Il direttore della comunicazione della S.S Lazio, Arturo Diaconale, è intervenuto ai microfoni dei canali ufficiali della società biancoceleste per parlare della squalifica della Curva Nord.
“La società ha predisposto il ricorso – spiega Diaconale – quindi speriamo che ci sia un ripensamento rispetto alla condanna alle due giornate di squalifica della Curva Nord. Le sentenze si devono rispettare e applicare. Quindi rispetto alle decisioni prese dall’autorità nessuno può fare altro che il ricorso”.
SULLA PENA INFLITTA
“Le sentenze però possono essere anche valutate. E questa credo sia spropositata rispetto a un referto quantomeno discutibile: individua circa 2.000 persone in un settore e io non riesco a capire come abbiano fatto, con quale criterio sia stato scelto questo numero. Ma questo è un aspetto marginale. Rimane il fatto che questa sentenza è un’interpretazione della legge che non tiene in considerazione altri fattori. Il brocardo latino recita: ‘fiat iustitia et pereat mundus’ e in questo caso si fa giustizia e a perire è il pubblico della Lazio. Credo sia una scelta che vada a danneggiare la società e i tifosi e peserà anche a livello europeo. Naturalmente ogni forma di razzismo va condannata. Però non è semplice distinguere il razzismo da un’altra forma di contestazione del tifoso”.
RAZZISMO O NO?
“Io ho seguito bene la partita. Quando Berardi ha tirato il rigore tutto lo stadio fischiava e faceva ‘buu’, era razzismo quello? I tifosi protestavano contro un rigore dato. Inoltre i giocatori del Sassuolo al centrocampo contrastavano quelli della Lazio con particolare vigore. Io quei ‘buu’ non li ho interpretati come una protesta nei confronti del colore della pelle dei giocatori, ma contro le decisioni dubbie dell’arbitro che non condannava gli eccessi di animosità sportiva degli avversari. Bisogna stare attenti a riconoscere il razzismo. Mi sembra che al momento ci sia una sorta di pregiudizio politicamente corretto che andrebbe controllato. Il razzismo va condannato in ogni forma e maniera, ma bisogna essere attenti. Basta che ci siano pochi provocatori all’interno di qualche settore che sbagliano e poi ci può essere un danno per le società”.
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