Hernan Crespo ha bellissimi ricordi con la maglia della Lazio. Arrivò nel 2000 quando la Lazio vinse il suo secondo Scudetto. Disputò 2 stagioni in cui divenne anche capocannoniere con ben 26 reti.
Crespo, la squadra di Inzaghi può arrivare in Champions?
C
respo alla Gazzetta dello Sport: “La classifica attuale dice questo. Il terzo posto al fianco della Juventus è meritato. Certo il campionato è lungo, ma i biancocelesti hanno i mezzi per lottare per quel traguardo sino in fondo. Non si deve, però, pretendere troppo da un gruppo che sta dando tantissimo. Nello scorso campionato si è ricominciato praticamente da zero e questo non va dimenticato. Inzaghi e la squadra hanno saputo ricreare entusiasmo con i risultati. Conta aver riconquistato una dimensione europea col ritorno nelle giro delle Coppe: per una società come Lazio è un aspetto decisamente importante”.
Inzaghi l’uomo della svolta?
«La squadra gioca bene ed è merito di Simone, che è stato anche mio compagno di squadra».
Si aspettava una sua ascesa cosi convincente in tempi brevi?
“Non saprei, ma riconosco a Simone la capacità di aver lavorato bene in questi anni per arrivare pronto alla grande occasione di allenare in A. Ha compiuto una grande esperienza nel settore giovanile della Lazio. E poi ha potuto mettere in evidenza le sue qualità. Sono contento per lui e per la Lazio”.
Contento anche se Immobile diventerà capocannoniere dopo il suo titolo del 2001?
“Sì, assolutamente. E ormai passato tanto tempo e poi Ciro sta segnando davvero tanto. Siamo appena ad Ottobre e già ha realizzato 13 reti. Chissà dove arriverà a questi ritmi…”.
Può essere capocannoniere fino alla fine?
“Sì, anche perché già nel campionato scorso poteva diventarlo. Non sarà però facile. C’è tanta concorrenza di valore, da Icardi e Dybala a Mertens. Senza dimenticare Higuain. Nel campionato italiano ormai ci sono tanti giocatori in grado di arrivare oltre i 20 gol. Sarà una sfida davvero interessante tra tutti questi bomber”.
Che tipo di attaccante è Immobile?
“Uno che va sempre a caccia del gol. Da segnare lui o da far segnare agli altri. Ha la dote di saper attaccare gli spazi e questo lo rende particolarmente prezioso. In pratica, cerca sempre di dare profondità alla manovra. O puntando direttamente verso la porta o tenendo palla per lanciare un compagno al tiro”.
Quanto conta il gioco architettato da Inzaghi nel felice momento di Immobile da goleador?
“Tantissimo. La manovra della Lazio è unica per il modo come riesce a svilupparsi in verticale. E così esalta le qualità di Immobile. Che cerca di sfruttare personalmente ogni chance. In questo senso magari toglie qualche opportunità ai compagni per andare a rete, ma come detto lui sa anche mettersi al servizio della squadra”.
Come si è delineata la crescita di Immobile?
“Prima di tutto, è diventato più concreto sotto rete. Negli anni scorsi invece sciupava qualche occasione di troppo. Inoltre, ha beneficiato pure del lavoro compiuto con Zeman a Pescara e con Ventura a Torino. La differenza è che alla Lazio tutto il gioco offensivo si concentra su di lui. Zeman invece lo distribuisce sul tridente e Ventura sulla coppia di attaccanti prevista dal suo modulo”.
Hanno inciso pure le stagioni all’estero, con Borussia Dortmund e Siviglia?
“Si, ma solo sul piano della mentalità e del carattere. Non per i riscontri sul campo. Anzi, credo che all’epoca in quelle scelte Immobile abbia peccato di inesperienza. Forse non era il caso di lasciare l’Italia dopo il titolo di capocannoniere col Torino (2014, ndr), ma poi ha saputo scegliere la Lazio…”.
Immobile sarà decisivo anche per l’Italia nello spareggio con la Svezia per il Mondiale?
“Mi auguro di sì. Ventura ha fatto bene a puntare tutto su Immobile e Belotti. Chi meglio di loro in avanti? E auguriamoci tutti che l’Italia ce la faccia…”…
LEGGI IL RACCONTO DI VANDERHAEGHE SU MARUSIC