È arrivato ieri il verdetto della Corte di Cassazione per Francesco Schettino.
Il terzo ed ultimo grado di giudizio ha confermato la condanna per il comandante della Costa Concordia a 16 anni di carcere. Schettino ha atteso il verdetto davanti al carcere di Rebibbia, pronto a costituirsi. «Busso in carcere per costituirmi, perché credo nella giustizia».
«Schettino voleva evitare la mortificazione di vedersi con le manette ai polsi» ha spiegato il suo avvocato, Saverio Senese. «E quindi ha scelto di costituirsi spontaneamente. Anche per evitare l’ennesima gogna mediatica. Eravamo in contatto telefonico – ha aggiunto – io dal tribunale e lui dal carcere. Subito dopo la sentenza si è presentato in portineria».
Senese ha poi annunciato le prossime mosse della sua difesa: «Aspettiamo le motivazioni della Cassazione, ma ritengo che nel processo a Schettino ci siano state una serie di violazioni dei diritti di difesa. Faremo ricorso alla Corte Europea di Strasburgo».
C
ome ormai noto, la Costa Concordia si schiantó contro gli scogli dell’Isola del Giglio la sera del 13 dicembre 2012. Ciò a seguito di una manovra di avvicinamento (il cosiddetto “inchino”) messa in atto da Schettino. A bordo della nave, al momento dell’impatto, c’erano oltre 4000 persone, tra passeggeri e membri dell’equipaggio. Di esse, 32 persero la vita. 193 i feriti.
Nella sua requisitoria il sostituto procuratore della Suprema Corte Francesco Salzano aveva chiesto che venisse confermata la condanna di Schettino. Inoltre che il tutto fosse rinviato alla Corte di Appello di Firenze per inasprire la pena. Questo per accogliere il ricorso del Pg di Firenze che aveva chiesto una condanna a 27 anni. «È stato un naufragio di tali immani proporzioni e connotato da gravissime negligenze e macroscopiche infrazioni delle procedure» che non è possibile concedere le attenuanti all’uomo che deliberatamente «non inviò il segnale di falla all’equipaggio per far scattare l’ammaina scialuppa e mettere subito in salvo i passeggeri», aveva sottolineato il Pg. Ma la Cassazione non è stata dello stesso parere. Ha ritenuto 16 anni una pena sufficiente.
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