Da quando Claudio Lotito è divenuto presidente della Lazio ha dovuto affrontare una maledizione: la Juventus. Anzi, l’ha ereditata. Dal 2013 su quattro finali (tra Coppa Italia e Supercoppa) ha sempre perso, incassando dieci reti e segnandone solo una. In campionato però la vittoria ai biancocelesti manca da ben 14 anni. Domani all’Olimpico il copione sarà tutto da scrivere, ma nonostante le incognite della «nuova» Signora, per il sor Claudio la sfida resta un tabù. Il presidente biancoceleste ha rilasciato una lunga intervista a Libero.
Presidente, una parentesi: lei che è un guru dei bilanci ci spiega come sia possibile che il Psg possa spendere 400 milioni per due giocatori? «Eh, si vede che ce li hanno (ride)».
Sì però certe regole sembra debbano rispettarle sono i club italiani: «Ma guardi, a livello europeo esistono delle normative Uefa uguali per tutti, a livello nazionale sono tutte diverse».
Ad esempio? «La nostra Serie A si è dotata di alcuni parametri funzionali alla massima trasparenza della competizione: l’indice di liquidità, l’indice di indebitamento, il costo del personale e il Fair Play Finanziario. Certo, quando poi dico che c’è bisogno di un processo di armonizzazione delle normative tra tutti i Paesi europei intendo proprio evitare certe disparità. Una cosa su tutte: i trattamenti fiscali».
Detto in soldoni? «Gli investimenti sono sempre bene accetti perché arricchiscono il sistema, l’importante è che avvengano nel rispetto e nell’uniformità delle regole».
Ma lei non pensa che vadano introdotti dei tetti di spesa o limiti al monte ingaggi? «La mia filosofia è che debba essere garantita la libertà di spesa dei privati in base alle loro disponibilità pur individuando un certo range. Altrimenti significherebbe ammettere che più denaro equivalga a più vittorie».
Be’ presidente, però il Real Madrid è il secondo club più ricco al mondo e ha vinto 6 trofei in 2 anni: «Ma questo fa parte della vita. Ci saranno sempre i poveri e i miliardari, ma il risultato è il frutto di un coacervo di componenti, tra cui anche gli investimenti, che permettono la buona riuscita di un progetto. All’interno di certi limiti tutti vanno messi nella condizione di esprimersi al meglio e di differenziarsi secondo le proprie filosofie e le proprie capacità di spesa. Poi che vinca il migliore».
Cambiando argomento, nella sfida di Supercoppa di domani non ci sarà il Var, da lei sempre sostenuto. Eppure non tutti lo guardano di buon occhio: «Sì, sono un convinto fautore. È uno strumento indispensabile per poter garantire maggiore serenità e oggettività alle decisioni dell’arbitro, senza sostituirne le competenze. Certo, poi nessuno pensa di aver trovato la panacea di tutti i mali».
Però è un bel passo avanti: «Dura lex sed lex. Strumenti del genere permettono di risolvere dei problemi e di garantire maggior merito nell’attribuzione dei risultati sportivi».
Lei di pronostici non ne fa mai specie al cospetto della Juve, che negli ultimi anni le ha negato parecchie gioie. Ma stavolta che sensazioni ha? «Non faccio previsioni, sono sicuro che se la squadra dovesse riuscire a rimanere determinata, unita e volitiva potrebbe fare una grande prestazione».
Cosa dirà ai suoi calciatori? «Poco o nulla. Il vero motivatore è il nostro tecnico. Io parlerò alla squadra prima della partita e mi aspetto solo di trovare il giusto livello di stress agonistico, quello sano però».
E la Juve? La vede indebolita rispetto al passato? «Non è mai indebolita. Ha una ferocia agonistica senza pari in Italia. Peraltro l’ho detto anche apertamente ad Agnelli».
Cosa? «Che hanno un’organizzazione bulgara. Sanno valorizzare gli uomini nella loro interezza e il fatto che abbiano perso qualche giocatore importante non vuol dire che non ne abbiano trovati di migliori».
Felipe Anderson sarà in campo? «Lo speriamo tutti. Gli stiamo mettendo a disposizione i migliori professionisti per consentirlo».
Keita e De Vrij rinnovano? «Presto chiariremo tutto, ho piena fiducia nel direttore Tare».
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