Fu un generale di ventidue anni figlio di un temporale. Così come un fulmine Sergej prima di sparare nemmeno ci pensa. Così parte una fucilata che nasconde la polvere biancoceleste sotto il tappeto del Bentegodi. Milinkovic sempre più beniamino dei tifosi della Lazio.
DAL NO A FIRENZE ALLA CONSACRAZIONE A FORMELLO
Non sono passati neanche due anni da quando rifiutò Firenze per Roma. Da allora diciassette volte il suo nome è finito sul tabellino dei marcatori tra campionato e Coppa Italia. Gol che hanno portato 16 vittorie e un passaggio del turno. Nel 2015 venne pagato 5,2 milioni al Genk più le commissioni (intorno ai 3 milioni) al procuratore Kezman. Fondamentale proprio per la mancata firma di Sergej con i viola e per il rinnovo sino al 2022. Promesse mantenute alla Lazio, e adesso ne ha fatta un’altra: «Sarà lo Yaya Touré biancoceleste». Ormai non solo il fisico è quello, 192 centimetri di esplosività. Più di Pogba, per intenderci, al quale tutti lo stanno già paragonando. La stessa Juve voleva portarlo a Torino con un’offerta da quasi 50 milioni. Lotito esagera: «Ne ho rifiutati 70». Poco importa perché Milinkovic oggi vale più di una mano santa. Anzi, come riporta Il Messaggero, i suoi piedi sono un talismano. Quando segna la Lazio vince sempre e Inzaghi esplode come un vulcano. Ma Sergej è fondamentale anche per le sue altre giocate: top player nei passaggi (51 su 65), nei tocchi (84) e nei duelli aerei (3).
MILINKOVIC UNO E TRINO
Irriverente e fastidioso questo Milinkovic. Come quando si immortalò all’ombra del Colosseo sotto il ponte dove la Nord aveva appeso i manichini dopo i derby vinti. Una pistola e la faccina del diavolo per consacrasi anche sui social come nuovo idolo. Ma la sua sfrontatezza è linfa soprattutto in campo, è l’ingrediente del veleno biancoceleste. Ringhio da mezzala, tocco da fantasista e profondità da centravanti. Sergej è uno e trino per chiunque si trovi ai suoi fianchi. Come il suo cuore, diviso fra Lazio, Spagna e Serbia, tra carbonara, sangria e rakija. Quasi un personaggio mitologico, ma il suo sogno, un giorno, è essere solo galactico. Non a caso ha scelto la maglia numero 21, in Italia esclusiva dell’idolo Zidane. Lo ammette pure lui: «Da piccolo impazzivo per Raul, oggi è invece Ibrahimovic il mio calciatore preferito. Così come chi lo allena. Mourinho è il miglior allenatore al mondo».
LA PROMESSA
Oggi il segreto della sua consacrazione è Inzaghi. L’anno scorso era già passato al 3-5-2 per fargli posto in campo. Si son trovati quasi come amici e l’uno per l’ altro sono un tesoro. Con Simoncino in panchina otto gol e otto vittorie: sette, più il centro nella finale dell’ultima Coppa Italia persa. Si è rifatto in Supercoppa, Milinkovic, ma non gli basta: «Non andrò via finché non avrò vinto qualcosa d’ importante qui». Magari potrebbe trionfare anche nel cuore di qualche bella italiana dopo la separazione dalla fidanzata Andrea Travica. Intanto però vorrebbe prendersi la Nazionale serba. Se la merita tutta ma il ct Muslin continua a ignorarlo, si dice a causa di antichi dissapori con il suo manager. Così Sergej ieri è tornato in patria con il fratello Vanja solo per vacanza sino al prossimo colpo di meravigliosa arroganza.
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