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Papà Inzaghi racconta suo figlio Simone calciatore e allenatore

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Per parlare del tecnico della LazioSimone Inzaghi, ai microfoni di Radiosei è intervenuto il papà Giancarlo. Il genitore dell’allenatore biancoceleste si è lasciato andare tra curiosità e aneddoti sul suo ‘Mone’.

SULLA FAMIGLIA

“Una delle cose che più mi rende orgoglioso è che la famiglia Inzaghi è unita e cresciuta nella provincia emiliana. La soddisfazione più grande è avere due figli per bene che possono insegnare ai giovani come ci si deve omportare. Spesso ci ritroviamo per scambiarci opinioni. Inoltre nonostante gli impegni di Pippo e Simone ci sentiamo tre volte al giorno con ognuno dei due. Io ero milanista e lo sono stato fino a due anni fa (ride, ndr), loro invece tifavano per il Piacenza. L’emozione più grande? Il loro primo scontro come allenatori”.

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SIMONE CALCIATORE

“La prima telefonata che Simone fa dopo la partita è per me. Solo dopo va a fare l’intervista. Quando Lotito lo ha chiamato dopo la vicenda Bielsa eravamo a Milano Marittima a giocare a carte. A un certo punto mi ha detto che doveva andare a Roma perché il presidente lo aveva chiamato per allenare la Lazio. La notte del poker al Marsiglia con il rigore sbagliato la ricordo bene. Anche se sono ancora arrabbiato per il penalty. Cinque gol sarebbero stati quasi irraggiungibili. Filippo invece ha giocato il duello con Raul per il goleador più prolifico della Champions. La notte di Montecarlo, quando ci fu lo scontro con Stam sono partito dalla tribuna inveendo verso Stam, ma Simone mi dtsse di guardare il collo dell’olandese prima di parlare. L’anno prima invece sono stato in ambulanza con Pippo con ventiquattro punti in bocca. Da Montecarlo non passo neanche più con la macchina. Nel 2000 stavo per vincere lo Scudetto con Pippo alla Juventus e poi Simone gliel’ha scippato alla fine: ero contento tanto rimaneva sempre in famiglia. Mi ha fatto piacere per Simone che aveva vinto meno- Poi vedere quelle forti esultanze è stato bellissimo”.

ALLA LAZIO DA SEMPRE

“Del debutto in A di Simone ricordo che i tifosi piacentini invocavano Rizzitelli al suo posto. Poi lui entrò in campo e segnò proprio contro la Lazio il suo primo gol anticipando Fernando Couto. Il portoghese poi è diventato un suo grande amico. Ogni volta che Simone ha avuto bisogno di aiuto lui era sempre il primo. Nel 1999 Simone aveva altre offerte, ma la Lazio era la Lazio. E’ stato Mancini a richiederlo espressamente alla proprietà e a Roma sarebbe venuto anche a piedi. Ancora oggi si sentono una volta al mese per parlare di calcio, hanno un ottimo rapporto. Una delle poche volte che sono venuto all’Olimpico c’è stato una discussione tra loro. Fu quando Simone mostrò la maglia al mister dopo essere stato fuori per 3-4 volte consecutive”.

SIMONE ALLENATORE

“A livello caratteriale Simone è sempre sorridente, ma ha degli attributi da paura. Nello spogliatoio volano delle strigliate fortissime, ma ha un gruppo di ragazzi eccezionali. La Lazio di Auronzo con Immobile unica punta mi ricorda molto, con le debite proporzioni, la Lazio dello Scudetto con Simone. L’anno scorso contro c’erano le corazzate, quest’anno le portaerei. Non si possono spendere più di 200 milioni per fare la squadra anche se preferisco non parlare di queste cose. Alla Lazio comunque c’è chi il mercato sa farlo e sa farlo bene. A volte la gente fa qualche critica, ma lasciamoli lavorare in pace e ci toglieremo molte soddisfazioni. L’anno scorso la Lazio ha disputato partite incredibili, il derby ad esempio. Per quella sfida avevo fatto un voto e mi è stato molto caro, con un’offerta a qualcosa di cui sono devoto. L’immagine in cui Simone corre dietro a Immobile è bellissima: lo guardavo e non capivo cosa stesse facendo”.

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