Annata piú che positiva quella vissuta in casa Inzaghi: da una parte Pippo, che con il Venezia ha conquistato la qualificazione in Serie B e vinto la Coppa Italia di categoria. Dall’altra Simone, che con la Lazio ha centrato la qualificazione in Europa League e disputato la finale di Coppa Italia. Dopo il campo, dunque, i due fratelli si sono presi la scena anche in panchina. Un aspetto su cui papà Giancarlo non nutriva alcun dubbio.
Queste le sue parole ai microfoni del Guerin Sportivo: “Ho capito che potevano diventare allenatori nel momento stesso in cui hanno cominciato a farlo. Sono competenti, seri, sanno di calcio. Filippo è un computer, sa tutto sui suoi giocatori, pensa solo al calcio. A Venezia ha cercato di imporre una mentalità. Pensi che alcuni mesi fa non ha neanche controllato l’accredito dello stipendio a forza di stare tante ore sul campo ad allenare”.
Poi su Simone: “Anche per Mone (lo chiama così, ndr) è stata fondamentale l’esperienza in Primavera. Con i suoi giocatori usa bastone e carota. Pensi che una volta ha lasciato fuori un giocatore dopo 10 partite di fila. Voleva farlo entrare nella ripresa ma quest’ultimo si rifiutò perché aveva male a un ginocchio. Così Simone a fine partita lo attaccò al muro dicendogli che il rispetto per gli altri era fondamentale. Ancora ride oggi quando me lo racconta, visto che questo giocatore era alto quasi due metri. Eppure ha avuto ragione lui, visto che più avanti il giocatore si è scusato tornando utile alla squadra. Simone può sembrare buono ma ha due palle così. La sua fortuna è anche la famiglia, con Gaia e i due figli: con loro si ricarica”.
Insomma, due figli di cui essere orgogliosi come genitori: “Si sentono in continuazione Simone e Filippo, entrambi preparano le partite studiando ogni mossa, ogni dettaglio. Il mio orgoglio non è avere avuto due grandi calciatori e nemmeno quello di sapere che si stanno costruendo una bella carriera da allenatori. Io e mia moglie Marina siamo fieri di avere due figli così, per come sono e per l’esempio che danno”.
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