San Nicolò, un paesino di seimila anime a pochi chilometri da Piacenza. Qui Simone è un idolo. Così come Pippo. Tra loro c’è qualcosa di speciale, unico e straordinario. Un rapporto tra fratelli di successo, autentico e ricco di stima reciproca. Ne ha parlato spesso papà Giancarlo, l’uomo che li ha condotti fino al traguardo: «Allenare la Lazio è sempre stato il sogno di Simone. Insieme a Filippo sono due maniaci di calcio, se chiedete ad entrambi chi è il centravanti della Civitanovese, loro lo sanno. Hanno gli stessi interessi, vedono e osservano tutto». Inzaghino però è diventato grande, da calciatore forse aveva sofferto la condanna di un paragone scomodo, a volte esagerato. Da allenatore invece ha ribaltato la storia. Al suo esordio Simone si è preso la serie A e la finale di Coppa Italia. Filippo, dopo l’avventura al Milan, ha conquistato la promozione in B con il Venezia. È il loro anno. L’ex bomber del Milan ai microfoni de Il Tempo ha raccontato e descritto il fratello.
Se lo aspettava così bravo? «Io assolutamente sì, non avevo dubbi, conoscevo benissimo il suo percorso professionale. Oggi è facile dire che Simone Inzaghi è tra i migliori allenatori italiani, soltanto gli osservatori distratti non se ne erano accorti».
Era preoccupato all’inizio del suo percorso con la Lazio? «Per un allenatore giovane non è mai semplice, soprattutto in piazze così importanti, se sbagli qualcosa ti massacrano. Lui prese il posto di Pioli dopo un 4-0 in un derby, il momento era delicato tra la contestazione e il ritiro a Norcia. Eppure è stato bravo a portare ordine e a far ripartire la squadra nelle ultime 7 giornate di campionato».
Poi la conferma dopo il rifiuto di Marcelo Bielsa: «Sì, anche se mentre eravamo in vacanza a Formentera gli arrivavano almeno tre proposte al giorno, che lui però rifiutava puntualmente. Io non capivo, ma in realtà Simone credeva fortemente alla possibilità di guidare la Lazio fin dall’inizio. Altrimenti sarebbe andato a Salerno».
Stagione da incorniciare? «Senza dubbio, il cammino della Lazio è un capolavoro. Nel giro di 60 giorni hanno battuto tre volte la Roma. I giallorossi sono stati costruiti per vincere lo scudetto, hanno una rosa superiore. Senza dimenticare la finale di Coppa Italia, auguro a mio fratello un altro miracolo contro la Juventus. Magari hanno la possibilità di vincere la Champions League e gli lasciano il trofeo».
Lei sarà all’Olimpico? «Probabilmente si giocherà il 17, dovrò inventarmi qualcosa, ma è complicato. Mi sarebbe piaciuto godermi la preparazione al match con più calma e restare vicino a Simone. Vedremo, manca ancora qualche giorno. Con il Venezia c’è la finale di Supercoppa».
Il prossimo anno sarà quello della consacrazione? «Mio fratello non ha bisogno di consigli, è abbastanza intelligente e preparato. È consapevole che le fortune di un allenatore dipendono dai giocatori e dalla rosa che hai a disposizione. La Lazio con qualche ritocco può diventare veramente una squadra di livello. Dalla prossima stagione magari potrà lottare anche per la Champions».