Dire che non si amano è il minimo. Lazio e Juve semplicemente si detestano. Anzi a detestarsi sono il presidente della Lotito, quello juventino Agnelli e Marotta. Nemici da anni su tutti i fronti, ora più di prima. Per questo motivo la questione Keita è difficilissima da risolvere. L’attaccante senegalese vuole diventare bianconero a tutti i costi mentre invece è stato ceduto al Milan con Biglia. Le parti interessate dovrebbero sedersi a un tavolo e cercare una soluzione economica che accontenti tutti, o almeno non scontenti nessuno. Ma sarebbe impossibile, quel tavolo diventerebbe cenere in poco tempo.
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a tensione fra Lotito e la Juve arriva dal passato. Tre anni fa però lo scontro ha superato i massimi livelli. Anche per via di una battuta infelice del presidente della Lazio su Marotta. In questi mesi il conflitto si è allargato. La Juve in Federcalcio ha sostenuto Tavecchio, un’arma preziosissima nella corsa alla rielezione, a patto però che il presidente mollasse il suo (ex) sostenitore-protettore Lotito. In Lega i bianconeri guidano il partito delle grandi mentre il numero uno biancoceleste è il leader delle medio-piccole. La Juve, insomma, ha dichiarato guerra a Lotito, che ne ha sofferto tantissimo vista la caparbietà con cui sta cercando di recuperare un posto all’interno del consiglio federale. L’ultimo capitolo, fatto di ripicche e vendette, è l’accordo tra Juve e Keita. Con tanto di offerta al ribasso dei bianconeri o la minaccia di aspettare un anno per prenderlo a zero.
La reazione di Lotito si annuncia altrettanto dura. Un giorno ipotizza di denunciare la Juventus e il manager di Keita perché la trattativa sarebbe stata condotta in tempi non consentiti. Un altro pensa di spedire il giocatore per un anno in tribuna come fatto con Pandev nel 2009. L’ex biancoceleste però a fine dicembre si svincolò a zero per decisione del collegio arbitrale. A gennaio firmò per l’Inter e a maggio conquistò il triplete in nerazzurro. Esiste una strada per sanare questi insanabili contrasti? Come dice il Corriere della Sera probabilmente no. Ma forse un modo c’è: far sedere al tavolo Igli Tare e Fabio Paratici, i due direttori sportivi. Loro, almeno, non si detestano.