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Luis Alberto: “Non mi aspettavo dei tifosi così appassionati. Derby? Bisogna vincere”

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Il centrocampista della Lazio, Luis Alberto, è intervenuto ai microfoni di AS. Di seguito riportiamo le sue parole.

 “L’intenzione è quella di non essere chiamato solo una volta – spiega Luis Alberto  voglio consolidare la mia posizione e giocare con la Spagna il più possibile. Sono molto felice perché questo è un sogno che si è realizzato, un sogno che ha ogni bambino da quando inizia a giocare”.

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SUL SUO CAMPIONATO

“Sicuramente l’anno scorso sono stato il peggiore! Ho pensato di fare un cambiamento perché ho visto che tutto stava scivolando via. Ho cambiato molto grazie a molte persone che mi hanno aiutato. Questo mi ha fatto avere più fiducia in me, a non pensare a quello che dicono gli altri, ad avere la testa solo per aiutare la mia squadra … Tutto ora sta andando come voglio e sono sicuro che c’è ancora molto che devo fare”.

SULLA FAMIGLIA

 “Mia moglie, soprattutto. Ma avevo bisogno di un po’ di aiuto in più e mi sono affidato a Juan Campillo, un tecnico esperto di sport. Con lui ho lavorato sull’aspetto mentale, pensando come un vincitore. Questo mi ha fatto crescere molto. Lavoro ancora con lui perché so che posso dare di più”.

SULLE ESPERIENZE PASSATE

“Prima non mi rendevo conto che dovevo essere più competitivo. Essere più costante. Non vale la pena giocare bene solo venti minuti rispetto ai 90 totali. Non bastano un paio di giocate, devi essere costante in tutta la partita. Non è stato facile. Molto del lavoro è stato parlare con Campillo, poi mi sono allenato bene, dimenticandomi perché non giocavo, e non ascoltando le persone che dicevano cose negative. Il mio sogno 3-4 anni fa era di giocare in Nazionale, perché buttarlo via? Mi sono guardato indietro e ho visto che avrei potuto farcela. La gente che conosco da quando sono bambino mi ha detto che sarei potuto diventare un grande calciatore. Ora mi rendo conto che questo è vero e penso: ‘Ho gettato 3-4 anni prima di arrivare ad un livello molto alto’”.

SULLA SUA PERSONA

 “Sono molto più maturo. Parlo con i giovani della Lazio che giocano meno e cerco di aiutarli. Gli dico osservare quello che abbiamo fatto io o Milinkovic-Savic, che ora è titolare praticamente sempre. Non bisogna mai arrendersi, non bisogna gettare la spugna. Devi fidarti di te, nessuno ti potrà dire niente… Tutto può essere cambiato”.

SU ROMA E I TIFOSI

“Sì, non mi aspettavo dei tifosi così appassionati. Da quando sono arrivato il primo giorno il tema principale di cui si parlava era il derby. Non importa il campionato, non importa nient’altro… Ma il derby deve essere vinto. Ora non sono a Roma, ma fra 10 giorni affronteremo la Roma. Sono sicuro che in città non si parlerà d’altro”

SUL SUO MODO DI GIOCARE

“Francamente mi piace passare più il pallone: se ho la possibilità di calciare o passare la palla, preferisco il passaggio. Non so se sono pazzo (ride, ndr), ma preferisco essere più partecipe all’azione. Con Ciro Immobile ho un ottimo rapporto e non credo che bisogna guardare solo i numeri, ma quello che facciamo per la squadra”.

SULLA CONVOCAZIONE IN NAZIONALE

 “Eravamo a casa mia, io e mia moglie, stavamo concentrati sulla lista. Prima sentiamo il nome di Alberto Moreno, che è come un fratello, e tre o quattro dopo, il mio. E’ stato un momento di massima euforia, abbiamo lasciato cadere il cellulare, ci siamo abbracciati… Poi ho iniziato a inviare messaggi agli amici, alla famiglia, a un gruppo in cui ci sono diversi giocatori. Sapevo che se non fosse stata questa volta, avremmo dovuto aspettare dopo la Coppa del Mondo. Ho pensato che fosse questa l’occasione in cui il ct poteva provare più cose e cambiare il centrocampo. E’ stata la cosa migliore che mi sia successo nel calcio”.

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