Claudio Lotito nel pomeriggio è stato ascoltato dall’Antimafia. Il presidente della Lazio è tornato a denunciare atti illegali all’interno di stadio. Questo quanto riportato da Tuttosport.com.
SULL’AMBIENTE NELLO STADIO
“Mai sceso a patti: tra il consenso e la legalità ho sempre scelto la legalità. Credo che sia la scelta migliore e tutti possono seguirla. Certo, a tutt’oggi ricevo al telefono minacce. Quando sono arrivato ho passato brutti momenti. Come ad esempio camion di sterco davanti casa, intimidazioni e minacce. Il tutto ha avuto conseguenze giudiziarie, sono abituato ad attraversare queste situazioni con serenità. Pensavano che mi ammorbidissi, ma in Tribunale ho sempre raccontato le cose come stanno. Ora la tifoseria di comporta correttamente. Quando sono arrivato mi fu detto di incontrare la tifoseria. Rimasi perplesso ma si presentarono tre soggetti: uno si presentò come Diabolik, e risposi di essere l’ispettore Ginko. Mi ha fatto capire come funzionava, dai biglietti omaggio alle trasferte pagate, alle coreografie. Io non collaborai così iniziarono i problemi, a partire dallo sterco di cavallo, affissioni, minacce”.
IL MURO
“Oggi invece chi sbaglia sa che troverà un muro, se scendi a compromessi è finita. Criminalità negli stadi? Il problema non è il biglietto, il problema è l’elemento criminale. Spaccio di stupefacenti, merchandising falso, reclutamento di persone per fare estorsioni e recupero crediti e c’è anche la prostituzione. I capi tifosi che possono avere quel tipo di attività spesso possono fare parte di un sistema molto più ampio come ‘ndrangheta e camorra che utilizzano questo tipo di strumento. All’inizio questo fenomeno è stato sottovalutato dalle forze dell’ordine e anche dagli stessi magistrati, sono stati etichettati come reati da stadio ma non era così. Loro erano strumento in mano ad alcune persone, questo meccanismo funziona perché c’è un coacervo di interessi. La stampa è partecipe di certi interessi. Interesse di qualcuno è istigare la tifoseria verso la mia presidenza. Quando sono arrivato il merchandising era in mano ai tifosi, io l’ho messo nei negozi, ho creato una radio e una tv che hanno contribuito a cambiare la situazione. Loro erano strumento in mano ad alcune persone, questo meccanismo funziona perché c’è un coacervo di interessi, compresa la comunicazione. Quando sono arrivato, ho messo un allenatore pagato 50mila euro mentre in altre squadre pigliavano miliardi”.