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Immobile: “Lazio, voleremo in alto. Grazie Inzaghi, perché…”

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Ciro Immobile parla della sua prima esperienza con la Juve, le avventure nei campionati esteri e sulla nuova avventura laziale. Ciro ormai si sente a casa e lo dimostrano i tanti messaggi d’amore che manda e che fa mandare alle figlie.

INIZIO CON LA JUVE, POI PESCARA E GENOA

Queste le parole di Ciro Immobile al Corriere dello Sport: “Mi sono trasferito a Torino all’età di 16 anni ed è stata difficile. Una città nuova, diversa, compagni di altre regioni, anche di altre nazioni. All’inizio è stata tosta: andavo a scuola e c’era un pullman che veniva a prendere tutti i ragazzi che venivano da fuori per portarci all’allenamento. C’era poco tempo libero e a noi minorenni non ci facevano uscire, bisognava avere un permesso scritto dai genitori. Era dura. E’ stato un bel sacrificio lì, ma ero in una società importantissima, che mi ha dato l’occasione di poter giocare campionati più importanti e di poter crescere. E’ partito tutto da lì. 

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L’APPRODO AL TORINO E L’ADDIO ALLA JUVE

Sfondare nella Juventus? Stavo facendo bene l’anno di Pescara e potevo avere l’occasione di ritornare. Poi anche in seguito, quando sono andato al Genoa in serie A, a gennaio c’era l’opportunità perché Conte aveva bisogno di un attaccante, solo che il Genoa non ha accettato e quindi ho perso l’occasione. Poi ho giocato nel Torino, lì sono diventato il capocannoniere, e la cosa si è fatta più difficile: stare nella stessa città ma cambiare maglia sarebbe stato complicato quindi sia io che la Juventus abbiamo preso strade diverse”.

INZAGHI E LA LAZIO

Sull’avventura alla Lazio: Al pari con il Torino, il mio momento migliore. Anche in granata mi sono trovato bene. Ventura mi ha lanciato nel calcio vero, quello della Serie A. Venivo dal Genoa, dove avevo fatto male, e Ventura, fin dall’inizio, mi ha sempre dato fiducia. Quell’anno ci siamo divertiti, perché io sono stato il capocannoniere del campionato e la squadra ha raggiunto l’Europa League. E’ stata un’annata fantastica. Mister Inzaghi è stato capace di farmi ritrovare la fiducia in me stesso, di farmi essere protagonista nella società, nella città più importante d’Italia. Gli sarò sempre grato”.

IMMOBILE E LA SUA PARENTESI STRANIERA

“Dortmund? Era difficile vivere, per me. Perché ero da solo, lontano dalla famiglia e non capivo la lingua, ero in difficoltà. Per fortuna in campo c’era l’interprete che stava sempre con me e quando l’allenatore parlava e non capivo spiegava un po’ di situazioni. Però poi fuori dal campo era tutto molto complicato. I giornali tedeschi ce l’avevamo con me e non so perché, non l’ho mai capito sinceramente. Secondo me era una questione pregiudiziale perché da subito hanno pubblicato degli articoli in cui dicevano “Il Bayern Monaco compra dal Real Madrid e invece il Borussia Dortmund dal Torino”. Non gli sono mai stato simpatico. Forse ce l’hanno con gli italiani dal Mondiale del 2006… A Siviglia mi trovavo bene. Rispetto a Dortmund era una bella città, la gente era caliente, un po’ come al sud da noi. Avevamo trovato una bella casa e stavamo molto bene. Lì purtroppo non ero in prima fila nelle gerarchie dell’allenatore e non ho avuto la possibilità di esprimermi al meglio”.

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