessandro Nesta e Marco Di Vaio. Quella stessa estate Patarca decise anche di far giocare Nesta contro Di Canio in una partita di beneficenza organizzata da lui stesso. La parte più romantica e significativa del rapporto fra Patarca e la Lazio è che lui non era laziale. Anzi. Ma gli amori in età adulta sono quelli più forti, più sinceri, perché consapevoli, maturi. Quando nel 2005 lasciò la Lazio, Bruno Conti provò a portarlo alla Roma. Lui però declinò l’invito perché ormai si sentiva laziale. Ormai lo era diventato e non voleva tradire quei colori. Volfango Patarca ha amato i laziali con tutto se stesso, proprio come i tantissimi bambini che ha fatto diventare grandi. Alcuni in campo, altri fuori. Proprio per questo la notizia della sua perdita lascia un solco profondo nel mondo Lazio.

 

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