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LAZIO TORINO – Governi torna su Giacomelli e attacca anche la…Roma

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Non sembrano avere fine le polemiche sull’operato dell’arbitro Giacomelli in Lazio-Torino. L’ultimo a dire la propria in proposito è stato lo scrittore, giornalista e regista, tifoso biancoceleste, Giancarlo Governi.

In una lunga lettera pubblicata su ‘Corriere.it’, Governi si è soffermato sugli episodi contestati a Giacomelli (mancato rigore per fallo di mano di Iago Falque ed espulsione di Immobile). Contro i granata è stata infatti la quarta volta consecutiva in cui la terna arbitrale ha preso delle decisioni quantomeno discutibili, sottraendo ai biancocelesti dei punti che potrebbero rivelarsi decisivi nel finale di stagione e nella lotta per la Champions. “Io non sono un complottista – scrive il giornalista – ma quando mi capita di vedere che in quattro partite consecutive il Var è stato consultato o non consultato o consultato soltanto parzialmente, e per due volte nella parte dell’arbitro principale o del signor Var c’è sempre il signor Giacomelli e due volte il signor Di Bello, a esprimere verdetti contro la stessa squadra, qualche dubbio mi viene“.

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LAZIO COLPITA. E LA ROMA…

Al centro dell’attenzione di Governi vi sono dunque proprio gli uomini di Inzaghi, colpiti dopo il bel gioco mostrato nella prima parte di stagione. Il quale è stato tra gli artefici di quella serie di vittorie che ha permesso loro di inserirsi nella lotta per un posto in Champions. Lotta che vede tra i ‘competitor’ – oltre a Inter, Napoli e Juventus – anche un club (non citato ma si riferisce alla Roma, ndr) le cui casse traggono enorme giovamento dalla partecipazione alla competizione. La società giallorossa è inoltre presente nei profili social dell’arbitro Giacomelli e dell’attività da lui gestita fino a poco tempo fa. In cui campeggiano foto di Francesco Totti e che, guarda caso, il fischietto ha deciso di chiudere proprio all’indomani del fattaccio. Governi ricorda tutte queste situazioni, chiudendo poi la lettera: “Ho la sensazione di essere diventato complottista. Ebbene sì, che lo Zingarelli mi perdoni, sono diventato complottista“.

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