Finora sembra essere il miglior colpo di mercato messo a segno dalla Lazio. Luis Alberto, arrivato la scorsa estate per sostituire Candreva, non aveva lasciato il segno pur facendo intravedere importanti qualità tecniche.
L’INTUIZIONE DI INZAGHI
La cessione di Biglia al Milan e la necessità di trovare un regista in grado di far girare la squadra ha portato Inzaghi a valutare una soluzione capace di esaltare le qualità tecniche del ragazzo e di risolvere un problema di organico. Con lo spostamento di Luis Alberto il tecnico ha avuto un’intuizione degna dei migliori allenatori che in passato hanno fatto la storia della Lazio. Tornando indietro nel tempo si ritrovano esperimenti simili che hanno portato risultati più che soddisfacenti.
LE INTUIZIONI CHE HANNO FATTO LA STORIA
Il cambio di ruolo del portiere Fulvio Bernardini non fu una scelta dell’allenatore Guido Baccani, ma un’imposizione della madre del ragazzo per evitare al figliolo sedicenne i rischi del mestiere: decisione saggia, perché in tre anni Fuffo conquistò la maglia azzurra. E fu il primo giocatore del centro-sud a essere convocato con la Nazionale Italiana, il primo romano, il primo laziale. Come riporta Il Tempo però l’intuizione più importante della storia della Lazio è sicuramente quella di Maestrelli, ed è legata a Gigi Martini. Il giocatore toscano gioca sulla mediana ma quando si infortuna lo stopper Polentes, il Maestro gli assegna il ruolo di terzino. La Lazio si trasforma, sfiora lo scudetto nella primavera del 1973 e lo vince l’anno dopo contro il Foggia. Con Martini, ironia della sorte, infortunato con una clavicola rotta, che sente il boato dell’Olimpico per il gol decisivo di Chinaglia steso sul lettino degli spogliatoi.
POI TOCCO’ A MANFREDONIA
Avvicinandoci agli ultimi decenni, una storia simile a quella di Bernardini – tinteggiata dal colore azzurro Savoia – riguarda Lionello Manfredonia, acquistato all’inizio degli anni Settanta da Umberto Lenzini ad appena 14 anni. Manfredonia arriva a Tor di Quinto da numero dieci, vince lo scudetto con la Primavera allenata da Paolo Carosi, fa tutta la trafila fino alla prima squadra. E’ un mancino naturale, con un’ottima visione di gioco. Sta per trasferirsi alla Ternana in prestito quando lo stopper della prima squadra Dario Pighin si infortuna. L’intuizione del tecnico brasiliano Luis Vinicio sorprende tutti: Manfredonia viene reinventato come stopper. Nel giro di poco tempo non solo diventa titolare ma in meno di due anni entra a far parte dei convocati per i Mondiali di Argentina 1978. Un litigio con il ct Enzo Bearzot gli precluderà le porte della nazionale per sempre pur essendo il miglior interprete del ruolo in assoluto.
L’ULTIMO FU COUTO
Fa il percorso inverso lo stopper portoghese Fernando Couto, acquistato nel 1998 dal Barcellona. L’acquisto di Bobo Vieri, negli ultimi giorni di mercato comporta il sacrificio di Vladimir Jugovic. La Lazio di Eriksson, oltre a perdere un interprete eccellente a centrocampo si ritrova sguarnita anche a livello numerico. Anche perché il recupero dell’australiano Paul Okon dopo l’infortunio al ginocchio è molto più lento del previsto. Il tecnico svedese non si perde d’animo e piazza Fernando Couto nel cuore del centrocampo laziale. La mossa si rivela giusta perché a Birmingham la Lazio conquista la Coppa delle Coppe. Intuizioni e vittorie spesso vanno a braccetto, Simone Inzaghi se lo augura di cuore, e con lui tutti i tifosi biancocelesti.
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