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Cristiano Sandri: “Nessun rimorso da parte di Spaccarotella. I più vicini sono sempre stati i tifosi”

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Cristiano Sandri, fratello di Gabriele, è intervenuto ai microfoni de Il Messaggero. Di seguito riportiamo le sue parole.

Gabri, io lo chiamavo così, aveva un cuore d’oro. Era un ragazzo eccezionale – spiega Cristiano Sandri -Molto corretto, il primo a sacrificarsi per gli amici. Basta guardare le sue foto: se gli occhi sono lo specchio dell’anima ecco, direi che gli rendono onore”.

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SULLA VICENDA

 “Chi mi chiamò per primo? Luigi, che era lì. Mi disse: è successo qualcosa a Gabbo, vieni ad Arezzo accompagnato. Io pensai a un incidente stradale, perché lo avevo salutato la sera prima e sapevo che andava in auto a Milano. Mi accompagnò Michele, che oggi è il padrino di mio figlio. Mi disse subito: hai sentito, hanno sparato a un tifoso della Lazio. A quel punto capii tutto. Durante il tragitto in auto, sapevo che non avrei dovuto accendere la radio, ma la tentazione fu troppa. Arrivai ad Arezzo che già sapevo della sua morte. La macchina circondata dal nastro. Il foro del proiettile sul vetro”.

SUI GENITORI

 “Dovetti chiamarli io, dalla macchina. Ancora ricordo l’urlo di papà. Di mamma neanche le dico. Mio figlio di chiama Gabriele? Sì, anche se a posteriori sto capendo la portata della vicenda. Lui sarà un altro Gabriele Sandri. Ma evidentemente c’era un filo che li univa. Sono talmente orgoglioso di lui e di mio fratello: ancora non sa bene cosa è successo allo zio, anche se a scuola qualcosa inizia a capire. A lui, e alla sorella Greta che ha 5 anni, nel tempo spiegherò tutto”.

SUI TIFOSI

“Chi ci è stato più vicino? So che sarà difficile credermi, ma proprio le amicizie nate allo stadio, salvo rare eccezioni. Non ci hanno mai lasciati soli. Sfido chiunque a dire che ogni manifestazione che è stata fatta per Gabbo negli anni dopo, sia stata violenta. Sempre nel segno della civiltà. Ringrazio ogni persona che non ha macchiato la memoria di mio fratello».

SPACCAROTELLA

“La cosa che mi ha colpito di più è stata la mancanza di qualsiasi rimorso. Non so se in questi anni abbia avuto una coscienza. O abbia avuto modo di capire il danno che ha causato. So che non voleva colpire Gabriele, ma ha sparato verso l’auto. Oltre ad aver tolto la vita a un ragazzo di 26 anni, ha tolto la serenità a una bella famiglia. Non ho mai avuto modo di sentirlo. Si è spesso parlato di una fantomatica lettera da lui spedita, che si sarebbe persa. Ma a noi non è mai arrivato nulla. E comunque spedirne un’altra sarebbe stato semplice”.

SULL’ANNIVERSARIO

 “Cosa faremo? Noi la messa a San Pio X alle ore 17, come ogni anno. La cosa bella però è che molti amici e tifosi, anche di altre squadre, andranno sotto la Curva Nord a ricordarlo. Un luogo simbolico, a lui molto caro”.

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