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Massimo Maestrelli racconta un incredibile aneddoto su suo padre e Chinaglia: “Sembra una fesseria ma…”

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Il figlio di Tommaso, Massimo Maestrelli, ha parlato ai microfoni de Il Tempo. Di seguito riportiamo le sue parole.

“Sentiva sempre l’affetto della gente – spiega Maestrelli –  anche durante la malattia ha sempre avuto delle qualità percettive particolari. Era molto gratificato parlava con tutti e amava il contatto con le persone semplici. Quando vinse lo scudetto a Foggia, invece che festeggiare, rimase ad ascoltare per ore un magazziniere che in quel momento aveva dei problemi economici. Credo che mio padre lo abbia anche aiutato in qualche modo”.

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SULLA LAZIO DEL 1974

 “Mi ricordo che all’epoca c’era una forte e anche inspiegabile contrapposizione all’interno del gruppo. Grandi discussioni durante le partite del giovedì, Chinaglia se non vinceva teneva il muso per una settimana. Una volta venne ad allenarsi con loro anche Leone, il figlio del presidente della Repubblica. Prese talmente tanti calci che non si presentò mai più. Questo per dire che quella era una squadra che non guardava in faccia nessuno”.

SU CHINAGLIA

“Nessun giocatore aveva mai dormito a casa nostra, lui sì. Per noi era come un fratello più grande, tra loro due c’era un feeling unico. La scintilla scoccò durante la finale della Coppa delle Alpi: Giorgio aveva mal di stomaco, non voleva scendere in campo. Mio padre lo convinse a mangiare un limone intero. Chinaglia entrò e fece tre gol. Sembra una fesseria, ma da quel momento sono diventati come padre e figlio. Con noi è sempre stato molto affettuoso”

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